Comunicati Spirito Veneto

Il veneto può contribuire a trovare una soluzione pacifica e duratura alla crisi balcanica?

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analisi di Luigi Faccia sulla situazione balcanica.

 

In questo frangente, dopo i tragici fatti della primavera scorsa (1999), una simile domanda può sembrare velleitaria o provocatoria. Come Veneto Serenissimo Governo invece pensiamo di poter dare una risposta, visto i fallimentari risultati ottenuti dalle 19 potenze impegnate in questa guerra. Immediatamente dopo la decisone della NATO di colpire la R.F.J., il Veneto Serenissimo Governo prese subito chiara e netta posizione contro questo assurdo verdetto, per tutta una serie di ragioni e motivazioni.
I bombardamenti avrebbero incancrenito ancor di più una situazione

difficilissima da gestire per le implicazioni storico-politiche, culturali, religiose, etniche, economiche che si dibattono da secoli in queste contrade; a questo aggiungiamo la tormentata situazione della Bosnia, i precari equilibri in Macedonia e la crisi Croata. Tutte queste ragioni non furono neanche prese in considerazione dalla coalizione oggi al potere di qua e al di là dell’Atlantico, costituita da ex pacifisti, ex renitenti alla leva, ex ultrà anti NATO, di ex contestatori. Tutti uniti a narcotizzare le proprie pubbliche opinioni e ad imporre la loro verità e il loro credo central-mondialista. Quale interesse reale poteva far scatenare una simile decisione, dietro la cortina fumogena dell’intervento umanitario, e del diritto all’autodeterminazione. A questo proposito, forse il Veneto e altri popoli hanno meno diritti? Il Governo Jugoslavo, sotto la pressione internazionale, aveva già ceduto alle sacrosante rivendicazioni di autogoverno della popolazione albanese. Sappiamo invece come è andata a finire! Morti e feriti da ambo le parti; la Rep. Fed. Jugoslava ridotta ad un ammasso di macerie, la popolazione ridotta alla fame, con il rischio concreto di un ulteriore spaccatura etnica nella stessa R.F.J. per la presenza di varie minoranze al suo interno. La sua economia cancellata, il fiume Danubio, importantissima arteria economica per l’intera Europa, bloccato, dando così un ulteriore colpo alle già fragili economie dei paesi danubiani, l’inquinamento a causa dei bombardamenti ha raggiunto livelli altissimi, come hanno riferito organismi internazionali, i cui effetti malefici si faranno sentire per anni sulle popolazioni, animali e piante. Le violenze e gli odi che dovevano finire sono aumentati e adesso a farne le spese sono serbi, zingari, e albanesi supposti collaborazionisti. Tutto questo è sotto gli occhi di una forza di pace, e beffa finale, il nemico n. 1 di questa coalizione, il cosiddetto “mostro dei Balcani” è ancora al potere, nonostante le previsioni italiane che lo davano caduto nel giro di un paio di settimane. Nel frattempo l’opposizione Serba non riesce a trovare l’unità e un leader credibile. La NATO da questa tragica avventura ne è uscita male sul piano strettamente militare, ma soprattutto sul piano etico. Troppe bugie e mancanza di sensibilità, come quando non ha voluto sospendere le azioni belliche durante la Pasqua, nonostante l’appello del Papa e del Patriarca ortodosso. Aggiungiamo che è ora sotto indagine dal criminale internazionale per presunti crimini. Una triste pagina per un’organizzazione che aveva pur sempre contribuito a garantire la pace in Europa per 50 anni. Per finire questo fosco quadro, i problemi di diritto internazionale per quanto riguarda lo status del Kosovo, tutt’altro che risolti. E ancora, chi pagherà le spese per la ricostruzione e con quali risultati? Visto che l’Italia è presente in Albania a gestire la sua ricostruzione dalla caduta del comunismo, con molte meno risorse avrebbe potuto, usando onestà e civiltà, fare imboccare a questo paese la strada dello sviluppo economico, civile e morale, grazie anche alla gestione italiana dell’ennesimo scandalo e le solite implicazioni con organizzazioni criminali. Le continue scorribande dei mercanti di carne umana dimostrano ulteriormente la totale colpevole incapacità delle autorità italiane a gestire questa situazione.

Il nostro Veneto quale ruolo può avere in questo momento in questa nuova realtà geopolitica? Il Veneto odierno è un gigante economico ma un fantasma politico. La sua attuale classe politica, sia di governo che di opposizione è pura espressione del governo centralista: essa si è prontamente adeguata alle decisioni romane, anche se queste esponevano la loro terra a gravi rischi, come poi si è visto. Essa andava contro gli interessi Veneti, confermando ancora una volta il totale scollamento tra il popolo e la classe dirigente, che non ha alcun ruolo se non quello di esecutore di ordini. Al contrario, se il Veneto come sta da tempo facendo il Veneto Serenissimo Governo con grandi sacrifici, riuscirà ad avere la sua dignità di nazione storica d’Europa, potrà svolgere un ruolo attivo in favore della pace e della giustizia e ridare a Venezia il ruolo di grande mediatrice, questo sarebbe da tutti accettato, visto i legami plurisecolari di faconda e fattiva collaborazione con tutti i popoli del sud-est europeo, oltre al rispetto che le dimostrerebbero i suoi ex nemici. Per questo è bene non dimenticare che la storia, la cultura, le tradizioni dell’area sono state ricostruite grazie ai rapporti diplomatici scritti dagli ambasciatori del Veneto Serenissimo Governo di allora. Una terra Veneta Marciana, conscia della sua straordinaria ricchezza storica, può diventare elemento di pace e stabilità per tutto il sud-est europeo; i primi incontri avuti dal nostro Veneto Serenissimo Governo confermano tutto questo.

Luigi Massimo Faccia
Presidente del Veneto Serenissimo Governo