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Il fattore K nelle elezioni americane

il punto di Germano Battilana sulle elezioni USA

Mancano poche ore alle elezioni presidenziali americane, e ci si chiede: quale sarà la reazione che tutto il mondo avrà se la vittoria andrà a McCain oppure a Obama?
Ci sembra abbastanza evidente che gli USA sono in un periodo di decadenza, pur essendo in un mondo unipolare, ed essendo gli USA la potenza che guida questo mondo.
Pare  che gli USA ricalchino la decadenza dell’impero britannico tra le due guerre.


Bisogna dire senza timore che grande responsabilità dell’attuale situazione ricade su G. W. Bush il quale non è riuscito a mobilitare tutti quegli Stati che avevano interesse a lottare contro il terrorismo islamista, e non solo. Il terrorismo non può essere buono se commette stragi contro i nostri avversari, e criminale se queste stragi colpiscono noi. Questo errore strategico è costato e costerà caro agli USA. Esisteva ed esiste una necessità di costruire una forte alleanza anti-espansionismo islamista, sulla scia di quanto ha fatto Roosvelt durante la seconda guerra mondiale: questa è la base da cui bisogna partire.
Ritorniamo a due candidati: da una parte McCain, con l’appoggio di “macellai” e “birrai”, e i settori meno abbienti (anche negli USA si sono trasformate le basi elettorali su cui si reggevano sia i repubblicani, sia i Democratici). La vittoria di uno dei due sarà basata sulla loro capacità d’intercettare i voti dei latino-americani e della classe operaia, tradizionalmente vicini ai Democratici; se McCain riuscirà a fare suoi questi settori la vittoria non potrà sfuggirgli.
Andiamo ad esaminare sommariamente questo Barack Hussein Obama: emerito sconosciuto che si presenta come candidato alla Presidenza degli Stati Uniti. Lo abbiamo trovato alle primarie Democratiche carico di milioni di dollari, costringendo Hillary Clinton a dilapidare il patrimonio del Partito Democratico e il suo personale; più andava in rosso il conto di Hillary Clinton più quello di Obama era florido. Dopo questa campagna per le primarie Obama si è presentato per la corsa alla Casa Bianca con vagonate di dollari, il suo staff non sa neanche come fare a spenderli tutti. C’è da aggiungere che Obama non ha neanche usufruito dei fondi federali che i candidati hanno a disposizione per la campagna elettorale. Solo i creduloni possono pensare che le vagonate di dollari di Obama siano raccolte attraverso le sottoscrizioni popolari. Dietro Obama  c’è George Soros , noto criminale speculatore, finanziatore delle più importanti reti di traffico di droga, a cominciare da Robert Vesco, braccio destro di Carlos Lehder Rivas del cartello di Medellin. Soros istigatore di tutti i gruppi terroristi, dall’UCK al tagliagola Saakashvili, ha creato tensioni in Kosovo, in Ucraina, nei Balcani, ha messo in ginocchio la sterlina, la moneta della Malesia e della Thailandia. Lo stesso Soros ha dato al partito Radicale transnazionale 50 miliardi di lire per la campagna “Bonino for President”. Va inoltre ricordato che Soros “ha donato” allo staff di Kerry, nel 2003-2004 per la campagna contro Bush, 23.581.000 di dollari: queste sono state noccioline rispetto a quanto sta investendo su Obama. È chiaro: se Obama dovesse vincere non sarebbe che un pupazzo nelle mani di Soros.
È facile prevedere che una politica estera ispirata da Soros farà scattare tutti i meccanismi per guerre prima localizzate nei Balcani, nel Caucaso, in Medio Oriente e successivamente una cascata di guerre in tutto il Pianeta; certamente non si tratta di essere degli sciamani per immaginare questi scenari.
01/11/2008
Germano Battilana