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Bossi: quale dittatura?

È evidente che l’approssimarsi di una qualsiasi competizione elettorale porta uno sconquasso sia sul piano delle alleanze, delle strutture organizzative e sul piano individuale fino a far perdere il senso dell’equilibrio.

È evidente che l’approssimarsi di una qualsiasi competizione elettorale porta uno sconquasso sia sul piano delle alleanze, delle strutture organizzative e sul piano individuale fino a far perdere il senso dell’equilibrio. Tutto questo avviene in gran misura per conquistare qualche voto che possa soddisfare i propri desideri di potere economico e politico.
Ciò premesso si deve fare qualche considerazione, non certo con stupore, a proposito dell’intervista a “La Padania” del 18 gennaio 2000 di Umberto Bossi. Nella medesima si afferma che a governare devono essere le piccole e medie industrie in quanto creano il 60/65% del P.I.L., io credo che il governo di un paese civile deve essere la sintesi e rappresentare tutte le componenti in una costante dialettica politica ed economica, se questo non avviene è evidente che si instaurerà la dittatura di un settore della società sul resto. Questo avviene all’interno di una società partitocratica e giacobina e giacobina, per definizione un “partito” non può essere unico, in quanto una parte non può essere il tutto: quindi lo Stato monopartitico è una contraddizione di termini. È chiaro che bisogna superare questo sistema che oltre 200 anni fa è stato imposto all’Europa dai giacobini francesi e dai pappagalli europei. Nella storia della Veneta Serenissima Repubblica ci sono gli elementi fondamentali da cui partire per una ricerca creativa e il superamento del sistema partitocratrico creato dal centralismo coloniale. 200 anni di oppressione dei poteri centrali contro il popolo, decine di guerre, centinaia di milioni di morti hanno ampiamente dimostrato che questo sistema deve essere rapidamente superato nell’interesse della nostra gente e anche degli altri popoli.
Ritornando al Bossi pensiero, se vogliamo usare un metodo speculativo ed estremizzandolo posso affermare senza tema di essere smentito: se il governo deve essere nelle mani delle forze produttive è evidente che le forze produttive e di trasformazione, e quindi di costruzione del P.I.L. sono i lavoratori dovunque essi siano impiegati. Questa critica tende a nobilitare un certo punto di vista, ma questo non corrisponde al livello dell’attuale dibattito tra le forze affette da cretinismo istituzionale. Tutto ciò si può tradurre in piccole miserie elettorali, Bossi tenta di tagliare l’erba sotto i piedi di Padovan e del suo tentativo di entrare nei Palazzi.
Vorrei sapere la protezione offerta da Bossi e Robusti ai produttori di latte (COBAS) e i risultati ottenuti.
Veneti ricordiamoci che il destino è nelle nostre mani, la nostra generosità non deve essere male interpretata, la forza e il prestigio della Veneta Serenissima Repubblica è la fonte dove attingere energia per le nostre lotte. Si ricordino le sirene di Roma che la pattumiera della storia è lì ad aspettarli.

Valerio Serraglia
Componente del Veneto Serenissimo Governo