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16 aprile: festa nazionale veneta

"HIC FUIT LOCUS FALETRI DECAPITATI PRO CRIMINE PRODITIONIS"

Il 15 aprile del 1355 era la data fissata per il colpo di stato organizzato dal Doge Marino Falier, per trasformare la Repubblica Serenissima in un dominio personale.
Per decreto del Consiglio dei Dieci il 16 aprile, giorno in cui era stata sventata la congiura, divenne festa nazionale, santificata con una solenne processione a San Isidoro, da ritenersi “cerimonia molto utile per ricordare ai Dogi di non doversi mai riguardare come signori di Venezia, ma soltanto come capi della Repubblica, anzi come primi servi onorificati di essa, e sottomessi alle medesime leggi di ogni altro cittadino”. Sempre per il decreto del Consiglio dei Dieci, il luogo della parete della sala del Maggior Consiglio, dove avrebbe trovato posto la sua immagine, fu dipinto di azzurro con la seguente scritta a lettere bianche:
HIC FUIT LOCUS FALETRI DECAPITATI PRO CRIMINE PRODITIONIS.
Dopo l’incendio del Palazzo Ducale del 1577 vi fu messo un drappo nero con la scritta leggermente diversa:
HIC EST LOCUS MARINI FALETRI DECAPITATI PRO CRIMINIBUS.
Perché ricordare questo a più di 600 anni? Il tutto potrebbe sembrare esclusivamente un fatto storico non legato con il presente, invece si propone in maniera dirompente dopo queste elezioni regionali. La corretta posizione rispetto a queste elezioni era il non voto, come ha giustamente sostenuto il Veneto Serenissimo Governo, invece le forze cosiddette venetiste hanno tentato di barattare il Veneto con qualche posizione di potere; però questo non è avvenuto.
Questa del 16 aprile ’00 è una grande vittoria rispetto a chi tenta di usare il Veneto solo per i propri fini personali. L’unica via è di gettare nella pattumiera della storia i miraggi elettoralistici e impegnarsi per ridare ai Veneti il proprio libero arbitrio mettendosi al servizio del Veneto Serenissimo Governo, quale unico erede delle tradizioni di libertà della Veneta Serenissima Repubblica, lavorando per la realizzazione della sua linea politica emersa dal Terzo Congresso (il rifacimento del Referendum del 1866).

Demetrio Serraglia