Comunicati

Intervista dell'ambasciatore della Russia in Italia S.S.Razov all'emittente Radio Nazionale Veneta

image_pdfimage_print
RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

Intervista dell’ambasciatore della Russia in Italia S.S.Razov all’emittente Radio Nazionale Veneta
Concessa alla redazione della radio, composta da Valerio Serraglia, Luca Peroni e Andrea Viviani.
Domanda 1.
Dopo il colpo di stato in Ucraina, l’amministrazione Obama ha rispolverato la dottrina Truman, come confermato nell’ultimo summit NATO di Varsavia. Se il futuro presidente USA (che sia D.Trumpo I. Clinton) deciderà di modificare il proprio indirizzo politico, nelle relazioni tra USA e Russia comincerà un nuovo periodo di dialogo e collaborazione?
Risposta:
Purtroppo al summit di Varsavia ha trionfato il tipo di pensiero che resuscita i concetti, ormai sprofondati nell’oblio, dei tempi della Guerra fredda. La menzionata dottrina di contenimento della «minaccia sovietica» e la contrapposizione bipolare sovietico-americana in realtà non fu considerata una verità assoluta neanche allora: il vicepresidente USA H. Wallace, teorico dell’approccio della convergenza, la definì un «passo folle» foriero di una crisi totale delle relazioni internazionali. Tra l’altro anche uno dei padri di questa concezione, l’ex ambasciatore degli USA in URSS J. Kennan, in tarda età definì l’ampliamento dell’alleanza atlantica «un tragico errore». Tuttavia al summit NATO di Varsavia sono stati raggiunti accordi sullo schieramento di infrastrutture e truppe dell’Alleanza nei paesi del Baltico e dell’Europa Orientale ai confini con la Russia. Io ritengo che una tale escalation della tensione, proprio mentre cresce la minaccia terroristica, non sia affatto giustificata. Nell’ultimo anno sono 250 solo in Francia le persone morte per mano dei jihadisti, e nel frattempo la NATO, con pervicacia degna di migliore obiettivo, continua a occuparsi di fantomatiche minacce alla sua sicurezza sul fronteorientale.Per quanto riguarda la politica nei confronti della Russia del futuro presidente USA vorrei sottolineare che, al di fuori della retorica preelettorale, saranno azioni concrete a determinarne l’indirizzo.

Noi siamo pronti a lavorare con qualsiasi leader eletto dagli americani, ben comprendendo la necessità di recuperare le relazioni bilaterali, nell’ambito delle quali abbiamo già accumulato un capitale di fattiva collaborazione: i capi delle due diplomazie S.V. Lavrov e J. Kerry si incontrano regolarmente, grazie agli sforzi congiunti è stato stipulato l’accordo sul Programma Nucleare Iraniano, sono state avviate e proseguono le trattative di pace per la Siria. Oggi, mi sembra, si è creata una situazione favorevole all’emersione del cosiddetto fattore soggettivo. Vorrei credere che il quarantacinquesimo presidente USA, fondandosi sul mandato popolare e dimostrando volontà politica, tenterà di restituire una dinamica positiva ai rapporti bilaterali con la Russia. Richiamiamo gli americani a una collaborazione paritaria e corretta, a unire gli sforzi per risolvere le questioni comuni che oggi l’umanità deve affrontare. Fino a quando non verranno gettati alle ortiche gli stereotipi ideologici del passato — l’immagine aprioristica aggressiva e ostile della Russia, ma anche la prassi del doppio standard — la normalizzazione sarà, come prima, complicata. Nei rapporti tra gli stati come tra le persone, la fiducia reciproca è condizione
essenziale per la collaborazione.
Domanda 2.
Le sanzioni economico-commerciali contro la Russia si ritorcono come un boomerang sull’Europa, ma parallelamente hanno anche creato i presupposti per una nuova fase dello sviluppo economico della Russia? Il Forum economico internazionale di San Pietroburgoe il Forum eurasiatico di Verona ne saranno la locomotiva?
Risposta:
L’annuale Forum economico internazionale di San Pietroburgo è il consesso più significativo tra le numerose conferenze economiche analoghe che si svolgono in molte regioni russe. In questa piattaforma si svolgono discussioni, si cercano compromessi al fine di eliminare le interferenze alla circolazione di merci e capitali. Quest’anno è stato firmato un numero record di accordi, il che significa che gli investitori internazionali sono notevolmente interessati al mercato russo. Nella fase attuale l’economia della Russia si adatta alle condizioni della congiuntura economica, caratterizzata dalla caduta dei prezzi delle merci tradizionalmente esportate. Possiamo dire che i problemi più acuti in economia sono in via di soluzione: le riserve valutarie sono state tutelate, si riducono
inflazione e fuga dei capitali. In prospettiva si prevede una ripresa della crescita economica, mentre in agricoltura si è già registrata una crescita del 3%. La Russia elabora un progetto di ampio partenariato eurasiatico ed è interessata a che i paesi della UE vi aderiscano.
In merito alle sanzioni economico-commerciali antirusse della UE, le nostre
risposte sono state la reazione naturale a questo passo poco amichevole. È nel nostro comune interesse trovare un approccio fattivo alla costruzione di relazioni tra la Russia e la UE. Poiché l’introduzione dell’embargo è stata decisa dall’Occidente è logico che sia proprio l’Occidente a dover fare il primo passo. Per parte sua la Russia resta aperta a un dialogo che si basi su pari dignità e reciproco rispetto. In merito al rappresentativo Forum di Verona, diventato ormai una tradizione, devo dire che ne apprezzo vivamente il ruolo.
Domanda 3.
In Europa sta emergendo nettamente la tendenza all’autodeterminazione regionale (Donbass, Catalogna, Paesi Baschi, Bretagna, Occitania, Veneto, Sardegna, Sicilia, Baviera, Gagausia). Si può ritenere l’esempio del Sud Tirolo con il suo status autonomo, un modello per risolvere pacificamente simili problemi?
Risposta:
Il Sud Tirolo ha le sue peculiarità che sono alla base della concessione dell’autonomia, il cui percorso tuttavia è stato particolarmente lungo. La regione, passata dall’Austria all’Italia nel 1919, ha ottenuto diritti di ampia autonomia solo nel 1969. I tirolesi hanno avuto la possibilità di influenzare la «politica nazionale in provincia», di utilizzare il tedesco, loro lingua madre, non solo in ambito familiare. La questione del Sud Tirolo è stata regolata definitivamente nel 1992. L’Italia ha concesso agli abitanti tedescofoni della regione Trentino Alto Adige il diritto a ricevere l’istruzione in lingua tedesca, e una maggiore rappresentanza negli enti locali. In generale la concessione dell’autonomia alle regioni oppure la privazione di tale status è una questione controversa per qualsiasi stato. Molto qui dipende dai presupposti oggettivi legati al processo storico, ma anche da fattori personali. Per esempio Napoleone trasferì alla Svizzera il Ticino italiano, e la regione tedesca meridionale della Franconia alla Baviera, privò la Repubblica Veneziana della sua dignità di stato, vendette agli USA la colonia francese della Louisiana e, secondo gli storici, questo si trasformò in una vera tragedia per lo stile di vita più europeo che vi si era affermato in precedenza: la regione venne divisa tra diversi stati, si ebbe segregazione razziale e fu ridotta la diffusione della lingua francese. Non stupisce il fatto che ancora oggi la Louisiana sia focolaio di tensione sociale negli Stati Uni
ti. In questo campo la Russia ha una esperienza notevole caratterizzata dall’evoluzione delle regioni che sono entrate a fame parte. Tra i soggetti che hanno ottenuto l’autonomia l’esempio più indicativo è quello del Kazakhstan dove infine è stato costituito un nuovo stato. Abitato da tribù nomadi, questo territorio iniziò a entrare a far parte della Russia all’inizio del XIX secolo. La città di Vernyj (l’odierna Alma Ata) fondata nel 1855, dopo la rivoluzione del 1917 divenne capitale della repubblica autonoma del Turkestan. In epoca sovietica il territorio ebbe un significativo sviluppo economico e culturale, nel 1936 ottenne lo status di repubblica dell’Unione. Dopo la dissoluzione dell’URSS, nel 1991 il Kazakhstan è diventato uno stato sovrano, dinamico, membro del WTO, promotore della costituzione e membro attivo del progetto di integrazione eurasiatica. Certamente in questo campo è impossibile individuare un’unica matrice comune, ma nella fase attuale nessuno stato è in grado di funzionare senza il decentramento del potere. Il contenuto reale dello status di autonomia dipende dalla portata dei diritti e dei poteri della regione che naturalmente devono essere sanciti nella corretta forma giuridica.
Domanda 4.
La sconfitta dell’ISIS può creare i presupposti per la soluzione del problema dei migranti?
Risposta:
Effettivamente negli ultimi anni i flussi migratori in Europa provenienti dal Medio Oriente e dall’Africa del nord sono cresciuti in misura notevole. Non c’è da meravigliarsene: la distruzione degli istituti del potere statale con il coinvolgimento degli estremisti di ogni tipo in paesi quali Iraq e Libia, i tentativi di sostituire il regime al governo in Siria per mezzo dell’opposizione armata hanno avviato processi di migrazione massiccia da questi paesi trasformatisi in aree di conflitto armato. Il rafforzamento delle organizzazioni terroristiche in una prima fase non ha incontrato opposizione, esse hanno potuto consolidarsi nei territori conquistati. Da tempo la Russia propone la creazione di una coalizione antiterrorista sul modello di quella antinazista e sostiene la Siria nella lotta al terrorismo. Nell’ambito del Consiglio Russia-NATO, i nostri militari hanno proposto ai colleghi occidentali di istituire uno scambio di informazioni e valutazioni della minaccia terroristica. Naturalmente questo riguarda l’azione di contrasto all’ISIS e a gruppi similari. Com’è noto al momento gli USA sono coinvolti nella battaglia per l’annientamento delle truppe dell’ISIS in Libia. Speriamo che con azioni congiunte nell’ambito del diritto internazionale questi paesi saranno finalmente liberi dai terroristi, il che consentirà loro di iniziare un processo di normalizzazione politica, di ripresa economica della regione e di «riabilitazione sociale», in modo quindi di tornare a essere attrattivi agli occhi della popolazione locale.
Domanda 5.
Eventuali accordi tra Russia, Turchia e Israele porteranno pace, stabilità e progresso nelle regioni del Mediterraneo, dell’Europa meridionale e del Medio Oriente?
Risposta:
Meno contraddizioni ci sono tra gli stati e più stabile è la situazione nelle regioni. Questo riguarda anche le relazioni tra Turchia e Israele. Noi salutiamo positivamente i tentativi di Ankara di superare la situazione di crisi nei rapporti russo-turchi. Per il 9 agosto, com’è noto, è previsto l’incontro di V.V. Putin e R. Erdogan a San Pietroburgo. A Israele, uno degli attori chiave in Medio Oriente, ci legano strette relazioni politiche ed economiche, nonché sforzi comuni nella lotta al terrorismo.
Domanda 6.
Il gasdotto "South Stream" è di necessità vitale per lo sviluppo economico dell’Europa sud-occidentale, soprattutto della regione Veneto. Una soluzione positiva della sua costruzione consentirebbe di pone le basi per un ripristino del suo ruolo storico (come avvenne nel periodo della Repubblica veneziana) e l’accelerazione dello sviluppo economico della regione settentrionale dell’Adriatico. Possiamo aspettarci una ripresa di questo progetto?
Risposta:
Ricordo che la decisione di congelare il progetto energetico «South Stream» non è stata presa dalla parte russa, ma è conseguenza della posizione non costruttiva dei nostri partner occidentali i quali fanno riferimento al fatto che, secondo la delibera della Commissione Europea, il progetto sarebbe in contrasto con le norme del Terzo pacchetto energetico che impone la divisione delle holding energetiche di trasporto del gas integrate verticalmente nelle loro componenti e cioè in società fornitrici di gas, società di trasporto e distribuzione nonché il libero accesso di terzi alle infrastrutture di trasporto. Nonostante gli accordi sulla costruzione del «South Stream» siano stati stipulati nel 2008, cioè prima dell’entrata in vigore del terzo pacchetto energetico che ufficialmente ha iniziato ad agire nel settembre del 2009, una serie di nostri contraenti ha sfruttato questo contrasto e ha intenzionalmente rallentato la realizzazione del progetto. Sono d’accordo che l’assenza di un corridoio meridionale di trasporto del gas dalla Russia ai paesi dell’Europa del sud e del Mediterraneo non favorisca la loro sicurezza energetica. In ogni caso l’odierna turbolenza geopolitica ed economica dimostra una volta di più che la Russia rimane per l’Europa il fornitore di energia più conveniente e più affidabile. Molti qui capiscono questa realtà. La caduta dei prezzi mondiali degli idrocarburi ha indebolito le posizioni di quelli che sostengono l’incremento dell’estrazione del gas di scisto o e del GNL. «Il caos artificiale» in Medio Oriente e in una serie di paesi dell’Africa Settentrionale testimonia che gli investimenti nell’estrazione e nella creazione di infrastrutture di trasporto e lavorazione in quelle aree sono accompagnati da non pochi rischi. E  dunque, per essere obiettivi «South Stream» risponderebbe agli interessi dei paesi che erano coinvolti.
Roma, 18 agosto 2016.

radio@radionazionaleveneta.org | www.radionazionaleveneta.org

3287051773 – 3406613027