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Europa e crisi ucraina

La crisi ucraina si sta concludendo con gli stessi problemi di quando si è aperta, nel 2014.

La Federazione Russa aveva posto sul tavolo delle trattative, che bisogna ricordare: rientro della Crimea nella Federazione Russa, riconoscimento delle due entità autonome di Donetsk e Lugansk; proposte accettate da Francia, Germania, Federazione Russa e da Ucraina (accordi di Minsk 1 e 2).         

L’Ucraina si era impegnata a inserire nella sua costituzione le modifiche concordate. Ciò non è avvenuto, anzi il governo ucraino ha rafforzato il suo apparato militare ai confini dell’intero Donbass, costruendo una diga, a nord della Crimea, che impedisce il rifornimento idrico dell’intera Crimea, e nel contempo continuando una guerra a bassa intensità contro l’intero Donbass.

La non applicazione degli accordi di Minsk è da imputare al governo di Obama e alle sue pressioni su Kiev, creando continue provocazioni contro la Federazione Russa, nel tentativo di costringerla a intervenire. Tutto questo si è prolungato per 8 anni. Ci sono documenti e prove che a suo tempo saranno rese pubbliche, che l’esercito ucraino e i consiglieri americani stavano preparando, per l’estate 2022 un’aggressione contro le due repubbliche indipendenti di Donetsk e Lugansk, per annetterle all’Ucraina, ricalcando quanto già fatto dalla Georgia di Saakashvili contro l’Ossezia del sud, nel 2008.

Quali i risultati, alla luce di 8 anni di provocazioni? Migliaia di morti, distruzioni di strutture civili, industriali, agricoltura abbandonata, crisi economica a livello planetario, depauperamento dell’intera Europa, creato barriere tra i popoli per il futuro.

Chi ne ha tratto profitto? Tatticamente gli Stati Uniti, per un breve periodo, strategicamente la Cina, che da questa crisi ne trae e ne trarrà immensi guadagni. È riconosciuto da tutti che questa crisi impoverirà ulteriormente l’Europa, alla luce dei ricatti e degli accordi sottoscritti ultimamente dai governi europei. Non sarà né insignificante né breve il depauperamento, colpendo la quasi totalità dei popoli europei, allargando sempre di più la forbice tra i pochi ricchissimi e la massa dei poveri; avendo chiaro che questa crisi metterà fine alle classi intermedie.

In questo contesto, con le ridotte capacità di acquisto, vista la scarsa disponibilità finanziaria, i mercati europei saranno inondati da prodotti cinesi di scadente qualità, pericolosi per la salute, e tecnologicamente arretrati.

Non va dimenticato che il sistema distributivo cinese già dispone di un solido apparato commerciale sul territorio e di un sistema di trasporto tra i più efficienti e diversificati nel pianeta (Via della seta).

Quale futuro per l’Europa? Sembra ragionevole pensare che alla luce di quanto esposto la prossima crisi sarà tra l’Europa e gli Stati Uniti. Le forme e le caratteristiche di tale crisi si potranno delineare in base a chi guiderà il governo americano. i democratici, senza Biden, che molto probabilmente non riuscirà a terminare il suo mandato, per ovvi problemi di salute, o i repubblicani di Trump, con la riscoperta della dottrina Moore. In tutti i casi l’unica possibilità per l’Europa di sopravvivere è la collaborazione economica a tutti i livelli, tra i popoli d’Europa, dall’Atlantico a Vladivostok; con la disponibilità di materie energetiche, minerali e agricole dell’Europa dell’est e le capacità tecnologiche e di trasformazione dell’Europa dell’ovest tramutando il continente in un soggetto di primissima importanza, capace   di decidere il proprio destino.

Questo da un punto di vista economico non è ancora decisivo. Il problema centrale è la capacità di far convivere e collaborare le decine di etnie esistenti, partendo dall’evidente fallimento della globalizzazione, con le sue ripercussioni sociali e conseguente trasmigrazione di intere popolazioni e il loro girovagare senza fine. Ciò ovviamente era ed è il disegno dei presunti padroni del pianeta, i vari Bezos, Musk, Soros… Questo disegno sta dimostrando i suoi limiti, in quanto i popoli si stanno ribellando, cercando di mantenere la propria storia, cultura e tradizioni e cercando di vivere in un mondo felice, libero, plurale e democratico.

La base di partenza per tentare di risolvere questi immensi problemi sono gli accordi De Gasperi- Gruber.

Questo processo planetario ha subito un’accelerazione il 24/02/2022. l’esito di questa crisi sarà determinante per l’umanità in generale e in particolare per l’Europa.

Venezia-Longarone,18 aprile 2022

Il vicepresidente del Veneto Serenissimo Governo

Valerio Serraglia