La Francia ancora una volta vende gli ebrei per i propri interessi
All’indomani della giornata della memoria in ricordo della Shoah (27 gennaio 2016) la Francia dimostra di non aver fatto memoria, di non aver capito nulla del proprio passato: non ha fatto memoria dell’Affaire Dreyfus (quando accusò un proprio capitano ebreo di spionaggio, utilizzando in questa accusa tutti i pregiudizi antigiudaici), non ha fatto memoria di quando collaborò con l’occupante nazista alla Shoah (il regime collaborazionista di Vichy e il rastrellamento del velodromo di Parigi il 16 e 17 luglio 1942 ne sono un esempio), non ha fatto memoria di quando venne ucciso il giovane ragazzo ebreo Ilan Halimi, ignora le cause degli attentati di Tolosa e Parigi, e di decine di altri episodi di antisemitismo.
Ma quindi qual’è stato questo episodio che dimostra che la Francia non ha fatto memoria e che si incammina verso l’assoggettamento totale all’Islam radicale? Ha deciso motu propri di rilanciare la cosiddetta soluzione dei due Stati in Israele, e se non ci saranno risultati riconoscerà l’espressione geografica definita come palestina. Ma con che faccia la Francia, la cosiddetta patria della democrazia, può minacciare l’unica democrazia del medioriente (Israele) perché riconosca uno stato ed un popolo strumentalmente inventati al solo scopo di distruggere Israele?
Ci troviamo di fronte all’icona del relativismo culturale, alla resa dell’occidente, alla negazione di ogni diritto. Se la risposta della Francia all’emigrazione dei propri cittadini ebrei è quella di sostenere coloro che vogliono l’eliminazione dello Stato d’Israele allora c’è un problema, bisogna come occidente ripensare seriamente a cosa ha prodotto la rivoluzione Francese, e se è un bene dichiararsi eredi di ciò che la Rivoluzione francese ha prodotto. Per essere chiari il giacobinismo e Napoleone non hanno fatto autocritica di ciò che fu il passato, ma lo hanno negato cancellandolo, cancellando ed abiurando la base etica su cui poteva essere riformata l’Europa, ovvero la base etica ebraico-cristiana derivante dai precetti noachici e da quelli mosaici. Quindi con il nuovo idolo illuministico e con il suo profeta Napoleone l’Europa è stata messa a ferro e fuoco, le peculiarità locali distrutte, le minoranze come quella ebraica emancipate ma al prezzo di doversi assimilare al potere dominante. Con il Bonapartismo si sono messe le basi per i totalitarismi che negano le libertà e la peculiarità dell’individuo: fascismo, nazismo, comunismo. E oggi l’erede più chiaro delle dittature che negano le libertà individuali è l’Islam. La rivoluzione francese ha prodotto un nuovo idolo, ovvero l’idolatria del laicismo fondata sul relativismo culturale; un laicismo che sdogana ogni tipo di cultura “esotica” anche se sanguinaria e violenta, ma estirpa tutto ciò che può ricondursi alle tradizioni ebraico cristiane che con i loro pregi e difetti hanno creato quello che è il miglior sistema di governo fin qui elaborato e sperimentato (ciò non vuol dire che non sia migliorabile, ma semplicemente che fino ad ora gli altri esperimenti di governo sono falliti).
Ed è proprio all’Islam che la Francia oggi dimostra di arrendersi a scapito dei propri cittadini e delle libertà di cui ritiene di essere portabandiera.
Ma basta studiare ed analizzare la storia della Francia per capire quanto sia strumentale questo suo appoggio alla cosiddetta causa palestinese. Se volesse realmente essere coerente con questa presunta difesa delle libertà dei popoli che rivendicano il diritto di decidere da sé il proprio destino prima di tutto si preoccuperebbe dei popoli veri e non di quelli inventati dalle lobby economiche islamiche. Perché la Francia non lascia che si autodeterminino i popoli Corsi, i Baschi, gli Occitani, i Bretoni? Perché la Francia non si fa carico dei propri impegni internazionali sottoscritti nel 1866 quando si assunse l’impegno di vigilare su un referendum per l’autodeterminazione del Popolo Veneto? O forse le pressioni economiche dell’Iran determinano l’agenda politica del Quai d’Orsay in Francia rendendo quindi una priorità il riconoscimento dello stato che non c’é: la palestina? Non dobbiamo dimenticarci che la minaccia francese ad Israele avviene all’indomani della visita del presidente iraniano Rohani. Dico che è una minaccia ad Israele perché non si pretende mai nulla dai leader palestinesi, ma si impongono ad Israele delle “soluzioni”. Il governo Hollande vende gli ebrei ai criminali che la minacciano, lo ha fatto la Francia nel velodromo di Parigi lo sta facendo la Francia ora.
Longarone 17 febbraio 2016