Comunicati Ufficio Affari Esteri

Darfur: una decisione che non sorprende

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…Visibilmente compiaciuto, el Beshir ha ripetuto che l’invio di truppe ONU avrebbe significato la "ricolonizzazione del Sudan" e la sua trasformazione in "un nuovo Medio Oriente" da parte di USA e Gran Bretagna. L’uso di queste espressioni conferma che ci si trova davanti ad un capo di stato fortemente sospettato di intrattenere legami con il terrorismo internazionale…

 

 

Nelle scorse settimane, in margine ai lavori dell’assemblea generale dell’ONU, il presidente sudanese Omar Hassan el Beshir ha chiesto ed ottenuto, grazie alla mediazione della Lega araba, la proroga di tre mesi , fino al 31/12/06, del mandato delle truppe dell’Unione africana incaricate di vigilare sulla tregua nella regione del Darfur. La stessa UA ha deciso un rafforzamento della propria presenza consistente nell’invio di ulteriori 1200 soldati. Il finanziamento dell’intera operazione sembra garantito dall’impegno dei paesi della Lega araba, con il Qatar in testa. Questo stato conferma in pieno la tipica inaffidabilità araba; infatti era uno dei tre paesi che si era astenuto, in sede ONU, sulla votazione della risoluzione per l’invio dei caschi blu.

Visibilmente compiaciuto, el Beshir ha ripetuto che l’invio di truppe ONU avrebbe significato la "ricolonizzazione del Sudan" e la sua trasformazione in "un nuovo Medio Oriente" da parte di USA e Gran Bretagna. L’uso di queste espressioni conferma che ci si trova davanti ad un capo di stato fortemente sospettato di intrattenere legami con il terrorismo internazionale. Non stupisce che gli USA considerino il Sudan come campo di addestramento di Al Qaeda e soci. Non contento, el Beshir ha anche bollato come false le cifre di circa 200.000 vittime in tre anni di continue aggressioni, con tentativo di islamizzazione forzata, alle popolazioni autoctone; ha ricordato ai distratti occidentali colonizzatori che il numero esatto, da entrambe le parti, non supera le 10.000.

Il governo del Sudan, per chiudere in bellezza, ha imposto severe ed ingiustificate misure di restrizione negli spostamenti ai diplomatici USA, che potranno spostarsi nella prigione costituita dalla porzione di territorio di 25 km di raggio rispetto al palazzo della presidenza sudanese, nella capitale Khartoum. Un bel progresso in tema di libertà che, casualmente, colpisce soltanto gli americani.

Da questa vicenda esce male anche l’ONU: con quale autorità continua a chiedere ad altri stati il rispetto delle proprie risoluzioni e, nel frattempo, getta clamorosamente la spugna davanti ai proclami assurdi ed alle decisioni destabilizzanti del Sudan ?

Venezia, 12 ottobre ‘06

Andrea Bonesso