Comunicati Rassegna Stampa

Siria, un nuovo incubo atomico

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Anche Assad può aver avviato un programma nucleare, con l’assistenza della Corea del Nord

 

Edizione 197 del 14-09-2007
www.opinione.it

Siria, un nuovo incubo atomico
Foto dei dissidenti e dichiarazioni di Bolton fanno pensare al peggio

di Paolo Della Sala

“Bombardare l’Iran o lasciare la bomba all’Iran?”, questo è il dubbio che Nikolas Sarkozy cerca di far filtrare a Bruxelles per convincere gli eurocrati a utilizzare le sanzioni economiche. Di questo passo, è ovvio che la situazione peggiori e i mali si diffondano. Le indiscrezioni di questi giorni sono pesanti. Ne hanno scritto il New York Times, Cnn, Washington Post e la stampa israeliana e libanese: anche la Siria potrebbe avere attivato dei laboratori per l’arricchimento dell’uranio. Il blitz aereo israeliano all’interno del territorio siriano ha colto nel segno. Lo dimostra il fatto che lo sconfinamento della scorsa settimana è scivolato sotto traccia. Le notizie filtrano adesso. L’ambasciatore all’Onu John Bolton ha ricordato che la Siria ha un programma di collaborazione con la Corea del Nord, così come lo stesso Iran. Fino a ieri il programma sembrava limitato alla fornitura di missili a medio raggio, ma le fotografie scattate dall’aviazione israeliana fanno pensare a dei laboratori, più che a rampe di missili. Nonostante una smentita da parte dell’ambasciatore siriano Bashar Jaafari al Palazzo di Vetro (“Sono bla bla privi di ogni fondamento”), Damasco mantiene un silenzio imbarazzato. Bolton ha ricordato che la dittatura di Kim Jong-Il aveva ricevuto un durissimo “warning” dagli Usa, sul possibile trasferimento all’estero dei propri impianti.

Mentre gli analisti eurabici rassicurano il mondo coi soliti discorsi, il Partito riformista siriano in esilio ha denunciato la presenza di laboratori di ricerca a Deir al-Hajjar già nel 2005. Il Prs ha anche pubblicato sul suo sito i nomi degli scienziati che starebbero lavorando al piano nucleare. Il regime degli Assad finora ha alternato prudenza e ferocia, ma è sempre stato sostenuto dal silenzio dei suoi amici internazionali, che hanno tacitato il massacro della città di Hama, dove 20.000 cittadini inermi vennero fatti a pezzi dal fuoco dei mortai. Era il 1982. Oggi la Siria è al centro di un traffico crescente di armi tra Iran e Libano. Gli aerei e i soldati penetrati in territorio siriano hanno documentato anche questi traffici. Gerusalemme e Damasco non hanno confermato le indiscrezioni filtrate sull’incursione di giovedì scorso. Stranamente, mentre l’ambasciatore Jaafari parlava di voci prive di fondamento, l’Onu continua a tacere: il breve commento del Segretario Generale all’indomani della violazione del confine siriano è stato poco più di un telegramma.

Il ministro degli Esteri francese è arrivato ieri a Gerusalemme, prima tappa di un viaggio in Medio Oriente. Le sue dichiarazioni sono disarmanti: “Tutti sanno che arrivano armi dalla frontiera siriana. La differenza è che ora sono al di sopra del fiume Litani e non più al di sotto. Ma sono sempre puntate contro Israele”. Nella scorsa settimana una delegazione statunitense ha incontrato una rappresentanza militare nordcoreana a Ginevra. In questi giorni esperti Usa, russi e cinesi stanno visionando l’impianto nucleare di Yongbyon, per studiare come smantellarlo. Vi sarebbe materiale sufficiente alla realizzazione di dieci atomiche. Sarebbe una beffa ritrovarsi qualcosa di simile in Siria. Riguardo allo sconfinamento israeliano, il raid serviva a testare i sistemi antiaerei siriani in preparazione di un attacco contro l’Iran, qualora la situazione arrivasse a un punto di non ritorno? Lo sapremo nel prossimo futuro.