Chiesa Veneta Comunicati

La Chiesa trevigiana nel 1800: periodo napoleonico.

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La maggior parte del clero e del popolo non era soddisfatta dell’amministrazione francese, anzi si era sentita offesa e danneggiata sotto l’aspetto religioso.

 

Il 6 novembre 1805 i francesi rioccupano Treviso; la città è unita al costituito regno italico, governato dai francesi stessi (1805-1813).
La diocesi contava 10480 abitanti in città e 181336 nel resto del territorio.
Il ministero del culto istituito da Napoleone decise una riorganizzazione del territorio diocesano in modo da farlo coincidere con i confini civili (la provincia nasce adesso); inoltre venne nominato un delegato con lo scopo di vigilare sull’amministrazione di chiese ed altre istituzioni ecclesiastiche (confraternite, corporazioni). L’atteggiamento complessivo fu ostile alla Chiesa: vennero soppressi molti conventi e monasteri, le opere d’arte vendute e gli edifici trasformati in scuole, caserme ed ospedali. Venne concessa una pensione a frati e suore allontanati.
Un importante cambiamento fu l’istituzione, il 15/09/1807, della fabbriceria (consilium fabricae): un organismo composto da tre a cinque membri, scelti tra le persone più in vista nel paese, con lo scopo di amministrare i beni della parrocchia.
Fu introdotto, come in Francia, il codice civile (istituti del matrimonio civile e del divorzio) e fu imposto un nuovo catechismo (Catechismo ad uso di tutte le chiese del regno d’Italia); decisioni contrastanti con la fede ecclesiale.
Ad esempio nel commento al IV comandamento ("Onora il padre e la madre") si ricordava il dovere di sottomissione allo stato e all’imperatore.
In questo periodo il vescovo è Bernardino Marin, eletto nel 1788. Cercò di accettare la nuova situazione e di garantire un minimo di tranquillità alla Chiesa: nel 1811 fu uno dei primi vescovi italiani a sottoscrivere la fedeltà e la devozione all’imperatore (!).
I suoi preti vedevano le cose molto diversamente:
"Maledetto Bonaparte ello e le so scarpe, maledetto ello e li so scarpini e tutti li giaccopini".
La maggior parte del clero e del popolo non era soddisfatta dell’amministrazione francese, anzi si era sentita offesa e danneggiata sotto l’aspetto religioso.
Scrive l’Agostini: "Napoleone con i suoi interventi distruttivi e costruttivi modifica in maniera irreversibile la struttura della Chiesa. Il parroco viene inquadrato, sia pur con larghi margini di autonomia, nella pubblica amministrazione, con compiti insieme civili e spirituali."

 

Andrea Bonesso
Il nome dello storico è revisionista