Comunicati Spirito Veneto

Imperial-Globalismo nemico del Veneto e produttore di nuovi schiavi

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Analisi sul degrado economico portato dal capitalismo nel Veneto.


 

L’imperial-globalismo e l’immigrazione extracomunitaria non stanno diventando un problema ma lo sono già, e grave; che ci sia la necessità di porvi urgentemente rimedio deve essere per tutti noi una certezza assoluta. D’altra parte, è evidente che questo regime centralista e coloniale non vuole risolvere questi come altri problemi: è contro la sua stessa natura demolire l’impianto su cui regge il proprio potere oppressivo.
Entrando nello specifico, vediamo che il problema degli extracomunitari presenta aspetti funzionali al sistema di controllo e di sfruttamento delle risorse umane e territoriali della nostra Veneta Patria.  Se questa necessità di manodopera è reale, essa la si può soddisfare creando le condizioni per favorire il rientro dei Veneti della diaspora (9.000.000 di persone), dando loro una casa dignitosa e adeguata, pagando il viaggio di rientro per tutto il nucleo famigliare, contributi, coperture sociali e quanto altro necessiti, per porli sullo stesso piano degli altri cittadini Veneti. Non crediamo ci siano dubbi che con i 9.000.000 di Veneti della diaspora non si possano coprire le attuali e future necessità dell’economia Veneta. Ciò porterebbe tra l’altro a liberare posti di lavoro per le popolazioni autoctone nei paesi dove oggi risiedono i nostri emigranti meno fortunati.
La confindustria, che si dimostra molto "generosa" con gli extracomunitari chiedendo a gran voce che si costruiscano per loro alloggi (ovviamente con i soldi nostri), è viceversa intransigente quando si tratta di tirare fuori qualche spicciolo per lavoratori autoctoni. Non bisogna mai dimenticare che anche nella penisola italiana esistono molti Veneti, emigrati a suo tempo in altre "regioni", pronti a rientrare se ce ne fossero le condizioni. Ma se per un istante volessimo prendere per vero quanto affermato dalla confindustria, perché non trasferire una quota di produzione priva della necessaria forza lavoro nei paesi del terzo mondo? Tutto questo eviterebbe il depauperamento delle forza lavoro locale e creerebbe i presupposti per un riscatto di questi popoli sfruttati. Altra obbiezione della confindustria è quella che gli extracomunitari fanno lavori che i "bianchi" non vogliono più fare, e qui la confindustria e i suoi servi sciocchi gettano definitivamente la maschera: non si vogliono lavoratori con la dignità di un essere umano, bensì degli schiavi da usare e gettare, facendo cadere i costi economici e sociali sulla collettività.
Qualcuno è in grado di dirci se tale logica è molto diversa da quella degli schiavisti che facevano lavorare i "negri" nelle piantagioni di cotone, di caucciù, ecc.?
Tutti i primati, il lavoro, e la ricchezza prodotta dal Veneto dove sono finite? Alla nostra terra rimangono i debiti dell’Italia per 2.500.000 miliardi, le pensioni a rischio, il nostro territorio devastato oltre ogni limite, la disgregazione sociale del nostro popolo, e la vita sempre più dura per le classi meno abbienti.
Ha senso nel 2001 chiedere braccia non qualificate, farle venire dai luoghi più poveri e lontani del pianeta. Per tenere in piedi attività economiche obsolete, e incompatibili con la Nostra Società. Perché in tutti questi anni non si è dato vita a una seria ricerca per sviluppare nuove idee, tecnologie, e sistemi di lavoro innovativi come la Nostra Storia Veneta ci insegna e il Veneto Serenissimo Governo ha da sempre auspicato. Invece si è voluto scimmiottare sistemi economici e di lavoro che non ci appartengono culturalmente, e il nostro deficit brevettuale conferma impietosamente tutto questo.
Quello che si deve fare, per noi Veneti, è una battaglia contro lo schiavismo montante della confindustria e dei suoi lacchè sindacali, parassiti dei lavoratori e servi del imperialismo central colonialista e del potere economico.
La Chiesa, di fronte a ciò, non può essere insensibile, ma deve intervenire facendo una scelta antischiavista e di libertà.
I lavoratori devono prendere coscienza che attraverso questa linea della confindustria e del sindacato essi subiscono e subiranno continui ed ulteriori ricatti, sia sul piano economico, sia sul piano sociale.
Il volontariato, i movimenti e le organizzazioni giovanili e quant’altro rappresenta il cosiddetto disagio sociale e antagonista al sistema, devono rapidamente rendersi conto che la loro generosità è usata strumentalmente dai nuovi schiavisti, e hanno il dovere morale e sociale di esserne conseguenti, pena la corresponsabilità.
Bisogna costruire un ampio fronte di tutta la società civile veneta per raggiungere in primo luogo la Nostra Indipendenza totale, nel quadro di nuovi rapporti interni basati sugli insegnamenti della nostra storia, in un sistema di nuova collaborazione tra il libero Stato Veneto e tutti gli altri Paesi senza nessun tipo di nuovo o vecchio schiavismo frutto dell’imperante ideologia imperial-globalista.

Veneto Serenissimo Governo