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Famagosta 1571 – Venetorum fides inviolabilis

Le battaglie combattute nel 1571 (Famagosta e Lepanto) dalla Repubblica Veneta e dalla Lega Santa e poi nel 1683 dalle Forze Cristiane a Vienna assumono una funzione didattica su come bisogna comportarsi con l’espansionismo islamico: la dignità unita alla forza, la spada che difende e legittima la diplomazia, il non arrendersi perché l’onore delle armi non è concesso dall’Islam, il trattare solo quando si ha vinto.

 

 

 

Dopo 72 giorni d’inaudita ed eroica lotta nella piazza forte di Famagosta a Cipro nel 1571 tra le forze Venete, composte anche da Greco Ciprioti e da soldati provenienti da varie zone della penisola italiana, al comando del Veneto Eroe Capitano Generale Marcantonio Bragadin, e gli attaccanti Turchi, le armi per la prima volta tacquero, si stava per consumare l’ultimo e più tragico epilogo di quest’immane scontro: il martirio del comandante Veneto. Per tutta la battaglia, che alla fina avrà mietuto la spaventosa cifra di ottantamila soldati Turchi e seimila tra Veneti e civili, il Generale Bragadin, durante quei terribili giorni, aveva dato prova di straordinarie doti di coraggio infondendo fiducia nei difensori e non sottraendosi mai ai suoi doveri di comandante, con questo suo continuo esempio aveva permesso alla guarnigione di resistere ad oltranza nonostante centosettantamila cannonate, assalti continui e l’esplosione di mine la cui potenza sarà eguagliata solo nelle due ultime guerre mondiali. La catastrofica situazione igienico sanitaria, migliaia e migliaia di corpi insepolti sotto il sole estivo, la mancanza d’acqua e di cibo e le promesse di rispetto della popolazione civile fatte dal comandante Turco, fecero breccia presso una popolazione ormai ridotta alla disperazione. Il Capitano Baglioni assieme a vari maggiorenti della città chiese in maniera brusca al generale Veneto e al suo stato maggiore di accettare le condizioni di resa imposte dal condottiero turco, il generale e i suoi ufficiali risposero un secco no. La resa fu firmata dal Baglioni.

I patti non furono rispettati e una volta deposte le armi furono tutti fatti prigionieri, il primo ad essere giustiziato fu il Baglioni, all’eroico comandante Veneto fu riservato il trattamento più atroce che mente umana possa concepire al punto che gli stessi Turchi, solitamente abituati alle più efferate crudeltà, si impressionarono per le barbarie compiute dal comandante Turco.

Dopo 18 giorni di innumerevoli torture il Capitano ormai stremato e debilitato oltre ogni misura e con il viso in avanzato stato di purulenza fu legato ad una colonna e a cominciare dalla nuca gli fu lentamente staccata la pelle dal corpo in un sol pezzo. Per tutto il tempo del supplizio non usci un solo gemito dalla bocca del Comandante Veneto.

I difensori Veneti si erano battuti come leoni, cosi riferisce il comandante Turco e questo non fa che aumentare il loro valore considerando che lo stesso esercito quasi 400 anni dopo aveva ancora la forza di ributtare in mare due potenze planetarie dell’epoca: Francia e Regno Unito (Gallipoli 1915).

E’ giusto ricordare questo evento storico con la S maiuscola perché fatto sparire dalla memoria collettiva del nostro popolo dalla retorica patriottarda risorgimentale che ci ha imposto fasulli eroi e falsi miti.

Il martirio dell’eroe Bragadin e la sua frase "Venetorum fides inviolabilis" fatta incidere durante gli scontri è quanto mai attuale. Quotidianamente siamo sottoposti a gravissimi pericoli che incombono sulla nostra terra e sulla nostra esistenza di uomini liberi da parte di forze e culture estranee. La vicenda del Generale Bragadin deve essere presa come un esempio per gli alti valori morali che il comandante ha dimostrato.

Questo scritto non è diretto ai soli Veneti ma a tutti gli uomini che si riconoscono negli stessi valori immortali che ogni uomo degno di questo nome dovrebbe avere nel proprio cuore nel difendere la propria storia, cultura, tradizioni e religione.

Il Veneto Serenissimo Governo sta da anni cercando di far questo anche se 140 anni di occupazione italiana, avvenuta con la truffa referendaria del 1866, hanno devastato le menti del nostro popolo, e come Marcantonio Bragadin non demorde dal suo impegno di riportare alla luce Marciana il nostro Veneto.

Le battaglie combattute nel 1571 (Famagosta e Lepanto) dalla Repubblica Veneta e dalla Lega Santa e poi nel 1683 dalle Forze Cristiane a Vienna assumono una funzione didattica su come bisogna comportarsi con l’espansionismo islamico: la dignità unita alla forza, la spada che difende e legittima la diplomazia, il non arrendersi perché l’onore delle armi non è concesso dall’Islam, il trattare solo quando si ha vinto. Esempi cui deve mirare un patriota difensore delle tradizioni giudaico cristiane sono Marcantonio Bragadin (indomito difensore di Famagosta e martire della Serenissima), Sebastiano Venier e Don Giovanni D’Austria (principali protagonisti della vittoria della flotta cristiana a Lepanto), Beato Marco d’Aviano (con la sua guida spirituale guidò gli eserciti cristiani nella difesa di Vienna e per la liberazione di Buda e Belgrado) ed il re di Polonia Giovanni III Sobieski (indomito difensore di Vienna e dell’Europa tutta dall’espansionismo islamico).

Venezia, 7 agosto ’06

Il Vicepresidente Vicario Plenipotenziario

del Veneto Serenissimo Governo

Luca Peroni