Comunicati Rassegna Stampa

IN ANTEPRIMA IL LIBRO "LA STORIA DEL SERENISSIMO GOVERNO"

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«In piazza San Marco per liberare il Veneto»
Un’avventura iniziata 20 anni fa, tra ideali di autonomia e arditi progetti per trasformarli in realtà

costo del libro 5€ (più spese postali), ordini a pepiva@libero.it

 
 articolo pubblicato sul quotidiano "La Padania" l’11 gennaio 2007
paolo parenti


La mattina del 9 maggio 1997, il Tanko Marcantonio Bragadin 007 apparve “padrone”, anche solo per qualche ora, di Piazza San Marco a Venezia.
In tutto il mondo si sparse la notizia del “commando” veneto sbarcato nel cuoredella Laguna con un mezzo blindato per issare la bandiera del Leone sul Campanile. A dir poco impaurito, lo stato italiano fece intervenire addirittura i gruppi di intervento speciale dei carabinieri che in breve arrestarono tutti gli otto componenti del gruppo. Con quell’azione il Veneto Serenissimo Governo si conquistò un posto nella storia. Quegli uomini trovarono un posto nelle galere italiane ma insieme contribuirono a rinnovare l’orgoglio di un intero popolo. Qualcuno può continuare a pensare che sia un gruppo di pazzi scatenati, altri li ammirano come Patrioti. Di certo prima di dare l’assalto a Piazza San Marco si prepararono per anni, dando vita al “Veneto Serenissimo Governo” già il 25 gennaio 1987.
A vent’anni di distanza da quella data gli attuali componenti del Veneto Serenissimo Governo (ora guidato da Luigi Faccia e composto da Luca Peroni, Andrea Viviani, Valerio e Demetrio Serraglia e Andrea Paro) hanno voluto ricordare la storia del gruppo con un libro, del quale in questa pagina pubblichiamo in anteprima assoluta ampi brani.
«…Diverse persone si avvicinarono al Veneto Serenissimo Governo, alcuni venivano solamente perché attratti dalle informazioni storicoculturali, altri invece nutrirono vero interesse per le finalità politiche e col tempo maturarono sufficiente esperienza per collaborare con il Governo. Agli inizi del 1992 si avvicinò Fausto Faccia, il suo arrivo diede una spinta notevole alla propaganda e ai lavori sui Tanki (inizial,mente i blindati erano due) in collaborazione con Barison.
Dopo qualche mese, sempre nel 1992, iniziarono a collaborare con il Veneto Serenissimo Governo Luca Peroni e Andrea Viviani, il primo cominciò subito a darsi da fare in tutti i campi mentre il secondo, dopo aver partecipato a qualche riunione, si allontanò per poi collaborare definitivamente nell’autunno dell’anno successivo. In quegli anni la propaganda consisteva nel volantinaggio, scritte sui muri e affissione di adesivi del Leone Marciano, oltre alle varie riunioni di carattere storico culturale che si tenevano frequentemente, tuttavia si sentiva il bisogno di sfondare sull’opinione pubblica con altri mezzi.
Si decise di prendere una trasmettitore radio in FM, per poter divulgare i documenti del Veneto Serenissimo Governo e visto che non si poteva usare in un luogo fisso, per non essere intercettati dalle forze dell’ordine, venne acquisita un Land Rover su cui montare tutto l’apparato e trasmettere da varie parti del Veneto, limitando i pericoli di venir scoperti. Dopo innumerevoli tentativi ci si rese conto che la potenza della radio era troppo debole mentre le frequenze delle radio commerciali troppo forti, così si decise di prendere un altro trasmettitore ma questa volta doveva trasmettere in AM visto che questa banda è meno usata e quindi più accessibile ai mezzi di cui disponevamo.
Il problema più importante era alzare l’antenna in modo tale da avere un segnale di adeguata potenza: si utilizzarono dei palloni gonfiabili con elio ma la cosa risultò difficoltosa, così prendemmo un traliccio telescopico che riusciva ad arrivare a qualche decina di metri. La Land Rover risultò troppo piccola, così prendemmo un camper 4×4 e, dopo averlo adattato ai nostri scopi, cominciammo le prove che continuarono fino al 1996.
In quegli anni provammo a costruire delle mongolfiere che, una volta sopra un centro abitato, con un meccanismo a tempo, lasciassero cadere qualche migliaia di volantini, oppure si era pensato di acquistare un piccolo elicottero e imitare quello che fece Gabriele D’Annunzio su Vienna durante il primo conflitto mondiale; la prima soluzione risultò difficoltosa e non sicura, mentre la seconda troppo costosa.
Intanto altre persone si affacciarono al Veneto Serenissimo Governo, nel 1995 si contattò Giuseppe Segato.
I lavori sui Tanki erano ormai al termine e per una ragione di sicurezza si decise di trasferire il materiale dalla casa di Flavio Contin a quella di Domenico Brunato, un conoscente del Presidente Luigi Faccia, che aveva simpatie verso la nostra causa.
Nel settembre del 1996 la Lega Nord decise di dichiarare l’indipendenza della Padania a Venezia, il Veneto Serenissimo Governo non poteva farsi anticipare senza fare niente e così il 24 Agosto 1996 a Casale di Scodosia ci fu il “Secondo Congresso”; erano presenti: il Presidente Luigi Faccia, il Vicepresidente Flavio Contin, l’Ambasciatore Giuseppe Segato, il Cancelliere Antonio Herthy Barison, i consiglieri Gilberto Buson, Fausto Faccia, Luca Peroni, Andrea Viviani, oltre ad altri Patrioti (tra cui Lorena Corvi, Cristian Contin e Severino Contin).
Questa data segna un punto di svolta nella politica del Veneto Serenissimo Governo perché si decise di uscire allo scoperto, considerato che l’anno successivo ricorreva il duecentesimo anniversario dalla caduta della Veneta Serenissima Repubblica.
In questo congresso fu solennemente firmata la Dichiarazione d’Indipendenza, si decise di divulgarla con le interferenze Radio, e il compito fu assegnato a Fausto Faccia e ad Herthy Barison con la collaborazione di Luca Peroni e Andrea Viviani, inoltre si iniziò a programmare l’azione chiave con cui si doveva avviare un processo di liberazione del Veneto (azione di Piazza San Marco)…

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«I preparativi, il viaggio e lo sbarco di noi patrioti La sconfitta momentanea diventò una vittoria mediatica»
 
Ecco, dal libro “La Storia del Veneto Serenissimo Governo”, il capitolo dedicato alla liberazione di piazza San Marco.
«Il 16 settembre iniziarono le interferenze radio e continuarono per qualche mese, si usciva la sera con il camper e un paio di macchine di scorta. Grazie a sopralluoghi fatti precedentemente, si andava nel posto prestabilito, in luoghi non frequentati in mezzo alla campagna, e mentre una macchina stava di guardia per avvisare dell’arrivo di eventuali forze dell’ordine o altri, si cominciava a trasmettere: prima un discorso di presentazione e poi la Dichiarazione d’Indipendenza, il tutto durava circa un’ora.
Purtroppo trasmettendo in AM, nonostante la potenza della radio, essendo queste frequenze poco ascoltate, non abbiamo ottenuto molto successo. Peraltro è grazie a queste interferenze che abbiamo conosciuto alcuni amici, i quali ci confidarono che c’era la possibilità di sovrapporsi alla frequenza di Rai Uno tramite un apparecchio facilmente reperibile e semplice da usare. Era la soluzione che aspettavamo, dopo qualche discussione all’interno del Veneto Serenissimo Governo a fine anno venimmo in possesso dell’apparecchio. Dopo qualche mese per capire come funzionasse e per fare alcune prove, il 17 marzo 1997 alle otto di sera all&
rsquo;inizio del “TG 1” ci fu la prima interferenza a Venezia: il fatto ebbe un successo incredibile, giornali e telegiornali riportarono la notizia con un’enfasi imprevista facendo inoltre pubblicità alla nostra causa.
Dopo anni di innumerevoli prove con le radio e nessun risultato, finalmente un grande successo: eravamo riusciti a far scoppiare in tutta Italia, ma non solo, il “caso Veneto”, inoltre in maniera così semplice: bastava una macchina in un posto sufficientemente elevato, a Venezia siamo stati sul tetto di un parcheggio, mettersi con le spalle al ripetitore del Monte Venda a Padova e puntare sul centro abitato. Dopo Venezia è stata la volta di Treviso e Verona, poi una decina di grandi centri abitati, per arrivare alla fine a piazzare un apparecchio fisso a Belluno ed uno a Verona con un meccanismo a tempo in maniera che si accendesse automaticamente alle otto di sera, e limitare così il pericolo di venir intercettati da tutte le forze dell’ordine del Veneto che ci cercavano con affanno.
Intanto il 12 maggio si avvicinava, per l’anniversario della caduta della Veneta Serenissima Repubblica dovevamo essere pronti all’azione che avrebbe iniziato il processo di liberazione del Territorio Veneto. Tutto era stato pianificato: l’obbiettivo era il campanile di Piazza San Marco a Venezia. Le fasi dell’operazione erano le seguenti: imbarcare sul traghetto che va dal Tronchetto al Lido il camper e il Tanko, quest’ultimo caricato su un rimorchio, e trainato da una poderosa motrice; invitare il capitano a sbarcarci sulla piazza; liberare il campanile adiacente il Palazzo Ducale e difendere la Piazza fino all’arrivo dell’Ambasciatore e successivamente del Presidente. Le gerarchie in quell’operazione erano chiarissime: Gilberto Buson comandava l’operazione per tutto il viaggio fino a Venezia; a Fausto Faccia toccava la responsabilità dell’imbarco e dello sbarco; Flavio Contin aveva il comando delle operazioni all’interno del campanile una volta liberata la Piazza; Luca Peroni aveva il comando della Piazza ed il controllo del Tanko.
Intanto a causa delle interferenze radio alcuni del Veneto Serenissimo Governo erano stati scoperti dalla polizia: Fausto Faccia aveva subito più di una perquisizione e vari interrogatori e altri si erano accorti di essere seguiti, quindi per evitare di venire bloccati dovevamo sparire contemporaneamente dalla circolazione, ritrovarci al punto di ritrovo e anticipare di qualche giorno l’operazione.
Fu deciso di partire la sera di giovedì 8 maggio verso le ore 20, tutto il viaggio andò liscio e senza contrattempi, l’imbarco e lo sbarco pure, la Piazza era semi deserta e in poco più di mezz’ora avevamo scaricato il materiale dal camper e il Tanko sorvegliava i pochi carabinieri che ci avevano seguito dal momento della navigazione sul Canal Grande. Era circa l’una di notte, la parte più rischiosa era stata fatta ora dovevamo difendere la piazza e aspettare l’arrivo della autorità militari italiane e del nostro Ambasciatore.
Durante la notte tutti hanno svolto i loro compiti col massimo impegno: Luca Peroni e Christian Contin erano all’interno del Tanko e avevano il loro da fare nel contenere le prime autorità di polizia che erano arrivate nella Piazza, Herthy Barison e Gilberto Buson lavoravano per preparare l’occorrente e trasmettere i nostri comunicati con l’apparecchio per le interferenze, Andrea Viviani e Moreno Menini dovevano sistemare tutto il materiale che avevamo portato mentre Fausto Faccia e Flavio Contin seguivano lo svolgersi della situazione pronti ad ogni evenienza; verso mattina Fausto Faccia dovette intrattenere diversi colloqui, mantenendosi al coperto dietro il camper, con il sindaco Massimo Cacciari, visto anche la mancanza dell’ambasciatore che, nonostante fosse stato anche chiamato parecchie volte, non si fece trovare. Verso le otto del mattino le autorità italiane non potevano aspettare che la notizia della liberazione della Piazza facesse il giro del Veneto e del mondo, rischiando che ci fosse una mobilitazione a favore del Veneto Serenissimo Governo, così il ministro degli Interni del Governo italiano Giorgio Napolitano decise di mandare i G.I.S. dei carabinieri per rioccupare Piazza San Marco. Circa alle otto e trenta del mattino tutti i partecipanti all’azione vennero catturati.
Il Presidente venne arrestato sabato 10 maggio e dopo tre giorni di carcere, dietro l’assicurazione del procuratore di Verona che i Patrioti avrebbero ricevuto un trattamento dignitoso, visto l’impossibilità di continuare l’impari lotta, decise di iniziare le trattative per spiegare, non tanto alla Procura ma al Popolo Veneto, i nostri scopi, gli ideali, le finalità e la nostra volontà di non fare del male a nessuno. Così trasformando un momentaneo insuccesso in una vittoria mediatica.
Il processo che si svolse in due mesi finì con le seguenti condanne. Flavio Contin, Fausto Faccia, Gilberto Buson e Antonio Herthy Barison vennero condannati a 6 anni, a Luca Peroni, Andrea Viviani, Christian Contin e Moreno Menini furono inflitti 4 anni e nove mesi con la concessione degli arresti domiciliari, un risarcimento alle parti civili di venti milioni di lire e la richiesta del Comune di Venezia di duecento milioni di lire come risarcimento danni. Il Presidente Luigi Faccia e l’Ambasciatore Giuseppe Segato presero entrambi sei anni e quattro mesi.