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LA PAZIENZA DEL RAGNO

Una ragnatela con fili esilissimi. Apparentemente innocua. Illude le prede di poterla perforare e dilacerare con estrema facilità. Non è proprio cosi. Il ragno se ne sta nascosto. Rintanato. Invisibile. Può anche permettersi di assopirsi e di addormentarsi. Sopraggiunge una mosca. Incauta e presuntuosa. Cosa può temere da una ragnatela? Potrebbe servirle da amaca.   Un po’ di riposo non guasta. E poi ripartire. Invece quell’amaca è un’imboscata. E la mosca, con aria da sfida, vi rimane impigliata. Avvertito il pericolo mortale, vi si dimena. Con tutte le sue forze, sempre più infiacchite. Il ragno la sta adocchiando. Furbescamente. Cinicamente. Si divincoli pure. Di lì non uscirà viva. E la sua preda. E’il suo boccone ghiotto, atteso pazientemente




Riflessioni: “Io ebrea varesina, contro lo stupro e contro il terrorismo”

VARESE, 2 agosto 2014-Negli ultimi tempi mi capita di leggere spesso appelli alla pace più o meno brevi, per lo più scritti da donne, ed ogni volta penso che, da un lato, ovviamente, anche io desidero la pace, dall’altro mi chiedo quanto queste parole siano davvero per la pace o invece nella loro ambiguità non alimentino i conflitti.

Dire che la guerra ha una finalità sua propria e risponde a logiche di potere, che la alimentano e che non hanno senso se non per se stesse, è un modo come un altro per mettere questa cosa fuori di sé ed in questo modo non assumersene la responsabilità.

La guerra è fatta da persone, ed è un elemento che caratterizza (questo può piacerci o meno) la storia dell’umanità.

E’ possibile immaginare e quindi creare un mondo senza guerra? Io mi ostino a credere che lo sia, ma la mia risposta non può prescindere dal dire con parole chiare, alcune cose e soprattutto non può dirsi a partire da una presunta neutralità.

Ognuno di noi guarda gli avvenimenti, le persone, le situazioni a partire da sé, dalla propria storia, dalle proprie esperienze, dalla propria educazione e, si spera, dalla propria etica.

Alle persone è stato detto per molti secoli che esisteva un pensiero neutro, che, per esempio l’uso del maschile (che anche io adotto per comodità comunicativa) non era maschile ma era neutro, che tutto ciò che è stato pensato e teorizzato dagli uomini nel corso dei secoli valeva anche per le donne, ancora oggi alcuni sostengono sia così.

Nonostante molta elaborazione, la maggior parte delle donne fatica ad avere un punto di vista che non sia il frutto di questo pensiero “neutro universale”. Nella migliore delle ipotesi ce ne rendiamo conto guardando la difficoltà con la quale una donna riesce a dire “di sé” e “da sé”, fuori dagli schemi oppure, dentro gli schemi, ma senza paura. Nella peggiore delle ipotesi lo vediamo rappresentato dalle donne che inseguono un idea di emancipazione che annulla la loro identità in favore di una mascolinizazione particolarmente dei comportamenti, più che dell’estetica.

Ciò che contraddistingue in parte questo comportamento delle donne, siano esse in posizioni di potere, come in posizioni subordinate al potere, è la paura, e questo sentimento è il medesimo che determina le azioni del genere umano tutto, ed è anche il motivo per il quale si scatenano i conflitti, in generale

Come si esce da questa dinamica e cosa può modificare sostanzialmente questo modo? A mio avviso si esce da questa dinamica nel momento in cui si ha la consapevolezza di potersi difendere da un’eventuale aggressione, si sa che questa sarà l’estrema razio, ma si sa altrettanto bene che si hanno le condizioni per non essere più violate o violati.

Questo esclude la guerra? Purtroppo no, perché esiste una parte di umanità, che possiamo definire in maniera generale e generalizzando, quella che risponde ancora a logiche di dominio e di sottomissione, che assume identità nel momento in cui sopprime il proprio nemico oppure lo sottomette completamente.

Esiste un disequilibrio etico fondamentale tra chi reagisce per difendersi e chi ha nella soppressione del nemico il proprio scopo, per questo occorre fare un altro passaggio per poter costruire davvero la pace.

Forse se porto il ragionamento sul mio corpo rimane più facile da comprendere, faccio un esempio: sono una donna di quarantun anni, lavoro come impiegata in un paese europeo, ho un meraviglioso marito, una bella famiglia, amiche ed amici. Per lo più mi vesto secondo il mio gusto ed il mio umore. Vivo in maniera serena. Una sera, uscendo dal mio ufficio mi trovo a passare in una via poco frequentata ed un uomo mi si avvicina con i genitali esposti in evidente stato di eccitazione, io sono spaventata, la mia incolumità fisica è a rischio, cerco di cambiare strada ma quello mi segue e mi raggiunge, a questo punto, avendo ricevuto un addestramento all’autodifesa riesco a reagire e blocco il mio aggressore che finisce a terra ed inizia ad urlare di essere stato aggredito.

Nel frattempo arrivano delle persone che vedendo la scena (compresi i pantaloni aperti dell’aggressore) si dividono, una parte viene verso di me con l’intento di soccorrermi, un’altra parte viene verso di me aggredendomi verbalmente e chiama le forze dell’ordine per denunciarmi ascoltando le lamentale del mio aggressore e fingendo di non vedere “i pantaloni aperti”.

Vengo sottoposta a processo e poiché io sono uscita incolume dall’aggressione e soltanto i testimoni contro di me si presentano, vengo condannata a risarcire il mio potenziale stupratore.

A questo punto chiedo: per costruire la pace cosa avrei dovuto fare? Mi sarei dovuta far violentare?Forse avrei potuto dosare le mie forze ma, il mio pensiero in quel momento è stato “devo salvarmi e se non sono decisa nella reazione rischio di soccombere” o qualcosa di simile.

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Soldati israeliani

Allora, per risolvere il problema della violenza sulle donne basta che queste prendano lezioni di autodifesa? Secondo me no, non è giusto che le donne siano costrette ad imparare a difendersi, ancora meno credo serva che le donne facciano analisi e convegni per parlarne, credo piuttosto occorra cambiare radicalmente la mentalità maschile e che tutti(uomini e donne) vengano cresciuti nella consapevolezza che per essere persone non hanno bisogno di opprimere altre persone. Certo è un processo faticoso perché vuole dire che tutti i maschi devono assumere su loro stessi la gestione del problema della violenza sulle donne e che per questo motivo devono farsi carico d’insegnare, a quelli di loro che la fanno o la farebbero, a comportarsi e quindi pensare in un altro modo.

Una vera grande rivoluzione culturale!

Andando oltre ci sono una serie di elementi in questo esempio di cui occorre tenere conto, per esempio la necessità di partire almeno da una base etica condivisa, la necessità di riconoscere l’altro/a da sé senza voler necessariamente appropriarsene, volerlo trasformare e rendere uguale a se o sottometterlo.

Per questo motivo trovo fastidioso chi parla di pace in medio-oriente mettendo sullo stesso piano Israele ed i suoi aggressori, chi ignora tutti i conflitti in corso ma si sente chiamato a manifestare la propria indignazione nei confronti d’Israele, e, nello stesso modo, trovo fastidioso anche chi non prende una posizione chiara invocando la pace senza tenere conto della differenza enorme tra le parti in gioco.

Tornando alla vicenda personale, mi rendo conto del fatto che non tutte le persone che si sono fermate dopo la mia aggressione si sono messe dalla mia parte, perché?

Facciamo conto che siano in buona fede, lui era a terra ed io ero in piedi, fisicamente incolume (sicuramente non emotivamente), sono io l’aggressiva. Ma quando vedono i pantaloni aperti come giustificano l’aggressore?

Diranno che io non dovevo essere in quel posto a quell’ora da sola.

Ero in uscita dall’ufficio, non dovevo tornare a casa?

Probabilmente non mi sarei dovuta mettere la gonna, lunga ma… insomma sono io che ho provocato eccitamento nel maniaco.

A questo punto chiedo: come, perché?

La risposta sarà qualcosa di teoricamente indicibile: con il tuo esistere ed il tuo essere lì in quel momento, oppure peggio, in fondo le donne sono sempre un po’ troie!

Come si legittimano pensieri di questo tipo?

Nascono dalla paura del diverso da sé, chiunque esso/essa sia.

L’odio nei confronti del popolo ebraico è antico , quasi come l’odio di alcuni uomini e di alcune donne, nei confronti delle donne, assume differenti forme ma risponde sostanzialmente sempre alla stessa logica: odio gli ebrei perché sono altro da me ed in questo loro essere altro da me (esattamente come le donne per alcune ed alcuni) sono simili a me, ne ho bisogno , nello stesso tempo però non li/le capisco del tutto, secondo me ostentano la propria diversità, secondo me non vogliono conformarsi…e via così …

Stranamente chi sostiene la causa palestinese legittimando il terrorismo islamico, ha comportamenti molto violenti sia nel corso delle manifestazioni, sia negli scritti, dimostra fortissima aggressività sia fisica che verbale, si definisce pacifista ma i modi, i contenuti sono aggressivi, arrivando fino ad atti di vandalismo oltre alle usuali bandiere bruciate, evidenziando un risentimento ed un odio nei confronti di Israele, degli ebrei che è evidentemente radicato dentro di loro, che prescinde dalla situazione contingente.

Per lo più, nella mia esperienza, questi sono parte di una marginalità, si sentono esclusi od escluse dalle scelte politiche portate avanti dai propri stati, fanno parte spesso di una sinistra extraparlamentare agonizzante o di una estrema destra altrettanto moribonda che evidentemente tentano in tutti i modi di ricompattare, ognuna le proprie fila (quale evidente similitudine tra le due!) attraverso la modalità classica del nemico comune: l’ebreo, Israele.

Infine mi sembra utile sottolineare che, l’islamismo attuale, lo stesso che aggredisce Israele, è maschilista e macista e dimostra di avere lo stesso comportamento aggressivo sia nei confronti di Israele sia delle donne, per questo si assiste ( per esempio in Iran, Siria, Libia..) ad una sempre maggiore copertura del corpo femminile ed al controllo sulla vagina ed il piacere attraverso l’infibulazione oppure agli stupri di piazza come è accaduto in Egitto in occasione delle così dette primavere arabe.

Il terrorismo islamico e i manifestanti pro-Palestina sono due realtà assai differenti che hanno in comune un aumento esponenziale dei comportamenti aggressivi, la necessità di un credo forte ed assoluto (politico o religioso poco cambia) ma soprattutto dalla necessità di deresponsabilizzarsi per la condizione nella quale si trovano e che per questo cercano il nemico, il capro espiatorio.

Ma cosa centra questo con chi chiede la pace, chi si dissocia dalla guerra?

Il problema è che purtroppo non è possibile chiamarsi fuori da questa situazione, farlo significa legittimare l’aggressore, significa rinunciare alla possibilità di credere che sia possibile costruire la pace. Se vogliamo davvero fare in modo che le donne non siano costrette ad imparare l’autodifesa perché crediamo nell’umanità tutta e nella possibilità che gli uomini imparino a non aggredire le donne allora dobbiamo schierarci. Altrimenti obbligheremo per sempre il genere umano nella disperata condizione di non essere in grado di gestire i propri istinti e quindi legittimeremo un pezzo dopo l’altro il compimento dei peggiori abusi delle più atroci azioni.

Per questo deve essere chiaro che il fatto di difendersi non vuol dire essere colpevoli, il problema non è mio è dell’altro che deve compiere un lavoro su di sé ed imparare a relazionarsi a me senza aggredirmi, senza costringermi a difendermi. Fino a quando questo non sarà fatto ed io dovrò confrontarmi con il desideri di distruggermi, di eliminarmi, di sottomettermi allora potrò soltanto reagire per salvarmi la vita.

Chi aggredisce Israele con le armi come chi si scatena anche solo verbalmente contro Israele, se si guarda dentro fino in fondo si rende conto di essere preso da questo delirio, di volere soltanto azzerare queste differenze, di voler controllare ciò che non può essere controllato: l’altro da me.

Alcuni e alcune potrebbero dire che ad essere “violentati” sono i palestinesi, vero dai terroristi tra loro, da Hamas o da qualunque organizzazione cui affideranno le proprie sorti sapendo che lo farà sacrificando la loro vita pur di distruggere Israele.

Chi non sceglie la vita, prendendo una posizione, rinuncia alla cosa, secondo me, più bella ed importante per ogni essere umano, rinuncia alla propria parte di responsabilità, rinuncia al senso stesso dell’esistenza.

Ariel Shmona Edith Besozzi




Obama, che disastro Spinge Israele tra le braccia di Putin

Quella dei telefoni è in assoluto una delle immagini più ricorrenti nella narrazione degli accadimenti contemporanei in cui è convinta l’America.Non più semplice metafora delle relazioni tra gli snodi su cui corre la corrente delle cancellerie di tutto il globo, nell’era della Rete è interfaccia vera e propria del potere.

Dopo avere letto del voyeurismo telefonico della NSAadannodella cancellieraoavere ascoltato le trascrizioniclandestinedellanegoziatrice americana Victoria Nuland che inveisce contro l’Unione Europea, ecco che le immagini telefoniche tornano a popolare le cronache. Questa volta è ilMedio Oriente a regalarci l’immagine di una linea telefonica rovente – quella tra Gerusalemme e Washington, dove il legamestoricotraleamministrazioniamericane e Israelesembra soffrirepiùdel solito sotto la presidenza Obama. A una linea rovente fa da contrappunto la nuova linea rossa tra Putin e Netanyahu, paradigma di convergenze mediterranee in controtendenzarispetto alla strategia americana per il Mare Nostrum. A Gerusalemme la dottrina obamiana della democrazia a tutti i costi è sempre stata vissutaconcrescente sospetto. Democrazianonfa infatti rimaconstabilità, né consicurezza.Èper questo che la sistematica rimozione di autocrati secolari- ikemalisti inTurchia,Mubarak in Egitto, Gheddafi in Libia – ha lasciato sgomenti gli israeliani. Specie se nel frattempo Washington ha riaperto i canali di dialogo conTeheran,creandoscompiglio tra i Sauditi. Puntuali, le elezioni sono arrivate,come è arrivato l’avvento di gruppi islamisti come l’AK Party (Turchia) o la Fratellanza Musulmana (Egitto e, in parte, Libia). È bastato poco per capire che tragli ispirati discorsi diObama e la realtà lo scarto era notevole, che evocare la democrazia non bastava a dare nuovo benessere e che far rotolare le teste di qualche vecchio dittatore non portava né pace né pane. Anche in uno scacchiere complessoe spesso crudocomequellomediorientale, chi abbandona l’alleato di un tempo o contribuisce ad eliminarlo porta il marchio dell’ambiguità e inaffidabilità. È per questo che Israele, che non hamai reciso i legami con la Russia, preferisce rinsaldare i legamiconVladimir Putin anchementre impazzalacrisiucrainaeamericani ed europei ragionano su sanzioni più severe contro Mosca. Putin è un capo di Stato dal pugno di acciaio e con eccessi che fanno gridare allo scandalo molti benpensanti. Resta il fatto chequest’uomo, l’uomo che si fa ritrarrementre caccia tigri siberiane, ha due enormi atout. Ilprimo è che Putin agisce razionalmentee condecisionequandoindividuapericoli alle porte di casa in grado di contagiare la Russia: è razionale e non emotivo né in balìa dell’opinione pubblica. Come quando nell’arco di pochissime ore convinse Assadadesisteredall’inasprimentodella guerracivile,evitando il definitivo deflagrare della Siria in un pulviscolo di instabilità capace di incunearsi in tutto il Medioriente e inAsiaCentrale. Il tuttomentre in Occidente era in corso l’abituale contorsionismointellettuale sul da farsi. O comequando, mentre gliamericanidovevanoancora decidere come posizionarsi di fronte al colpo di coda dei militari egiziani di Al-Sisi, si precipitò a inviare consiglieri militari in Egitto. Il paradosso di questi giorni è che proprio ciò che turba l’opinione pubblica occidentale riguardo aVladimir Putin ne rafforza le credenzialiagliocchi di Netanyahu – ma anche di altri attorimediorientali. Il secondo atout di Putin è che non abbandona i proprialleati, fosseropure canaglie conclamate o imbarazzanti figuredegnedelle parodie di Sasha Baron Cohen, con ville lussuose e ricchezze pacchianamente esibite mentre la popolazione patisce la fame. Putin è costante, e la costanza è apprezzata in contesti difficili.Dunque: razionalità e affidabilità. Pare poco, ma in Medioriente è tutto. Altrimenti non c’è negoziato con l’Iran che tenga.

FONTE : LIBERO



Le strategie dell’ex Presidente della Georgia

Il giornale “ La Stampa “ di martedì 29 luglio 2014 ha pubblicato un’intervista all’ex-presidente della Georgia Mikheil Saakashvili. Quest’intervista chiarisce le posizioni di tale sub-imperialista e rappresenta uno scenario geo-politico esplicito, tracciando una linea di demarcazione tra chi lotta per i propri popoli e chi vuole instaurare le proprie dittature. Il Veneto Serenissimo Governo, erede e continuatore della storia, cultura e tradizioni della Veneta Serenissima Repubblica, è a fianco della Federazione Russa, di Israele, dell’Egitto e dell’Arabia Saudita, che tentano di portare a una risoluzione la crisi che si sta sviluppando in Medio Oriente, e per dare uno stato ai palestinesi; crisi che non investe solo la guerra tra Israele e terroristi di Hamas, ma coinvolge Siria, Iraq, Kurdistan e Libia. Lo scenario che presenta Saakashvili è la costruzione di un fronte antirusso, che ha come obbiettivo lo strangolamento economico della Federazione Russa, all’ interno del quale la Georgia vorrebbe:

1) rioccupare Abkhazia e Ossezia del Sud;
2) far diventare la Georgia importante, se non decisiva, per il transito degli oleodotti e dei gasdotti sul suo territorio, e poter ricattare politicamente l’Europa. Per far ciò le indicazioni che questo personaggio fornisce sono: stabilire rapporti d’amicizia con l’Iran; sostituire le forniture energetiche russe con quelle iraniane, integrate da quelle dell’Azerbaigian, del Turkmenistan e del Qatar. A fronte di queste considerazioni se ne devono trarre altre. Siamo di fronte a due blocchi: da una parte i popoli che lottano per costruire il proprio avvenire nel rispetto della loro storia, cultura e tradizioni, dall’altro un blocco politico-religioso che intende imporre le proprie dittature, vietando qualsiasi sviluppo della democrazia e del libero arbitrio. Quest’ultimo ha alla sua testa l’Iran, Il Qatar, la Turchia, Hamas, Hezbollah, Al Qaida, il califfato dell’Isis, Boko Haram, i neo-nazisti europei, i social-fascisti italiani nelle varie sigle dell’estremismo “di sinistra”. Il Veneto Serenissimo Governo è da sempre schierato contro le dittature di varia natura, e fa appello al popolo veneto e in particolare a tutti i suoi amici, vicini e lontani, per mettere in condizione di non nuocere chi si schiera, più o meno apertamente, con dittatori e terroristi. I nostri popoli, la nostra cultura, le nostre tradizioni sono in pericolo; il momento storico ci impone di reagire con la massima determinazione, e su questo saremo giudicati dai nostri popoli. Longarone, 29 luglio 2014 Il vice presidente del Veneto Serenissimo Governo Valerio Serraglia




Ancora sulla lotta contro il terrorismo

Leggo i comunicati del Veneto Serenissimo Governo a proposito della guerra tra Israele e Hamas. Comprendo e sostengo il loro contenuto, quando si dice di essere a fianco dello stato d’Israele. E’ una presa di posizione soggettiva; lo sforzo che si deve fare è diffondere questa posizione facendo capire che essa è una necessità oggettiva di tutti gli uomini e le donne che si identificano con la libertà di essere padroni “ del proprio destino”. Sempre più è palese che la guerra in Medio Oriente non è la guerra tra Israele e palestinesi, ma riguarda la lotta tra il terrorismo islamista, che ha la sua massima espressione nel califfato dell’Isis, Hamas, Boko Haram, talebani, Al Shabaab

e il resto del mondo. Questi terroristi non hanno come obbiettivo dare una patria ai palestinesi, bensì instaurare una dittatura religiosa, eliminando qualsiasi interpretazione del Corano, che non sia la loro. In tale contesto si può capire il perché vengano distrutti tutti i simboli che possono contrapporsi al loro dominio: statue buddiste in Afganistan, la moschea di Mosul, le chiese in Siria e in Iraq …., chiusura e distruzione dei luoghi di culto degli ebrei, costringere gli islamici e i non islamici a sottostare alla loro dittatura e a convertirsi. Per quanto riguarda i continui assedi alle sinagoghe in Europa, sono la logica conseguenza di quanto avviene in Medio Oriente. Chi si assume la responsabilità di assediare i luoghi di culto sono i degni allievi dei gruppi terroristi sopraccitati; nella cosiddetta costituzione del califfato c’è stato un salto di “qualità”: si è passati dal terrorismo ( creare terrore per indebolire la volontà di resistenza ) all’assassinio ( uccidere il nemico). Ecco il punto di congiunzione tra gli assassinii nei campi di concentramento commessi dal nazismo e gli assassinii compiuti dalle organizzazioni che si definiscono islamiche; bisogna fermare questi assassinii formando un vasto fronte che può e deve essere multietnico, multireligioso, multiculturale, che lotti contro tale deriva. Infatti vediamo che la Federazione Russa, Israele, Egitto, Arabia Saudita, Giordania… stanno creando le condizioni per fermare questi assassinii e far nascere una pur difficile convivenza nel pluralismo. Lo stato d’Israele è in prima fila e si sta assumendo gli oneri di questa lotta: la sua popolazione e il suo esercito stanno combattendo non solo per la propria sopravvivenza, ma per tutte le donne e tutti gli uomini che vogliono vivere padroni del proprio “destino”. Immense responsabilità di quanto sta avvenendo in Medio Oriente sono di Obama, che con il suo discorso al Cairo ha stimolato l’aggressività dei Fratelli Musulmani e dei loro alleati: Hamas ed Hezbollah. In questo contesto l’Europa politica dimostra la propria inconsistenza culturale, morale ed etica, senza idee e senza autonomia, sempre al seguito degli USA: vedi primavere arabe. L’espressione geografica Italia è ridicola, in mano a un affabulatore senza idee e senza piani, senza prospettive; considerato sul piano internazionale un caso clinico, affetto da dissociazione. Se il Veneto Serenissimo Governo riuscirà a trasmettere la sua giusta strategia in necessità di sopravvivenza per la società veneta avrà raggiunto l’obbiettivo di dare una patria al suo popolo Longarone 26 luglio 2014




Il Veneto Serenissimo Governo appoggia l'operazione antiterrorismo israeliana a Gaza

…o si è con Israele ed il suo diritto a difendersi per avere confini stabili e sicuri, o si è con le organizzazioni terroristiche nazi-islamiste…

Il Veneto Serenissimo Governo non può non prendere posizione rispetto all’operazione antiterrorismo portata avanti dallo Stato d’Israele nella striscia di Gaza.
È necessario premettere che questo non è un conflitto tra due stati né una guerra civile, ma è un’operazione militare svolta da uno Stato democratico (Israele è l’unica democrazia del medioriente) contro un’organizzazione terroristica (Hamas).
I bombardamenti mirati che le forze di difesa aeree d’Israele hanno fatto e stanno facendo a Gaza, e l’operazione di terra portata avanti dall’IDF, sono la reazione alle migliaia di missili lanciati da Hamas su tutte le città israeliane. Ricordiamo che Israele si è ritirato unilateralmente da Gaza nel 2005, lasciando sul campo tutte le infrastrutture che Hamas ha puntualmente distrutto perché fatte da ebrei.
Tutte le vittime civili “palestinesi” che quotidianamente i telegiornali e i quotidiani riportano sono responsabilità di Hamas. Evidenziamo che Hamas utilizza i civili come scudi umani, li condanna a morte se ascoltano gli appelli di Israele ad abbandonare le proprie abitazioni (utilizzate come nascondigli o rampe per i missili) prima dei bombardamenti, usa edifici pubblici (ospedali, asili, scuole, ecc.) come deposito di armi di vario genere, utilizza ambulanze ONU (pagate dalle nostre tasse) cariche di bambini per far muovere i propri miliziani all’interno della striscia.
Hamas utilizza i civili per difendere i propri missili, mentre Israele utilizza il proprio sistema antimissile per difendere i propri civili (arabi, ebrei o cristiani), Hamas utilizza i bunker per proteggere i propri missili e depositi di armi, mentre Israele utilizza i propri bunker per difendere i propri civili. Queste non sono differenze da poco sono differenze etiche fondamentali che differenziano uno Stato democratico che difende la vita (Israele), da un’organizzazione terroristica (Hamas) che fa della morte la propria aspirazione e ragione d’essere.
Quindi chi non capisce questi crimini dei nazi-islamisti di Hamas è oggettivamente complice di quanto sta avvenendo in Israele e non solo. Non dobbiamo mai dimenticare le numerose manifestazioni pro Hamas che avvengono in tutta Europa, in cui il grido “…a morte gli ebrei…” è lo slogan principale. In questa operazione antiterrorismo sono in gioco la nostra libertà e i diritti fondamentali dell’essere umano. Non capirlo ed esserne conseguenti significa essere complici delle nuove SS di Hamas. Dare voce alla disinformazione di Hamas e negare la verità storica che ha segnato la vita dello Stato d’Israele significa sporcarsi le mani con il sangue dei civili palestinesi che Hamas ha ucciso, e dei militari e civili israeliani caduti a causa del terrorismo.
Israele ha diritto a difendersi dal terrorismo come ne hanno avuto diritto da sempre tutti gli Stati e tutte le organizzazioni patriottiche, chiamare resistenti o partigiani i terroristi di Hamas significa infangare la memoria di tutti coloro che in Europa hanno combattuto contro il nazifascismo. Ricordiamoci che i “palestinesi” con il Gran Muftì di Gerusalemme e le sue Waffen SS erano alleati di Hitler, e che Hamas oggi ha come scopo principale l’eliminazione degli ebrei: nessuna differenza.
Quindi o si è con Israele ed il suo diritto a difendersi per avere confini stabili e sicuri, o si è con le organizzazioni terroristiche nazi-islamiste: il Veneto Serenissimo Governo è con Israele sia in Eretz Israel sia in diaspora, ed esprimiamo tutte le nostre condoglianze per i lutti che sta avendo Israele per questa battaglia che è anche la nostra. Altresì esprimiamo le nostre condoglianze per i civili palestinesi morti a causa del comportamento criminale di Hamas.
Questa operazione antiterrorismo potrebbe finire subito se i palestinesi e le loro organizzazioni politiche riconoscessero l’esistenza dello Stato d’Israele all’interno di confini stabili, sicuri e difendibili.
Longarone, 21 luglio 2014
per il Veneto Serenissimo Governo
Il Ministro degli Esteri
Demetrio Shlomo Yisrael Serraglia



Hamas: continua l’aggressione

Oggi, 15 luglio 2014 il Presidente dell’Egitto generale Al Sisi ha chiesto ad Israele e ad Hamas di fermare la guerra in atto, e di aprire una trattativa entro le prossime 48 h.

Il governo israeliano ha accettato, i terroristi di Hamas hanno ribadito che continueranno la guerra, fino all’annientamento di tutti gli ebrei d’Israele. Questi sono i fatti.

Tutti i sinceri democratici hanno capito, o stanno capendo, chi vuole la guerra in Medio Oriente; la necessità di sopravvivenza di Hamas sta nel portare al massacro i palestinesi. E nel contempo dare la possibilità ai servi sciocchi dell’antisemitismo di fare propaganda, falsificando la realtà oggettiva.

La politica di pace nella sicurezza è fondamentale, è decisiva in tutto il Mediterraneo Orientale, nel Mar Nero, e nel Medio Oriente.

In questi mesi è in atto un serio tentativo per fermare la guerra. La collaborazione tra il Presidente Wladimir Putin, il Premier Benjamin Netanyahu, il Presidente Al Sisi è fondamentale per bloccare il terrorismo in tutto il settore.

Questo terrorismo che sta attuando un’aggressione senza precedenti in Ucraina, nel Caucaso, in Irak, in Siria, a Gaza, in Libia, ha il fiato sul collo ed è senza via d’uscita. Bisogna porlo di fronte all’alternativa: “arrendersi o perire”. I palestinesi, se desiderano vivere in pace e tranquillità devono eliminare i terroristi, che li stanno portando al massacro, decidendo di vivere senza più conflitti con Israele.

Soltanto gli eredi del nazifascismo e del gran Mufti di Gerusalemme Hussein e i loro stupidi seguaci possono pensare di mistificare la realtà.

Venezia, 15 luglio 2014
il Vicepresidente

Valerio Serraglia




Assassinio di tre ragazzi Ebrei

Apprendiamo da Gerusalemme che criminali palestinesi hanno assassinato tre ragazzi ebrei ad Hebron. Di fronte a questo crimine il governo israeliano deve smantellare il gruppo terrorista di Hamas. Il Veneto Serenissimo Governo denuncia la complicità di Obama, di Kerry, dei governi europei per gli appoggi forniti ai terroristi palestinesi, libanesi, siriani, libici, ukraini, ceceni, georgiani… Il Veneto Serenissimo Governo fa appello alla Federazione Russa e al Presidente Putin perchè continui ad aiutare Israele a stabilizzare il Medioriente e il Mediterraneo.

Il Veneto Serenissimo Governo è addolorato per questo crimine; esprime tutto il suo appoggio al governo israeliano per quanto intende fare per punire chi si è macchiato di questo orrendo crimine e degli ispiratori e finanziatori.
Il Veneto Serenissimo Governo è come sempre a fianco dei fratelli israeliani e del suo Governo.
Mai più Masada e Shoah.
Longarone 30/06/2014
per il Veneto Serenissimo Governo
Luca Peroni
Valerio Serraglia
Andrea Viviani
Demetrio Shlomo Yisrael Serraglia



Ascolta la nuova trasmissione

Ascolta la nuova trasmissione su Radio Nazionale Veneta:




ARRENDERSI O PERIRE

Ennesima azione terroristica delle brigate Al Aqsa, braccio armato di Hamas: rapimento di tre ragazzi ebrei: Eyal, Gilad, Naftaly.

E’ evidente a tutti che questo è un gesto disperato di un gruppo terrorista (Hamas) che ormai è in un cul de sac; ha i giorni contati, è accerchiato e sotto assedio, i suoi amici “ fratelli musulmani” in Egitto sono fuori legge, il governo turco è fuori gioco, avendo fallito l’obbiettivo di assumere la leadership nel Mediterraneo Orientale, adesso è in  difficoltà nel proporsi come garante del passaggio delle condotte di gas e petrolio nel suo territorio.

Nel contempo è fallita la strategia di Obama di appoggiare e usare i fratelli musulmani, la Turchia, Hamas e i terroristi siriani per mettere in ginocchio Putin e Netanyahu.

L’alleanza tra Putin e Netanyahu regge e regge perché esistono interessi comuni politici, economici, e di lotta al terrorismo islamico. Tutto questo porterà a nuovi assetti nel Mediterraneo Orientale e in Medio Oriente.

Ritornando ai tre ragazzi rapiti da Hamas è nell’interesse dei palestinesi liberarli e disinnescare la mina pronta a esplodere. Questa potrebbe essere l’ultima occasione per risolvere per via diplomatica il contenzioso. Le condizioni sono sul tappeto da parecchio:solo il maldestro e inopportuno intervento dei dilettanti nordamericani ha complicato la situazione già difficile di per sé. Queste condizioni possono disinnescare la bomba mediorientale e far avanzare il processo di pace reale.

I punti sono i seguenti:

I° Smantellamento di Hamas e dei suoi bracci armati;

II° Istaurazione di rapporti diplomatici con Israele da parte di Libano, Siria, Anp;

III° Nessuna forza armata sotto controllo dell’ Anp, solo forze di sicurezza interne;

IV° Smantellamento di tutti i gruppi terroristi localizzati nel territorio sotto controllo dell’Anp;

V° Costruire un rapporto federale tra Giordania e Cisgiordania;

VI° Costruire un rapporto federale tra Egitto e Gaza.

 

 

                                                      Germano Battilana

Bassano del Grappa 22/06/2014