Comunicati Cultura Veneta

La "busa dei sbori" in località punta

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Lo stato e la stessa scuola italiana sopprime o semplicemente censura sistematicamente con lo scopo di rafforzare la cancellazione dell’identità veneta nelle nuove generazioni e di imprimere culture che non appartengono al nostro passato in funzione centralista ed imperialista, tutti quei riferimenti riguardanti la storia del nostro territorio, in particolare l’appartenenza delle citta’ di terraferma ad istituzioni marciane che da sempre seppero difendere le genti venete ed il suo ecosistema sanitario. Grazie a persone che scrivono senza preconcetti ideologici di sorta si ha la possibilità di leggere dei genuini passaggi di storia legata al territorio che ci circonda riscoprendo dei fatti che anche se in maniera circoscritta a piccoli luoghi o paesi,porta alla luce la verità di un rapporto tra la terraferma veneta e Venezia non ancora esaurito dopo oltre 200 anni di falsità ed agressioni alla nostra cultura storica: è il caso di questo signore che orgogliosamente scrive nelle pagine di una rivista  pubblicitaria per la sagra del suo piccolo paese,Palù in provincia di Verona.

 

•La “ busa dei sbori” in località punta•

Quando da ragazzi andavamo a pescare in località Punta, preferivamo appostarci in uno specchio d’acqua circolare, abbastanza ampio , collegato da un canale al fossato che poi , 50 metri dopo confluiva nel Bussè. Si trovava  (e si trova tuttora) a sinistra sulla strada poco prima di arrivare al complesso dei fabbricati e della corte .Era chiamata la “busa dei sbori “,nome al quale noi ragazzi non riuscivamo a dare alcuna spiegazione etimologica se non quella di accomunarlo ad una parolaccia.Ma vediamo quel era nel passato la sua funzione.
 Nel 1500 il pericolo di diffusione di pestilenze ed epidemie era molto concreto. Per questo motivo la REPUBBLICA DI VENEZIA prese delle iniziative di prevenzione onde limitare tali tragici fenomeni .
Particolari norme sanitarie vennero emanate onde evitare che merci infette potessero determinare il diffondersi di epidemie.Queste norme si fecero più severe dopo la tremenda peste che colpì Venezia nel 1575.Nel 1586 , per rendere più vigile il controllo delle merci che viaggiavano sui corsi d’acqua, venne istituito l’Ufficio dei Provveditori dell’Adige a cui si dimanava il compito di sorvegliare il corso per mantenere il fiume navigabile , di controllare gli argini di vigiliare sulle merci in transito ,ecc. Merci e persone sospette di contaminazione erano sottoposte a particolari operazioni di disinfezione, espressa col termine “sborro” o “ espurgo” e sborro fu chiamato anche il luogo ove erano compiute tali operazioni .
Vennero, in un primo tempo , utilizzati ambienti situati alla periferia cittadina e nelle zone adiacenti ai corsi d’acqua.
I “bastazzi”  (facchini) erano coloro che compivano le operazioni di disinfezione delle merci .Certi prodotti come le pelli ,le sete venivano esposte al sole e all’aria ,gli animali con piume venivano puliti con l’aceto ,l’aria era depurata bruciando erbe aromatiche. A Verona il luogo di decontaminazione era lungo l’Adige presso la “dogana nuova nel quartiere Filippini

Anche nel nostro territorio vi era un luogo scelto per il controllo ed eventuale “quarantena “ delle merci in uscita dirette al mercato di VENEZIA ;tale luogo si trovava in località Punta , luogo di confluenza dei maggiori fossati con il Bussè che ,ricordiamocelo , era la via per eccellenza di comunicazione .Dal Bussè, che ancora in quegli anni confluiva tra Tombazosana e Roverchiara in Adige , si poteva scendere fino all’Adriatico .Sappiamo che il riso ,la ricchezza per eccellenza  della nostra  terra ,spuntava prezzi decisamente più remunerativi a Venezia , la quale ,come abbiamo visto, si premuniva di controllare la salubrità dei prodotti che importava .Le merci venivano isolate per un determinato periodo di tempo in questo luogo “contumaciale “ e dopo essere state sottoposte a disinfezione , corredate da certificati di idoneità (fedi di sanità) potevano partire su grossi barconi alla volta di Venezia. Grazie a queste misure di difesa e a tutta una serie di severe norme sanitarie la SERENISSIMA seppe far fronte ai rischi di contagi; dopo l’ultima epidemia del 1630 la peste scomparve praticamente da VENEZIA , con quasi un secolo di anticipo rispetto ad altre città europee.