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La lega di Cambray

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Studio di Andrea Viviani sulla Lega di Cambray.

Nel 15° secolo Venezia è una potenza Marittima incontrastata, i commerci con l’Oriente continuano ad accrescere la ricchezza dello stato, le guerre con Genova sono finite e il mediterraneo è relativamente sotto controllo grazie alle navi Venete che abitudinariamente lo solcano svolgendo un lavoro di polizia navale. Nello stesso periodo comincia però l’ascesa di altre potenze marittime come quella Turca prima e successivamente quella Spagnola che fra l’altro, al contrario di Venezia, possono disporre di grandissimi territori da cui ricavare le materie prime per aumentare le proprie capacità. E’ questo uno dei motivi per cui verso la metà del 1300 Venezia comincia ad interessarsi alla terraferma Veneta divisa in vari possedimenti feudatari continuamente in guerra fra loro per la supremazia. Cosi con Treviso nel 1339 e, successivamente, con le dedizioni di Verona, Vicenza e Padova nei primi anni del 1400, la repubblica Veneta diventa il paese più potente in italia e fra i più temuti in Europa. I monarchi Europei non vedono di buon occhio quest’improvviso allargamento di Venezia, cosi con la scusa di una possibile guerra contro il turco, i plenipotenziari di Re Luigi XII e quelli di Massimiliano d’Asburgo, firmano a Cambray un’alleanza alla quale sarebbero stati ammessi il Re d’Ungheria il Re d’Aragona e il Papa, con l’unico scopo di spartirsi le terre Venete e ridimensionare Venezia.
La guerra comincia male per la Serenissima che subisce la prima sconfitta: è il 14 maggio 1509 siamo ad Agnadello, i due eserciti contano circa trentamila uomini per parte, dopo poche ore di aspro combattimento si conteranno più di quattordicimila morti.
Fino ad allora Venezia si serviva dei nobili locali per esercitare il governo della terraferma, tenuti sotto controllo dai governatori Veneziani per evitare soprusi. Alla notizia della sconfitta di Agnadello gli stessi nobili che la Serenissima aveva messo a capo della loro terra si rivoltarono contro Venezia e si schierarono dalla parte degli Imperiali, mentre i pochi funzionari Veneziani non riuscirono, tranne a Treviso e nel Friuli, a raccogliere l’appoggio della popolazione, che non poté far altro che subire il volere della borghesia. Intanto l’armata Veneta fu costretta ad arretrare fino ad arrivare verso l’acqua, verso Mestre e Venezia. Nel giro di qualche mese però e con l’instancabile apporto del procuratore di San Marco Andrea Gritti, che per ben tre anni cavalcherà in lungo e in largo il Veneto per incitare i suoi uomini e la popolazione, l’armata riesce a riorganizzarsi tanto da spingersi verso Padova e Treviso, grazie anche alle notizie di insurrezioni che provenivano dall’entroterra.
A differenza della classe alta delle città soggette, contadini e artigiani avevano trovato motivi di soddisfazione sotto il Governo Veneziano, mentre l’arroganza e la ferocia dei soldati Imperiali li spingeva alla rivolta. Nell’agosto del 1509 quattro contadini sorpresero il Marchese di Mantova nella sua tenda senza scorta, questi per scampare alla cattura offri ai quattro uomini una grande somma di denaro, ricordiamo che nel millecinquecento la popolazione contadina era tra le più umili e la possibilità di intascare dei soldi cosi facili non si sarebbe ripresentata mai più nella loro vita. La dedizione e l’amore verso la Republica Veneta però era più forte del bisogno di denaro e cosi consegnarono alle autorità Venete il povero Marchese, l’azione fu premiata generosamente: 100 ducati l’anno e una dote di altri 100 ducati per la sorella del contadino che aveva assunto l’iniziativa, 48 ducati l’anno per gli altri, l’esenzione da ogni "angaria reale et personale" per tutti e quattro, per le famiglie e per gli eredi in perpetuo, nonché l’autorizzazione a portare armi da difesa anche nella stessa Venezia. Lo stesso Machiavelli, che si trovava a Verona come osservatore militare del governo Fiorentino, si rese conto della dedizione della popolazione Veneta verso la Republica: "è impossibile che questi Re tenghino questi paesi con questi paesani vivi."
Intanto L’armata si riorganizzava a Mestre e a Treviso con il Gritti che continuava a rincuorare le truppe allo sbando, le misure di emergenza decretate dal consiglio dei dieci, permisero l’invio, dalla Zecca Veneziana al campo, di denari sufficienti a permettergli di tenere insieme i resti dell’esercito. Dato che non c’era la possibilità di raccogliere contante con la necessaria celerità, furono offerti premi speciali a coloro che avrebbero aperto i loro forzieri e portare denaro oppure gioielli e posate per fonderle e farne moneta.
Intanto si metteva a punto il piano per liberare Padova e il 18 luglio le reclute provenienti da Venezia si unirono con le forze comandate da Andrea Gritti provenienti da Treviso e ripresero la città del Santo. Appena ripresa, la città dovette difendersi dall’attacco dall’imperatore, giunto tardivamente con la più formidabile artiglieria mai messa in campo per un assedio, i difensori seppero respingere le truppe imperiali grazie ai molti volontari arrivati da Venezia, Massimiliano d’Asburgo fu costretto a lasciare Padova. Frattanto il papa e il re di Spagna mutarono fronte e la guerra si trasformo in una lotta per cacciare i Francesi, Venezia a sua volta con l’arma della diplomazia, di cui era indiscussa maestra, riuscì e riguadagnare Brescia e Verona, dopo sette anni di guerra, in cui molte delle sue città furono messe a ferro e fuoco, Venezia recuperò nel 1516 gran parte dei territori guadagnati in terraferma quasi un secolo prima.
Possiamo ben dire che nel 1500 tutta Europa era alleata per distruggere la Serenissima, ma nonostante questa che poteva sembrare una lotta impari e senza speranze, il Governo Veneto seppe resistere difendendo se stesso e il proprio popolo. A cinquecento anni di distanza dobbiamo prendere quell’evento come esempio per continuare la lotta contro il regime che ci opprime, che sarà forse più subdolo, ma sicuramente non è più potente dell’intera Europa della lega di Cambray.

Andrea Viviani
Cancelliere del Veneto Serenissimo Governo