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Auguri Khazhimba

Il Presidente Raul Khazhimba, il giorno 25 settembre, ha assunto i pieni poteri di Presidente della Repubblica di Abkhazia.

Il Veneto Serenissimo Governo, erede e continuatore della storia, cultura e tradizioni della Veneta Serenissima Repubblica augura al Presidente dell’Abkhazia buon lavoro, nell’interesse del popolo abkhaso.

Il Veneto Serenissimo Governo esprime fraterna amicizia al popolo abkhaso e ai suoi dirigenti. Il popolo veneto e abkhaso sono accomunati da una lunga conoscenza, che si perde nei secoli: tutti e due hanno comuni origini nel Mar Nero, e hanno comuni interessi nella lotta contro il terrorismo, nelle sue molteplici espressioni, e lottano per la pace e per i diritti nazionali dei popoli ad avere un loro stato nel rispetto della loro storia, cultura e tradizioni.

Su questa linea il popolo abkhaso e i suoi dirigenti, il popolo veneto e i suoi dirigenti sapranno sviluppare i già buoni rapporti di amicizia e di interesse reciproco.

 

                                             Per il Veneto Serenissimo Governo

                                                 Il Presidente Luca Peroni

                                                 I Vicepresidenti Valerio Serraglia

                                                                            Andrea Viviani

                                                                            Demetrio Shlomo Yisrael Serraglia

 

 

Longarone, 28/09/14




NIR OZ: il kibbutz al confine con Gaza in cui la vita prevale sulla morte.

Mentre la nostalgia abita il mio corpo cerco di attraversarla per portare i ricordi nelle parole così che non restino a segnare l’assenza. Israele ogni volta mi lascia la pienezza di avere scoperto quanto viva posso essere mentre i miei piedi poggiano su di lei e nello stesso tempo mi insegna quanto l’assenza da lei può essere dolorosa. Imparo la vita, quella che altrove resta sempre incompleta, desidero ora trovare il modo di dirla. Ci provo dal fondo del mio ultimo attraversamento, da Nir Oz.

Nir Oz ci si presenta nei panni di uno dei suoi abitanti, è lui ad accompagnarci in un breve intensissimo viaggio attraverso la terradel kibbutz. Un uomo nodoso, vestito da lavoro, una maglietta bianca, pantalonicorti, sandali, un cappello in testa ad asciugare il sudore. La voceè intensa, parla in maniera fluente e partecipata, non ci sta spiegando, vive la descrizione. Ciò che mi colpisce sono le mani, nodose, callose, un paio di dita hanno mezza falange tagliata, sono mani che lavorano, che prendono con cura, si muovono sapienti quando ci fermiamo a ridosso di una piantagione di rimonim (melograni). Si avvicina ad un complicato intrico di tubi e pompe e ci spiega cosa sia la mancanza d’acqua,come sia possibile coltivare la terra arida del deserto attraverso un controllo preciso di ogni singola goccia. Le piante, basse e piene di frutti rossi sono impolverate, soltanto alcuni rami, quelli cresciuti dopo il conflitto, sono di un verde brillante e si protendono solitari verso l’alto, come se volessero separarsi dal resto della pianta, sofferente. Ci spiega che la polvere sarà un grande problema, mentre parla, la voce calda e arrotolata mescolata al vento, raccoglie una decina di frutti, apre un rubinetto e li lava per donarceli. Mi commuove questo gesto, ogni goccia di quell’acqua è più preziosa di un diamante della stessa grandezza e lui generosamente lava per noi questi frutti, lisci, sodi, succosi. Pochi chilometri da noi il villaggio di Khan Yunis, all’interno della striscia di Gaza da cui è stato scavato uno dei tunnel che esce proprio lì, a poche centinaia di metri da dove ci troviamo. Da quel villaggio sono piovute nella parte abitata del kibbutz 40 bombe nel corso dei 50 giorni di conflitto, sui campi coltivati, dove siamo, ne sono cadute 100. Si tratta di bombe di mortaio, non intercettabili dalla kipat barzel (conosciuto come Iron Dome). Gli abitanti del kibbutz avevano 15 secondi per mettersi al riparo e“quando vi trovavate sui campi come facevate?” non serve comprendere le parole con cui risponde, il gesto delle braccia che cingono la testa e la flessione delle gambe descrivono lo slancio al suolo, la preghiera, unica protezione. Il passaggio dei carri ha distrutto il raccolto ma in queste poche settimane si sono già dati da fare per piantare le patate al posto del grano così da avere comunque qualcosa. Nir Oz vive di agricoltura invernale, dai sui campi nel deserto vengono le verdure che in europa troviamo disponibili quando la terra da noi è ghiacciata. Lo ascolto, osservo l’espressione pacata del suo viso, il sorriso che si allarga dalla bocca agli occhi, luminosi e vitali colmi di una dolcezza che non so raccontare. Nel kibbutz vivono e lavorano 100 famiglie, 500 persone, circa 150 bambini. Vive lì da oltre 50 anni, ci sono stati momenti più tranquilli e momenti meno ma non hanno mai smesso di vivere,sviluppare tecniche di coltivazione sempre più progredite, nel rispetto della terra. Hanno anche un’industria di vernici fatte senza l’utilizzo di solventi chimici. La terra per queste persone è fondamentale, non sono disposti ad abbandonarla neppure sotto le bombe, non sono disposti a sfruttarla, la conoscono, la rispettano,la assecondano, la toccano… Lui ha lavorato sia come agricoltore che come operaio, negli ultimi anni ha cominciato ad andare in giro per il mondo a tenere lezioni e conferenze nelle quali gli viene chiesto di spiegare, condividere le conoscenze agricole maturate nel kibbutz. In Israele è piuttosto frequente incontrare persone, soprattutto nei kibbutz, che lavorano come agricoltori ed operai ma sono anche specialisti, persone in grado di tenere lozioni nelle università di tutto il mondo. La pacatezza delle sue parole ancora risuona dentro di me, in fondo il villaggio dal quale sono partiti alcuni degli attacchi più violenti, il villaggio nel quale è stato rapito l’ufficiale poi trovato morto nei tunnel, una montagnetta di terra dalla quale si apre un aggressione feroce condotta verso una comunità inerme e pacifica che poteva svegliarsi nella notte all’interno di una strage. In tutto questo neppure una parola di lamento, neppure una frase detta per fare provare pietà per alimentare una facile empatia,neppure una parola detta contro quelli che rendono la loro vita così difficile da richiedere l’assistenza psicologica continua per adulti e bambini. Neppure una volta ho visto passare sul volto segnato dal lavoro, nelle mani nodose e delicate che non soltanto hanno accolto ed ospitato azioni cortesi, ma anche la fatica, l’assenza d’acqua, la durezza di un lavoro distrutto da ricostruire interamente, nessun minimo accenno di ostilità. Quest’uomo mi ha insegnato a guardare dentro di me e riconoscere lamia rabbia, il mio risentimento, la mia diffidenza ed a confrontarmi con i limiti profondi che questi sentimenti segnano nella mia vita. Essere a Nir Oz mi ha insegnato che quando hai un lavoro in cui credi da compiere per una comunità che è la tua, sulla terra ostile che hai saputo rendere generosa con l’ingegno e con il lavoro non ti lamenti, combatti la guerra più vera e creativa, con ogni singola cellula VIVI. Nir Oz, 
14 settembre 2014 
Ariel Shmona Edith Besozzi 
http://www.amicidisraele.org/2014/09/nir-oz-il-kibbutz-al-confine-con-gaza-in-cui-la-vita-prevale-sulla-morte/



Iraq, Nigeria, IS: Comunità di Sant’Egidio riunite ad Anversa

Medio Oriente e Africa, Iraq e Nigeria, IS: se ne e’ parlato dal 7 al 9 settembre ad Anversa, in Belgio, sede del 28mo Incontro Internazionale dellaComunità di Sant’Egidio.

Dedicata al tema ‘La pace è il futuro’, la tre-giorni ha visto il presidente della Comunità Marco Impagliazzo affermare che “Le vittime della violenza vanno difese. Dopo il fallimento dell’Iraq, dove l’Europa e l’Occidentale non hanno capito per tempo che il disfacimento dello Stato avrebbe colpito soprattutto le minoranze e i settori piú fragili della popolazione, dobbiamo assolutamente evitare che un simile scenario si apra nel cuore dell’Africa”. Il vescovo di Anversa, mons. Johan Bonny, ha proposto che dai lavori emerga l’esigenza di “costruire una piattaforma comune di carattere morale e spirituale, sulla quale le religioni e le correnti di pensiero umanistiche si confrontino per promuovere ovunque la pace e la lotta alla violenza di matrice religiosa”. Da Anversa intanto l’Islam sunnita ha condannato le violenze jihadiste dello Stato islamico (IS) in Siria e nel nord dell’Iraq. Il Gran Mufti d’Egitto, Shawki Ibrahim Abdel-Karim Allam, a seguito della violenza che nel nord dell’Iraq ha portato alla uccisione di migliaia di civili innocenti il Gran Mufti ha dichiarato che “L’Isis è un pericolo per l’Islam”, dichiarandosi favorevole alla richiesta che i terroristi venissero ritenuti responsabili per i loro crimini, venendo consegnati alla giustizia. Il Gran Mufti d’Egitto, in carica dal febbraio 2013 e con alle spalle un lungo insegnamento all’università di al-Azhar, ha anche aggiunto che si tratta di “Un errore palese designare un gruppo terroristico come Stato islamico perché esso viola tutti i valori islamici, gli obiettivi più elevati della legge islamica così come i valori universali condivisi da tutta l’umanità”. Inoltre ha affermato che “Gruppi estremisti assetati di sangue sono un pericolo per l’Islam e distorcono la sua immagine. Hanno versato il sangue e diffondono la corruzione sulla terra, indebolendo le nazioni e dando la possibilità agli altri di distruggere noi e di intervenire nei nostri affari con il pretesto di combattere il terrorismo”.



Califfato e profughi

Califfato e profughi

Il vescovo Ghirelli: «Il dovere di proteggere la vita e la libertà delle persone. Chiediamo agli islamici presenti tra noi di prendere posizione pubblicamente contro le persecuzioni e gli atti di crudeltà»

Guardiamo cosa c’è dietro l’afflusso di profughi e immigrati via mare, dietro il numero ingente di giovani e di intere famiglie che dall’Africa e dall’Oriente sono entrati in Europa attraverso il "mare nostrum" nell’arco di un anno. Andiamo verso le centocinquantamila persone, entro l’anno arriveremo a quasi duecentomila. Certamente scopriremo non uno, ma una intera serie di conflitti drammatici, di problemi politici, di tensioni sociali. Per questo motivo si parla ormai di terza guerra mondiale in corso. Contemporaneamente all’azione di risposta immediata all’emergenza, la cosa più importante da fare è guardare al di là del mare. Il che significa guardare anche – di riflesso – in casa nostra: non solo nei luoghi della politica, non solo in quelli degli affari, ma anche nei nostri atteggiamenti, nei nostri cuori. Ciò che mi interpella più direttamente in fondo è la mia stessa difficoltà a percepire il problema e il pericolo. E’ fatalismo, è rassegnazione? Cosa mi sta capitando? Guardiamo, dunque, distinguendo anzitutto tra profughi – in cerca di asilo – e immigrati – in cerca di lavoro.
Le guerre dalle quali i profughi fuggono non sono fenomeni naturali. Chi le provoca? Per quali interessi? Quali sono esattamente i contendenti? E’ doveroso informarci e venire informati da chi sa. Anche questo settimanale diocesano è chiamato a fare la propria parte. Alcuni allarmi drammatici sono stati lanciati, al termine di questo terribile mese di agosto, da vescovi siriani e irakeni, sul palcoscenico del Meeting di Rimini.
 E’ stata lanciata la proposta di ripetere Domenica prossima, 7 settembre, la giornata di preghiera per la Siria e il Medio Oriente che facemmo un anno fa su invito di papa Francesco. Notiamo che nel frattempo il conflitto si è esteso e aggravato, anche se forse i politici sono diventati più circospetti, riconoscendo alcuni loro gravi errori. Il numero delle vittime comunque è in crescita; la persecuzione contro i cristiani si è estesa ad alcune minoranze religiose; la crudeltà e tracotanza delle bande armate hanno raggiunto il parossismo della bestialità. Di fronte alle azioni armate dell’ISIS, i popoli si appellano ai Governi e alle Autorità internazionali. Il mio parere è che dobbiamo essere esigenti con loro, come le coraggiose mamme dei soldati russi. Uomini politici, avete il dovere di proteggere e difendere non la supremazia, ma la vita e la libertà delle persone, altrimenti pagherete caro ogni silenzio e ogni atteggiamento di viltà.
E noi cittadini finiamola di pensare ad altro o di prendercela in blocco con gli stranieri. Chiediamo piuttosto agli islamici presenti tra noi di mostrarsi uomini d’onore, di prendere posizione pubblicamente contro le persecuzioni e gli atti di crudeltà. Altrimenti dovrebbero avere il coraggio di allontanarsi dalla nostra terra, perché nessuno vuole avere i nemici in casa. Sappiamo che sono intimiditi dagli integralisti, ma è arrivato il momento di rompere il circolo vizioso dei soprusi. 
La situazione è seria, mettiamoci tutti in moto senza tergiversare, superando sia il buonismo sia l’intolleranza.

Mons. Tommaso Ghirelli, vescovo di Imola



Viaggio in Israele del Ministro degli Esteri

Il Ministro degli Esteri del Veneto Serenissimo Governo Demetrio Shlomo Yisrael Serraglia sta partecipando al viaggio di solidarietà allo Stato d’Israele organizzato dall’Associazione Amici d’Israele di Milano.

Anteprima

Il Veneto Serenissimo Governo ritiene importante dimostrare la propria solidarietà allo Stato d’Israele anche sostenendo il turismo, e così tutti i settori dell’economia legati a questo importante settore. Questa è l’occasione per sottolineare che lo Stato d’Israele non solo è l’unica vera democrazia del medioriente ma, anche, una delle democrazie più avanzate dell’intero pianeta: i livelli di partecipazione alla vita pubblica, di libertà, di integrazione delle varie realtà, di innovazione tecnologica, di ricerca artistica, di produzione letteraria sono senza eguali in tutti gli altri Paesi del consesso internazionale.

Sostenere Israele e la sua economia significa sostenere la libertà e la vita contro l’annichilimento portato avanti dai vari fondamentalismi terroristici. Chi non si schiera senza sé e senza ma a favore dello Stato d’Israele sostiene oggettivamente la politica di morte portata avanti dai nazi-islamisti.

Invitiamo tutte le persone di buona volontà e tutti i sinceri democratici a visitare lo Stato d’Israele, preferibilmente senza affidarsi ai vari tour operator religiosi, così da rendersi pienamente conto di come un Popolo, con estrema determinazione e con amore per la vita, possa trasformare il deserto in un giardino fiorito.

Ufficio di Presidenza




A Venezia ho visto il film sugli indipendentisti: imbarazzante

Se la verità è quella che si legge su Facebook, ovvero che il film I have a dream (“Io ho un sogno”) che racconta dell’assalto del campanile da parte dei Serenissimi nel 1997 e nato dall’idea del regista Massimo Emilio Gobbi, è stato immediatamente ostacolato e censurato dalle istituzioni italiane, beh – per una volta – gli indipendentisti dovrebbero seriamente dire grazie a Roma. Imbarazzante è l’unico termine con il quale si può definire la prima presentazione pubblica del trailer di questo docufilm che ancora è in via di produzione e di cui non è stata fissata la data di uscita: l’appuntamento era per le 18 circa nella sala Burano dell’Hotel Excelsior, in piena Mostra del cinema di Venezia. La sala inizia a riempirsi solo un’ora dopo, quando il regista arriva scortato da quattro guardie del corpo e tra gli applausi (più simili a tifo da stadio) di chi si è accreditato per la “prima pubblica” del trailer. Ci sono alcuni dei “nuovi Serenissimi”, c’è Severino Contin – l’unico Serenissimo del 1997 – e molti indipendentisti che hanno abbandonato la manifestazione spontanea organizzata alle porte del celebre Hotel per assistere all’atteso teaser. In prima fila anche alcuni degli attori: chi è vestito in smoking e chi con gli abiti di scena (canotta aderente, pantaloni camo e una serie di portaoggetti militari che ricordano il celebre Rambo interpretato da Sylvester Stallone).

L’assistente del regista prende per primo la parola e introduce il montato (di 30 minuti) come un «corto». «Sbagliato», lo riprende immediatamente Gobbi, che parla al pubblico commosso: «Un regista non fa un film guardando all’incasso – dice – ma perché se lo sente». Parla della sua vita professionale, della sua interpretazione nel film Gomorra e accenna anche alla vicenda giudiziariache lo ha visto protagonista non più tardi di tre mesi fa (sulla questione scriveva il Mattino di Padova: “Il giudice monocratico lo ha condannato a nove mesi e dieci giorni: stando all’accusa avrebbe ideato una vera e propria truffa, aveva raccolto quote di partecipazione alla produzione del film tra i 13 e i 15 mila euro, raggirando chi gli aveva creduto. Si tratta di sei persone residenti tra Padova, Verona e Torino. Oltre a suddividersi i ricavi sui diritti della pellicola, i soci avrebbero anche avuto una parte tra il cast del film”). Poco male: lui rigetta le accuse parlando di pellicole indipendenti che non ricevono alcun contributo pubblico e le persone in sala gli dimostrano la loro vicinanza. Ci si alza in piedi, si battono le mani e a Gobbi scende qualche lacrima.

Poi, finalmente, si abbassano le luci in sala e ha inizio la proiezione. I primi – lunghi – minuti sono un’immagine quasi fissa di San Marco. Quasi, perché anche se l’inquadratura è uguale, si capisce che la ripresa è lunga dal movimento incostante delle acque che fanno oscillare la barca da cui viene registrato il paesaggio. Una voce narrante legge una lettera diplomatica datata 10 giugno 1784 a firma degli ambasciatori americani John Adams, Benjamin Franklin e Thomas Jefferson, che sanciscono il rapporto di stima e amicizia reciproca tra l’America e la Repubblica Serenissima. La colonna sonora è francese: all’inizio è un sottofondo, ma che diventa sempre più presente nel filmato al punto da coprire – in alcuni passaggi – la narrazione. E il resto non sarà meglio: si alternano le immagini storiche della cronaca dei giorni che hanno preceduto la presa del campanile. I telegiornali che davano la notizia delle interferenze “secessioniste” nei palinsesti anche nazionali, e i servizi che riprendevano i carabinieri intenti a smontare l’antenna issata nel bellunese e usata, dal Veneto Serenissimo Governo, per mandare i “messaggi indipendentisti”.

TankoC’è il Tanko del ’97 e quello del 2014. E poi le parti già girate “del film”, che altro non sono che tre riprese in tutto: prima un gruppo di ragazzi in chiesa che ritroviamo a camminare guardinghi nei boschi (chi siano questi, quattro ragazzi e una ragazza – interpretata da Erika Pizzo, tra gli arrestati del 2 aprile 2014- non è dato saperlo) infine due personaggi (uno è Rambo) che complottano qualcosa di non meglio definito seduti sui sedili anteriori della macchina armeggiando un mitra. I due forse interpretavano due Serenissimi, forse qualcun altro: non serve sforzarsi di capire, in ogni caso, perché da metà scena una scritta appare in sovraimpressione spiegando che tutto quello che si sta narrando è fantasia dell’autore, compresi i dialoghi che sono stati inventati. Il trailer procede con spezzoni di interviste raccolte dalla stampa locale e altre immagini di archivio. Infine Giorgio Napolitano, la cui voce viene coperta dai commenti urlati da alcuni del pubblico. Il regista inizia a far avanzare velocemente il filmato (si capirà poi che la sala doveva essere liberata) fino ad arrivare ad una più che imbarazzante sequenza sulloscanadalo Mose, introdotta dall’immagine storica del film “I dieci comandamenti” in cui Mosé divide le acque per creare una via di fuga al popolo (tra le due acque l’immagine delle paratie mobili). Giancarlo Galan, Orsoni e il regista che continua a fare scivolare velocemente i minuti del filmato. Poi si riaccendono le luci e il regista esce.

Supera l’ingresso dell’hotel e va a raccogliere gli applausi dei cinquanta o forse più manifestanti giunti da tutto il Veneto per sostenere il film: gonfaloni in mano, nessun simbolo di partito e indosso le magliette con il titolo del film. Dispiace per loro, perché le prime parole che gli riserva il regista sono di ammonizione: «La manifestazione spontanea è di mia responsabilità» e ringranziandoli chiede loro di «fare i bravi». La digos nel frattempo ha registrato il gruppo, riservandosi di controllare se tutta la manifestazione é proceduta in modo corretto. Qualche foto, qualche stretta di mano e poi via. Arrivederci alla prima.




Serenissimi: perché dopo 17 anni fare un film?

Apprendiamo dagli organi di stampa che è in presentazione un film sulla liberazione di Piazza San Marco a Venezia, avvenuta nel maggio del 1997. Il Veneto Serenissimo Governo, erede e continuatore della storia, cultura e tradizioni della Veneta Serenissima Repubblica nulla ha da condividere con tale iniziativa; diffida chiunque dall’usare, interpretare o falsificare fatti e le proprie strategie politiche, o strumentalizzare i membri dell’attuale governo per fini promozionali o di distorsione politica. Siamo certi che la pellicola in questione abbia finalità precise: raggruppare veri o presunti venetisti, e dare il via a future liste elettorali, per le prossime elezioni regionali italiane.

Il Veneto Serenissimo Governo inoltre ribadisce che nulla ha a che fare con gli avvenimenti dell’aprile 2014; nessun suo appartenente era implicato, nel contempo ha denunciato quest’iniziativa come una manovra provocatoria dei servizi italiani ed extraeuropei. Il film ne è la logica conseguenza (in maniera consapevole o inconsapevole).

Pertanto il Veneto Serenissimo Governo mette in guardia tutti i patrioti veneti contro qualsiasi provocazione, da qualunque parte essa provenga, e denuncia il tentativo di coinvolgerlo, come è ripetutamente avvenuto, da parte dei servizi italiani e extraeuropei.

Il Veneto Serenissimo Governo lotta per l’indipendenza totale della Veneta Patria.

Il Veneto Serenissimo Governo non è equidistante tra la Federazione Russa e gli USA, ma lotta fianco a fianco con tutti i popoli che si battono per la pace e la propria libertà. Questo fronte è guidato dalla Federazione Russa, da Israele, dall’Egitto; e ha come nemici il terrorismo e i suoi ispiratori e finanziatori.

Con ciò abbiamo detto tutto, in maniera chiara e inequivocabile.

 

Longarone 27 agosto 2014

 

Per il Veneto Serenissimo Governo

Ministro della Giustizia                                                     Ministro degli Interni

Andrea Viviani                                                           Valerio Serraglia




Eletto il presidente dell'Abkhazia


Al Presidente  della Repubblica di Abkhazia

Sua Eccellenza Raul Khadzhimba

 

I l Veneto Serenissimo Governo, erede e continuatore della storia, cultura e tradizioni della Veneta Serenissima Repubblica augura al nuovo Presidente della Repubblica di Abkhazia Sua Eccellenza Raul Khadzhimba buon lavoro, nell’interesse del popolo abkhaso. Il momento è critico in tutta l’area d’Europa, del Mediterraneo, del Medio Oriente e del Caucaso. I problemi da affrontare sono ardui e complessi, da far tremare i polsi, ma siamo certi che il Presidente dell’Abkhazia, il governo e il popolo assieme a tutti i loro amici  li sapranno superare, con la massima determinazione e coraggio, come hanno sempre dimostrato, nella loro esemplare storia.

A nome del popolo veneto esprimiamo solidarietà e vicinanza al fratello popolo abkhaso. Siamo nella stessa trincea, nella difesa delle nostre patrie, per la pace, la libertà e il diritto di gestire il nostro futuro. Il Veneto Serenissimo Governo è interessato a sviluppare e approfondire i già buoni rapporti esistenti, nell’interesse dei nostri rispettivi popoli.

 

Fraterni saluti

 

                                         Per il Veneto Serenissimo Governo

                                               Il Presidente   Luca Peroni

                                         I Vice presidenti  Valerio Serraglia

                                                                     Andrea Viviani

                                                                     Demetrio Shlomo Yisrael Serraglia

 

Longarone 25 agosto 2014




E’ lecito fermare la guerra?

Questo quesito è stato posto dal capo della Chiesa cattolica Bergoglio. A tale domanda non si può dare che una risposta: SI.

Ciò che è equivoco, nel suo discorso, è la continuazione: “fermare la guerra senza bombardare”.

Il capo della Chiesa cattolica ci deve spiegare come fare; entriamo nella prassi di Bergoglio, da quando è diventato Vescovo di Roma, limitandoci alle ultime settimane. Qualche tempo fa si è recato in Medio Oriente: ha pregato, ha parlato con varie personalità, ha invitato personalità politiche e religiose in Vaticano; altre preghiere, altri colloqui, altre promesse, altre riprese televisive, altre foto… Quali risultati? Si sono forse fermati i lanci di razzi di Hamas contro popolazioni civili in Israele? Si sono fermati i rapimenti e gli assassinii: NO.

Cosa dovevano fare gli israeliani, di qualsiasi fede religiosa? Circondare Gaza e pregare fino a farsi eliminare, uno a uno, con un colpo alla nuca (come sta avvenendo in Irak ?) o farsi eliminare in massa con un razzo?

Il Vescovo di Roma ha indicato un’altra strada: quella delle discussioni all’ONU. In 70 anni della sua recente storia l’ONU ha dimostrato la sua impotenza e incapacità di risolvere i vari conflitti; li ha solo posticipati, dalla Corea al Medio Oriente.

Qualsiasi organismo internazionale, per essere efficace e incisivo deve avere una base condivisa, e a quella base richiamarsi per risolvere le controversie, che costantemente si presentano.

I principi fondanti dell’ONU si ritrovano nel processo di Norimberga, dove si affermavano una serie di principi condivisi dalle potenze vincitrici della seconda guerra mondiale. Questi principi sono stati affossati da schemi ideologici ( guerra fredda ); sull’altare di questi schemi è stata sacrificata la giusta politica, che ha ispirato il processo di Norimberga: gran parte degli scienziati, tecnici, militari implicati con i crimini del Terzo Reich sono stati accolti a braccia aperte, e con tutti gli onori dagli USA, e con qualche eccezione, anche da altri stati!

In questo contesto si può dire che quanto indicato dal Veneto Serenissimo Governo nell’ultimo decennio corrisponde alla necessità di fermare il terrorismo, rispondendo colpo su colpo, fino a disarticolare i maggiori gruppi terroristici, per aprire un difficile ma non impossibile processo di pacificazione e libertà.

Quali dovrebbero essere questi principi su cui stabilire un’alleanza condivisa, per il progresso? I sette comandamenti, dal QUARTO al DECIMO, e da questi partire per sconfiggere il terrorismo che si basa su: l’idealismo e la metafisica, attraverso il materialismo e la dialettica.

“ Dio vede e provvede “: ciò è idealismo. “ Aiutati che il ciel ti aiuta “: ciò è dialettica.

La strada tracciata con ferma determinazione dal Veneto Serenissimo Governo è stata ed è difficile, ma si è dimostrata giusta e preveggente; in questa crisi planetaria diverse personalità per cultura, religione e formazione politica ( Putin, Netanyahu, Al Sisi ) si sono assunti il compito di fermare l’aggressività terroristica; nostro compito, e di tutti gli uomini e le donne libere, è di appoggiare, lottare ed essere al fianco di questi popoli ( russi, israeliani, egiziani ) e dei loro governi, che coraggiosamente stanno pagando un tributo di sangue e rovine, lottando per la libertà: la libertà si può ottenere soltanto con sacrifici.

Longarone 19 agosto 2014

Germano Battilana




Fermiamo l’aggressione USA ai popoli europei e del Mediterraneo

La situazione in Ucraina sta precipitando con il pericolo che questa crisi porti a degli sbocchi imprevedibili. Non è escluso che le continue provocazioni dei golpisti di Kiev portino ad un confronto armato di dimensioni imprevedibili.

Il Veneto Serenissimo Governo ha sempre denunciato l’attività provocatoria e aggressiva di Obama in Ucraina e nel Mediterraneo. L’amministrazione Obamaha promosso le cosiddette primavere arabe, ha guidato il colpo di stato in Ucraina contro il legittimo governo ucraino, ha appoggiato guidato e finanziato i criminali neonazisti di piazza Maidan creando in maniera scientifica la crisi già sperimentata nelle cosiddette primavere arabe, facendone ricadere i costi politici ed economici su l’Europa. In questo contesto non possiamo non ricordare i continui lutti delle popolazioni, le quali diventano, loro malgrado, vittime della politica imperialistica statunitense. Vista l’incapacità dei governi europei di sottrarsi all’egemonismo USA, spetta ai popoli prendere in mano il proprio destino per evitare una guerra all’interno dell’Europa e del bacino del Mediterraneo. Questo scenario, che il Veneto Serenissimo Governo ha costantemente monitorato e denunciato, indica come prioritaria la costituzione di un ampio fronte di Stati e Popoli contro la guerra, per la pace e il diritto all’autodeterminazione dei popoli. Il Veneto Serenissimo Governo vede nella Federazione Russa, nello Stato d’Israele e nella Repubblica Araba d’Egitto tre Stati a cui fare riferimento per uscire dell’escalation di violenza in cui il terrorismo internazionale vuole fare permanere l’intera umanità. Nel contempo il Veneto Serenissimo Governo chiede che la Federazione Russa, lo Stato d’Israele e la Repubblica Araba d’Egitto si facciano portavoce, in tutti i contesti internazionali, delle istanze di autodeterminazione del popolo Veneto e di tutti quei popoli che lottano per la libertà e contro il terrorismo, per far si che la logica della violenza non prevalga nella risoluzione delle dinamiche geopolitiche internazionali. Questi Stati hanno dimostrato con i fatti di lottare per la pace e la libertà dei popoli, e si sono schierati contro il terrorismo, i rigurgiti nazifascisti e l’egemonismo USA. Il Veneto Serenissimo Governo erede e continuatore della storia cultura e tradizioni della Veneta Serenissima Repubblica sta lottando per il diritto all’autodeterminazione del suo popolo ed è al fianco come sempre di chi lotta per la libertà e la pace. 

Longarone, 16 agosto 2014

 Il Veneto Serenissimo Governo 

Il Presidente Luca Peroni