1

Veneti votiamo SI, primo passo per la nostra libertà

Veneti votiamo SI, primo passo per la nostra libertà

Il 22 ottobre 2017 ci sarà il referendum per l’autonomia del Veneto, sicuramente a livello italiano è solo un referendum consultivo, ma per noi Veneti questo referendum ha un valore storico inestimabile, poiché il castello di sabbia italiano, frutto di un falso risorgimento e di una serie di guerre di aggressione, comincia a cadere.

Questo referendum sarà come una scintilla che incendia la prateria, e sarà il Popolo Veneto a dare il significato che riterrà più opportuno alla parola autonomia.

Il 22 ottobre è il 151° anniversario della truffa plebiscitaria del 1866, infatti nel 1866 il Veneto entrò a far parte dell’italia in modo illegale ed in violazione degli accordi internazionali che furono sottoscritti. L’italia con le armi in pugno addomesticò il risultato, a seguito di questo scempio le ricchezze venete furono sottratte, il Popolo Veneto fu costretto ad una diaspora dalle dimensioni bibliche, e il suolo Veneto divenne campo di battaglia di due conflitti mondiali, il tutto “arricchito” da un continuo e crescente genocidio culturale che ha tentato di farci dimenticare la nostra millenaria storia, cultura e tradizioni.

La libertà di un Popolo non cade in prescrizione! E come Veneto Serenissimo Governo, quando ci siamo ricostituiti nel 1987 abbiamo delineato come obbiettivo il rifacimento del referendum del 1866 e il 9 maggio 1997 con la liberazione di Piazza San Marco a Venezia abbiamo voluto portare la questione Veneto all’attenzione internazionale.

È evidente che solamente il referendum non basta per ottenere la libertà, bisogna muoversi a livello diplomatico, per fare in modo che a referendum vinto l’unico interlocutore non sia l’aguzzino italia, ma che il Veneto ritorni ad essere attore nel panorama internazionale.

È necessario che sullo svolgimento del referendum ci sia un controllo internazionale per evitare che si ripeta la truffa del 1866, quindi come Veneto Serenissimo Governo chiediamo che gli Stati esteri inviino degli osservatori per vigilare sull’andamento della consultazione.

Si parla del fatto che uno degli obbiettivi di questa consultazione sarebbe di ottenere lo Status del sud Tirolo, in merito a ciò è necessario ricordare che, gli accordi De Gasperi-Gruber, furono un trattato internazionale tra italia e Austria la cui piena applicazione è avvenuta solo decenni dopo. Comunque a noi come Veneto Serenissimo Governo può andare bene iniziare le trattative con lo Stato Italiano, sotto supervisione internazionale, sulla base degli accordi sottoscritti per il sud Tirolo, ciò nondimeno abbiamo ben chiaro che il nostro auspicio è la totale indipendenza del Veneto, anche se siamo consapevoli che le opzioni per lo Status del Veneto sono innumerevoli, quello che è certo: non vogliamo più essere una colonia italiana.

Come Veneto Serenissimo Governo ci appelliamo a tutti i patrioti Veneti perché diano la propria disponibilità nei comuni di residenza per fare gli scrutatori e i presidenti di seggio, e invitiamo tutti coloro che amano il Veneto a costituire dei comitati locali a supporto del referendum perché solo il Popolo Veneto potrà trasformare questa consultazione in un referendum per la libertà.

22 ottobre 2017

PARONI A CASA NOSTRA – Vota SI al Referendum Veneto

Per il Veneto Serenissimo Governo

il Responsabile del Rifacimento del Referendum del 1866

Demetrio Shlomo Yisrael Serraglia




Le ragioni di Gerusalemme capitale dello stato di Israele

RADIO NAZIONALE VENETA

Registrazione della conferenza:

Le ragioni di Gerusalemme

capitale dello stato di Israele
Domenica 7 marzo 2010 alle ore 22.00
Incontro tenutosi a Pordenone il 4 marzo 2010 con la partecipazione di

Rav. Elia Richetti e Rav. Itzhak David Margalit, Rabbino Capo

della comunità di Venezia e Rabbino Capo della comunità di Trieste

per ascoltare collegati al link riportato qui sotto:

http://www.radionazionaleveneta.org
Diventa FAN di Radio Nazionale Veneta su Facebook:

http://www.facebook.com/pages/Radio-Nazionale-Veneta/75000299988



Il fattore K nelle elezioni americane

il punto di Germano Battilana sulle elezioni USA

Mancano poche ore alle elezioni presidenziali americane, e ci si chiede: quale sarà la reazione che tutto il mondo avrà se la vittoria andrà a McCain oppure a Obama?
Ci sembra abbastanza evidente che gli USA sono in un periodo di decadenza, pur essendo in un mondo unipolare, ed essendo gli USA la potenza che guida questo mondo.
Pare  che gli USA ricalchino la decadenza dell’impero britannico tra le due guerre.


Bisogna dire senza timore che grande responsabilità dell’attuale situazione ricade su G. W. Bush il quale non è riuscito a mobilitare tutti quegli Stati che avevano interesse a lottare contro il terrorismo islamista, e non solo. Il terrorismo non può essere buono se commette stragi contro i nostri avversari, e criminale se queste stragi colpiscono noi. Questo errore strategico è costato e costerà caro agli USA. Esisteva ed esiste una necessità di costruire una forte alleanza anti-espansionismo islamista, sulla scia di quanto ha fatto Roosvelt durante la seconda guerra mondiale: questa è la base da cui bisogna partire.
Ritorniamo a due candidati: da una parte McCain, con l’appoggio di “macellai” e “birrai”, e i settori meno abbienti (anche negli USA si sono trasformate le basi elettorali su cui si reggevano sia i repubblicani, sia i Democratici). La vittoria di uno dei due sarà basata sulla loro capacità d’intercettare i voti dei latino-americani e della classe operaia, tradizionalmente vicini ai Democratici; se McCain riuscirà a fare suoi questi settori la vittoria non potrà sfuggirgli.
Andiamo ad esaminare sommariamente questo Barack Hussein Obama: emerito sconosciuto che si presenta come candidato alla Presidenza degli Stati Uniti. Lo abbiamo trovato alle primarie Democratiche carico di milioni di dollari, costringendo Hillary Clinton a dilapidare il patrimonio del Partito Democratico e il suo personale; più andava in rosso il conto di Hillary Clinton più quello di Obama era florido. Dopo questa campagna per le primarie Obama si è presentato per la corsa alla Casa Bianca con vagonate di dollari, il suo staff non sa neanche come fare a spenderli tutti. C’è da aggiungere che Obama non ha neanche usufruito dei fondi federali che i candidati hanno a disposizione per la campagna elettorale. Solo i creduloni possono pensare che le vagonate di dollari di Obama siano raccolte attraverso le sottoscrizioni popolari. Dietro Obama  c’è George Soros , noto criminale speculatore, finanziatore delle più importanti reti di traffico di droga, a cominciare da Robert Vesco, braccio destro di Carlos Lehder Rivas del cartello di Medellin. Soros istigatore di tutti i gruppi terroristi, dall’UCK al tagliagola Saakashvili, ha creato tensioni in Kosovo, in Ucraina, nei Balcani, ha messo in ginocchio la sterlina, la moneta della Malesia e della Thailandia. Lo stesso Soros ha dato al partito Radicale transnazionale 50 miliardi di lire per la campagna “Bonino for President”. Va inoltre ricordato che Soros “ha donato” allo staff di Kerry, nel 2003-2004 per la campagna contro Bush, 23.581.000 di dollari: queste sono state noccioline rispetto a quanto sta investendo su Obama. È chiaro: se Obama dovesse vincere non sarebbe che un pupazzo nelle mani di Soros.
È facile prevedere che una politica estera ispirata da Soros farà scattare tutti i meccanismi per guerre prima localizzate nei Balcani, nel Caucaso, in Medio Oriente e successivamente una cascata di guerre in tutto il Pianeta; certamente non si tratta di essere degli sciamani per immaginare questi scenari.
01/11/2008
Germano Battilana




La via Marciana per il Veneto o il cretinismo elettorale?

Cari Veneti, l’illusione di arrivare alla libertà della nostra Nazione seguendo la strada politico elettorale che lo stato italiano ci obbliga a seguire è soltanto una perdita di tempo e forze preziose, le quali potrebbero essere investite  per risolvere gli  ardui problemi di ordine economico sociale che rischiano di  far collassare la nostra già precaria quotidianità, per non parlare delle insormontabili problematiche globali che la classe dirigente degli ultimi 150 anni  ha fortemente contribuito a lasciarci in eredità.

In questi 30 anni di lotta autonomista, federalista o indipendentista che si voglia, abbiamo avuto anche il tempo per riflettere sulla questione, e mi sembra doveroso esprimere alcuni ragionamenti in merito visto che a mio avviso ci troviamo di fronte a momenti in cui i Veneti hanno poco tempo e devono decidere in maniera responsabile per il loro futuro. Come sappiamo benissimo l’Italia, come entità nazionale, non è mai esistita nella storia, tutt’al più è esistita la penisola italica: dopo la conversione dell’impero romano, ha avuto una semiunità religiosa sempre con le dovute differenze da popolazione a popolazione. Il fatto che il neonato stato italiano (fondamentalmente basato sulla figura di una casa reale indiscutibilmente senza prestigio ed assolutamente estranea alle tradizioni della penisola) sia nato e si sia sviluppato aggredendo tutte le popolazioni esistenti nella penisola italiana con la famosa scusa di quel periodo “dobbiamo unire l’Italia e cacciare lo straniero”, per mano di un manipolo di affiliati a società segrete al soldo dei vari imperialismi europei consoni alle solite loro lotte di potere, e al fine di spartirsi territori, o crearsi trampolini di lancio per le loro future scorribande colonialistiche dell’Africa, tutto ciò deve essere il punto di partenza per il nostro ragionamento.
Il grande inganno perpetrato dai progenitori dei vari partiti italiani attuali deve essere rigettato assolutamente da tutti coloro che si dichiarano per una qualsiasi lotta di “libertà” che è il baricentro di tutti i federalismi o delle autonomie che dir si voglia. Il Veneto, oramai è riconosciuto e riconoscibile: è quel lembo di territorio italiano dove la febbre autonomista è più radicata che mai, e questo sempre a mio  avviso è dovuto assolutamente alla memoria storica  ed al legame con le proprie tradizioni che ogni Veneto in qualche maniera ha ereditato e ricevuto dalle generazioni passate, testimoni assoluti di una libertà  e di un buon governo, durati per secoli. Oggi noi non dobbiamo più chiederci se e quanti Veneti siano per la libertà, e per la difesa dell’identità marciana, perché di ciò ne abbiamo avuto conferma positiva dall’entusiasmo e dalla condivisione popolare degli ideali 10 anni or sono durante la liberazione di piazza S Marco da parte del Veneto Serenissimo Governo; aggiungerei  poi che ogni persona può scoprirlo giornalmente per effetto del dialogo diretto che si può  intraprendere con i Veneti, confermato poi  anche a livello elettorale dai riscontri  che oramai sono una costante, non ultimi la consultazione sulla devolution e i referendum di Lamon ed Asiago ecc. Ora il problema che abbiamo è uscire dallo schema impostoci dallo stato occupante, ossia riconoscere che la legalità sta’ nel diritto del nostro popolo all’autodeterminazione e non certamente nel rincorrere qualche competizione elettorale che come abbiamo visto in questi 3 decenni non ha portato a niente, sebbene la voglia autonomista sia grande e di massimo rilievo nelle urne. Lo scopo di chi ci ha imposto istituzioni estranee alla nostra storia oltre 140 anni or sono è farci continuare in questa strada portando ad annichilire per sempre la nostra volontà di libertà. Tutti i vari partiti o movimenti che da anni inseguono il sogno di una qualche autonomia del Veneto devono capire questo passaggio importante, e rigettare così tutti i vari percorsi che lo stato occupante ci vuole indicare. Il nostro punto di partenza deve essere il 1866, ossia quel momento storico dove il Veneto aveva la possibilità di esprimere veramente la volontà della propria indipendenza e che ci è stato tolto con la forza e l’inganno dallo stesso stato, che ora a distanza di oltre un secolo e mezzo detta le regole per noi. Questo dobbiamo dirlo: l’occupazione è stata possibile anche grazie ai vari servi locali che in cambio di privilegi e prestigi personali non hanno perso un attimo per svendere la loro gente ingannando con vane promesse il loro popolo. Se noi partiamo dal presupposto che come popolo  abbiamo il diritto inalienabile riconosciuto oltre che da un diritto storico anche da organismi internazionali ai più alti livelli di avere la nostra forma di governo senza che nessuno decida per noi, diviene matematico che possiamo scegliere autonomamente anche la forma per arrivare all’indipendenza senza che ci venga imposta dall’entità che meno si addice, ossia l’occupante italiano. Sentir dire in questi giorni che i Veneti dovrebbero seguire la strada scozzese, perché di attualità finché non ritornerà in voga quella catalana oppure quella basca o irlandese aspettando i  nuovi sviluppi dei francofoni canadesi ecc  ecc  mi dà oramai il voltastomaco: possibile mai che i Veneti con la storia che hanno avuto non riescano una volta per tutte a selezionare la strada più consona per arrivare alla loro liberta? Il Veneto Serenissimo Governo oramai da venti anni lavora per questo, e senza ombra di dubbio è il movimento che a livello della penisola se non europeo degli ultimi decenni ha prodotto la più vasta mole di letteratura a riguardo, tracciando tattiche e strategie valide per la lotta dell’autodeterminazione Veneta e non solo, e questo è stato possibile solo percorrendo la strada della libertà ideologica e l’autonomia da qualsiasi partito italiano.
Dunque cari Veneti, non andiamo in cerca dei vari Haider di turno cui affidare il nostro futuro, che poi come abbiamo visto si confermano dei fuochi di paglia inesorabili, ma accettiamo di essere e di pensare da Veneti liberi, solo così si possono trovare la forza e la strada per arrivare all’indipendenza che ci aspetta.
Il Veneto Serenissimo Governo non vuol essere il capo esclusivo della lotta indipendentista e soprattutto non vuol essere un nuovo partito con ideologie le più in voga del momento, ma vuol essere principalmente quel mezzo per cui i Veneti ritrovino la loro consapevolezza e la loro voglia di lottare per lo scopo più nobile di qualsiasi popolo, ossia la sua libertà: è per questo che le sue porte sono e resteranno aperte per qualsiasi confronto che sia utile alla lotta patriottica, accettando o meglio incitando con forza tutti i Veneti di buona volontà a lavorare per preparare la classe dirigente della nuova Veneta Serenissima Repubblica, la più consona alla nostra storia e la più proiettata verso un futuro, sfida questa che non deve passare in secondo piano.
Se a qualcuno passa per la mente di farsi la fatidica domanda “che fare?”, io dico che la prima cosa è prendere coscienza di noi stessi denunciando apertamente la violazione del diritto internazionale che l‘Italia ha perpetrato nei confronti del Veneto dal 1866 ad oggi; nello stesso tempo dobbiamo dar prova al mondo intero che il Veneto non ha paura della competizione elettorale ed offrire all’Italia la possibilità
di mettersi in regola una volta per tutte con la sua coscienza, e soprattutto con il suo nefasto passato. Il rifacimento del referendum del 1866 offre tutto questo, con la novità amara per i vari partiti, e gli sempre pronti lacché locali, di uscire allo scoperto ed affrontare la realtà di fronte al consesso internazionale e soprattutto di fronte ai Veneti. Questo semplicissimo metodo di consultazione elettorale, in voga nelle più liberali democrazie attuali ha la possibilità di uscire dagli schemi predefiniti dallo stato usurpatore e di affrontare in un sol momento quale che sia la volontà dei Veneti, con l’aggiunta della garanzia internazionale; tutto questo deve essere svolto seguendo i crismi  e le regole che si dovevano attuare  e che sono venute a mancare per i motivi che conosciamo nel 1866.
Cari Veneti, l’illusione di arrivare alla libertà della nostra Nazione seguendo la strada politico elettorale che lo stato italiano ci obbliga a seguire è soltanto una perdita di tempo e forze preziose, le quali potrebbero essere investite  per risolvere gli  ardui problemi di ordine economico sociale che rischiano di  far collassare la nostra già precaria quotidianità, per non parlare delle insormontabili problematiche globali che la classe dirigente degli ultimi 150 anni  ha fortemente contribuito a lasciarci in eredità. Questi “bravi” governanti, eredi dei vari real-massoni e dei gerarchi guerrafondai del secolo scorso che non si soffermano “mai” sulle piccole cose si sono guardati bene dal tutelarsi nell’eterno futuro, inserendo nella loro fase costitutiva quella frase che è l’essenza della “democrazia” e della “libertà”, decantata sempre e soprattutto nelle varie campagne elettorali che ci illudono oramai ogni manciata di mesi, ossia: “La repubblica, ( italiana) è una e indivisibile” come a dire che già si sapeva della volontà popolare e dei loro inalienabili diritti. Questa piccola frase inserita a modo nel contesto statuario italiano ha dato e darà  la possibilità di azzerare qualsiasi sforzo politico che vada in direzione indipendentista. Il Veneto Serenissimo Governo è riuscito a scavalcare anche questa insidia trovando nel rifacimento del referendum truffa del 1866 la possibilità di avere una consultazione che non sia controllata da una delle controparti, bensì garantita e vigilata da organi internazionali come succede in tutti i processi di autodeterminazione degli ultimi anni.
Veneti, basta scimmiottare strade politiche che tra l’altro ben poco hanno portato alle loro popolazioni e prendete coscienza della vostra storia e delle vostre capacità, rigettate energicamente le solite illusioni della funesta municipalità provvisoria instaurata 200 anni or sono dal primo invasore del Veneto (Napoleone Bonaparte) ed ancora viva per mano di subdoli lacché sempre pronti a servire il padrone di turno, e date linfa al progetto di rifacimento del referendum truffa del 1866 promosso e difeso con forza dal Veneto Serenissimo Governo, unica e vera forza indipendentista che lotta per il ripristino della legalità marciana e del ritorno nel consesso internazionale della Nazione Veneta.

 

Il Vicepresidente Vicario Plenipotenziario
del Veneto Serenissimo Governo
Luca Peroni



Corrispondenza da Belgrado di Germano Battilana

Slobodan Milosevic ritorna nella sua amata Patria Serba

“Spirito Veneto”

Responsabile Redazionale Andrea Viviani

 

Questo pomeriggio (19/03/2006) si sono svolti i funerali del Presidente Slobodan Milosevic, più di 120.000 serbi e non hanno reso omaggio al loro Presidente. Si sono viste moltissime bandiere della nazione serba, poche quelle rosse.
In piazza e nel corteo era rappresentata tutta la società, non una società classista.
Il Partito Socialista Serbo ha compreso perfettamente che se non esistesse una nazione serba tutto il resto non potrebbe realizzarsi. Sembra che il Vicepresidente del Partito Socialista Serbo Milorad Vucelic abbia chiaro il da farsi: fermo restando che il Kosovo è Serbia; per quanto concerne la separazione del Montenegro potrebbe rivelarsi positiva per il mantenimento e il consolidamento dello Stato Serbo.
La nazione serba e il suo Popolo sono parte importante e decisiva nella lotta contro il terrorismo islamico.
Mi preme, a conclusione di questo resoconto, commentare quanto scritto sul “Corriere della Sera” del 17 marzo ’06 dalla pennivendola Elisabetta Rosaspina: quando, nella sua corrispondenza da Belgrado, irrideva le persone che andavano a rendere omaggio al loro Presidente, in quanto vecchie, e perché qualcuno di questi era scivolato, a causa delle pessime condizioni atmosferiche. Io non so se tale pennivendola c’era al Museo della Rivoluzione, o quanto tempo ci sia rimasta… o forse era troppo freddo per il suo “lavoro”? non si è accorta di quanti, al termine della giornata lavorativa sono andati a migliaia a rendere omaggio, trasbordando gli stessi servizi predisposti?
Comunque, cara signora Rosaspina, si ricordi che questi “vecchietti” che nel 2006 scivolavano, nel 1941-45 hanno combattuto e sconfitto i criminali nazifascisti e messo in fuga le “invincibili “divisioni” del regio esercito. Non è che forse qualche suo parente abbia partecipato all’aggressione del popolo Serbo?
Lasciamo che il Partito Socialista Serbo, insieme al Popolo Serbo, decidano i loro destini.
Pancevo, 19 marzo ’06
Germano Battilana




1866

Scopri come si svolsero i fatti del 1866

Firma e fai firmare per il rifacimento del Referendum truffa del 1866



SUGGERIMENTI PER LA RINASCITA ECONOMICA DEL VENETO

Brevi stralci del documento di proposta economica allegato alla Costituzione Veneta.

Il Veneto Serenissimo Governo con questo lavoro vuole dare le linee generali future per lo sviluppo socioeconomico della nostra Veneta Patria.
Il presente saggio va a conclusione di tutto questo lavoro iniziato molti anni or sono, nella speranza che l’impegno profuso dal Veneto Serenissimo Governo possa essere d’aiuto e sprono al nostro Popolo in questa difficile fase storica.
Non dobbiamo esaminare la storia in maniera astratta avendo come guida l’idealismo e la metafisica, ma estrarre in maniera il più possibile scientifica le ricette che noi ricercheremo per il Veneto, esse non possono non tenere conto della collocazione geografica, della storia, dell’economia e delle vocazioni commerciali.
Con la caduta della nostra amatissima Veneta Serenissima Repubblica, il 12 maggio 1797 ad opera di forze straniere, finiva un ciclo straordinario di armonioso sviluppo socioeconomico che raggiunse livelli oggi impensabili durato oltre 1200 anni.  La Serenissima puntò sempre all’apertura di nuovi mercati; all’accorta e inflessibile salvaguardia ambientale; e altre centinaia potrebbero essere gli esempi della politica economica e finanziaria fortemente innovativa attuata nei vari secoli di politica marciana.
Il XIX secolo per il popolo veneto comincia male, la presenza giacobino-napoleonica aveva depredato senza alcun ritegno tutte le ricchezze della nostra terra (per non parlare delle uccisioni e violenze perpetuate a danno della nostra gente).
Nel 1866 con l’occupazione italiano sabauda della nostra Veneta Patria, perpetuata attraverso un referendum farsa, fraudolento e al di fuori della legalità internazionale, la situazione civile-economica veneta precipita a livelli mai visti di povertà e degrado. Si arriva al punto che centinaia di migliaia di nostri fratelli spinti dai morsi della fame, dalla disperazione e dalla pellagra sono costretti ad emigrare in ogni angolo del mondo, e i numeri di questa diaspora sono di livello biblico.
Il novecento per il Popolo Veneto comincia ancor peggio: le avventure coloniali dello straccio-imperialismo italiano, la prima guerra mondiale che devasterà in maniera terribile tutte le Venezie, la dittatura fascista (con la cessione al Reich tedesco da parte della RSI della provincia Veneta di Belluno), e dulcis in fundo la satanica fornace della II guerra mondiale.
Il dopoguerra è durissimo, sotto tutti gli aspetti: il nostro popolo, nonostante lo si cerchi in tutte le maniere di dividerlo con ideologie partitiche che nulla hanno a che vedere con la nostra storia e tradizione, reagisce con lo spirito tipico dei veneti lavorando a testa bassa senza sosta e risparmio. Tutto questo avviene benché il Veneto manchi di qualsiasi direttiva e guida strategica da parte della casta politica, burocratica, imprenditoriale e culturale al potere. Nonostante il servilismo dei Quisling che ritengono di rappresentare il Veneto i risultati di Veneto si vedono, e sul finire degli anni ’50 per la nostra Veneta Patria comincia una grande rinascita economica fatta di tante piccole aziende operanti in ogni settore produttivo che prenderà particolare vigore negli anni 60-70 a cui viene dato il nome di modello Veneto in contrapposizione al cosiddetto triangolo industriale Torino-Genova-Milano, dove impera la grande industria.
Gli anni ’80 e la prima metà dei ’90 sono caratterizzati da un secondo quanto effimero “boom economico” che prenderà il nome di “miracolo del Nord-Est” dovuto sia alla ben nota voglia di lavorare ed impegnarsi, ma soprattutto ad una serie di fattori quali: favorevole congiuntura internazionale, le continue super svalutazioni monetarie, i paesi emergenti non ancora stabilizzati sul piano economico (che adesso ci danno filo da torcere), il fregarsene di marchi e brevetti altrui con evidenti plagi. La ricetta per continuare questo sgangherato sviluppo economico era molto semplice: bastava cementificare quel poco di verde rimasto, spartirsi appalti e prebende, invocare la costruzione di nuove strade (nessuno ha ancora spiegato dove farle passare, visto il disastro urbanistico), chiamare sempre più schiavi da ogni angolo del globo adducendo che non si trova più personale, aspettare qualche altra svalutazione monetarie, e il gioco è fatto.  I reiterati richiami, inviti, appelli, fatti per anni dal Veneto Serenissimo Governo affinché si cambiasse strada, prendendo spunto ed esempio dagli insegnamenti della nostra Veneta Serenissima Repubblica, sono caduti nel vuoto.  Questo gravissimo fatto mostra il terribile scollamento tra chi lotta, come il Veneto Serenissimo Governo, per dare un futuro dignitoso a questa nostra terra, e chi invece cerca ormai, completamente fuori dalla realtà storica, di sopravvivere puntando non sulla serietà del lavoro ed impegno, ma sulla protezione dello stato italiano, dimenticando che questa entità
artificiale è arrivata da tempo al capolinea e che vive alla giornata con miserie di ogni tipo. Il Veneto come il resto della società europea è giunto ad una svolta, questa si è determinata dal magma incandescente esploso dopo la caduta della Cortina di Ferro e dal conseguente annullamento degli accordi di Yalta, i quali stabilirono lo status quo in Europa. Un equilibrio sempre e comunque rispettato dalle due super potenze.
La caduta dei vecchi colonialismi, in particolare della Gran Bretagna e della Francia, ha liberato un’ulteriore serie di contraddizioni le quali, intrecciate alla caduta del mondo bipolare e all’affacciarsi di nuove potenziali superpotenze (Cina, India e Brasile), hanno scatenato ovviamente sconvolgimenti epocali.
L’Europa e le sue Nazioni hanno avuto un ruolo decisivo nel XIX secolo, in quanto possessori dei mezzi di produzione, degli approvvigionamenti e delle relative forze lavoro per gestirli. L’attuale classe dirigente economica e politica è vecchia e superata dalla storia, agisce con due secoli di ritardo, non può essere concorrenziale né sul piano produttivo né sul piano dei costi visto che è riuscita a svendere la sua tecnologia a diretti concorrenti.
Oggi 2005, come abbiamo già più volte scritto, il nostro Veneto si trova accerchiato da paesi emergenti sempre più battaglieri e capaci di cogliere ogni opportunità che il mercato gli offre.
Prima di passare al nucleo della nostra analisi è bene sottolineare alcuni punti chiave del processo economico del Veneto che verrà:
1- Ogni Paese deve produrre quello che gli è più consono.  Quello che le grandi potenze economiche non potranno mai riprodurre è il Veneto stesso con tutte le sue immense risorse: Venezia, Verona, Padova, Vicenza, Cortina, l’Altopiano di Asiago, il Lago di Garda, le Terme, le Spiagge, le Dolomiti, ecc.
2- Arrivare attraverso un piano complessivo e con svolte graduali a chiudere le esportazioni del nostro artigianato agricolo industriale. Le vendite dei prodotti della Veneta Serenissima Repubblica si fanno solo sul territorio della Repubblica con certificazione del marchio Veneto a prescindere dal valore. Questi e altri rapporti economici con i Paesi esteri non possono essere in funzione della richiesta ma in funzione delle necessità economiche e sociali della Veneta Serenissima Repubblica.
3- Riconversione totale dell’economia e bonifica del territorio.
4- Costruire un’economia legata al movimento turistico e a un sistema sanitario proiettato alla cura e riabilitazione degli “ammalati” di tutto il mondo.
5- Realizzare un sistema di produzione integrato ad un sistema agro-alimentare sanitario, avendo nel “made in Veneto” gli unici prodotti commerciali garantiti di qualità, quali arma vincente nel sistema agro-alimentare sanitario.
6- Sviluppo avanzato
della ricerca scientifica legata al territorio, alle sue dinamiche economiche e al servizio del nostro Popolo e della sua economia. È evidente che il sistema economico monetario UE – Euro non è in grado di soddisfare le necessità di ogni singolo Stato; in quanto qualsiasi persona, anche “ignorante dell’economia”, si rende conto che ad uno sviluppo ineguale corrisponde un sistema economico e monetario flessibile. La lira è entrata nell’euro abbondantemente sovrastimata.  Nessuna Nazione per quanto grande o per quanto piccola può sopravvivere al distorto concetto di globalizzazione e a un suo essere presente nei flussi economici del terzo millennio.
Il Veneto è intenzionato e deve, alla luce di quanto sopra elencato, fondere il suo sistema monetario agli USA, e favorire tutti i legami che sul piano economico possano favorire questa scelta. Non è il caso di entrare nei dettagli di possibili integrazioni e non agganci tra il dollaro e una eventuale moneta Veneta, comunque questo ha come presupposto che il dollaro abbia libera circolazione nella nostra Nazione. Questa scelta in politica monetaria dovrà avere dei risvolti anche sul piano della Difesa, in un rapporto specifico tra la VSR e gli USA con un sistema di difesa integrato (ordine interno, difesa globale del confine territoriale e marittimo, partecipazione a missioni di contenimento e ricerca del terrorismo internazionale), il tutto da qualificare e quantificare in specifici colloqui e trattative.

Venezia, 21 ottobre 2005

————————————————————-

Per una completa documentazione potete ordinare il volume:

"SUGGERIMENTI PER LA RINASCITA ECONOMICA DEL VENETO" ed. VSG 2005 – 10,00 €

Scrivendo direttamente al Veneto Serenissimo Govermo.



Intensifichiamo la lotta contro Satana

L’unica forma di analisi che può aprire una strada di liberazione è l’utilizzo del materialismo storico e dialettico.
Valerio Serraglia


La lotta da parte dei movimenti di liberazione deve oltre ad avere una legittimazione storica, deve essere in grado di avere strumenti adeguati di analisi. In questo contesto bisogna eliminare la metafisica e l’idealismo tipico di una concezione piccolo borghese, adatta a chi pensa che la storia si fa spostando bandierine su carte geografiche. L’unica forma di analisi che può aprire una strada di liberazione è l’utilizzo del materialismo storico e dialettico. La metafisica e l’idealismo sono nemici mortali dei Popoli oppressi in quanto deprimono e stroncano la determinazione degli oppressi a liberarsi, insinuando l’idea che tutto è determinato e che tutto sfocerà in una società ideale, tutto questo avverrà a prescindere dalla lotta dei Popoli, anzi la lotta degli oppressi diventa un elemento negativo e un ostacolo. Ma questa metastasi va ben oltre i regimi centralcolonialisti, riceve un supporto,  una copertura e un avvallo da parte delle gerarchie Vaticane.
Quei settori che sono sotto l’influenza di Satana fanno di tutto per far dimenticare che Gesù è salito sul Golgota, ed ha accettato la crocifissione, non per salvare l’umanità ma per dare la possibilità all’umanità di salvarsi: questo è decisivo ed è una linea di contrapposizione tra Satana e Gesù. Gesù ci ha fornito del nostro libero arbitrio, ci ha costretti a rapportarci e a confrontarci con i nostri fratelli, con la natura, con la storia, in sostanza con il bene e con il male.
I Cristiani sono soldati di Dio e ne devono essere conseguenti, non devono avere timore di salire sul Golgota, e non devono sottrarsi quando bisogna scacciare i mercanti dal tempio.
I cattolici devono ribellarsi quando sentono l’odore di zolfo. Gesù ci ha dato il nostro libero arbitrio non per obbedire passivamente, ma per essere in grado di assumerci le nostre responsabilità, non importa il colore del loro vestito questo non è una corazza impenetrabile. Molto spesso il Re è nudo basta guardarlo in profondità.
La lotta per il raggiungimento dei nostri diritti nazionali, e non solo, si intreccia con la lotta contro il maligno e la nostra nuova crociata.
La lotta contro il male intrapresa da Ronald Regan e da Bush padre e figlio è una pietra miliare nella lotta contro Satana, e ne vedremo gli effetti negli anni a venire.
Ronald Regan e Bush padre e figlio hanno e stanno inserendo la loro lotta nella scia di Marcantonio Bragadin  e di Beato Marco d’Aviano.
Noi Veneti abbiamo tra il nostro Popolo  un fulgido eroe, un martire della cristianità, un esempio da prendere come modello: Marcantonio Bragadin, che per la libertà dell’Europa e per la cristianità è stato spellato vivo dai mussulmani, non cedendo ai ricatti di una delle manifestazioni terrene di Satana (l’islam), ha così seguito l’esempio di nostro Signore Gesù Cristo, Famagosta è stata per Bragadin il Golgota.

 

Segretario Generale agli Affari Esteri
Valerio Serraglia




L’esercito di leva, il Veneto e la lotta al Terrorismo

"Il Veneto Serenissimo Governo, coerentemente con tutta la propria plurimillenaria storia ritiene, opportuno l’introduzione nei Veneti territori di un servizio di leva obbligatoria sia maschile che femminile con funzioni di difesa territoriale, e nel contempo è disponibile al comando congiunto di queste milizie territoriali con le autorità militari. È prioritaria la politica di avere un popolo in armi e pronto a difendersi."


La Cristianità e l’occidente si trovano di fronte ad un bivio: o resistere o soccombere all’islam. La politica del porgere l’altra guancia condurrà alla sconfitta sicura, l’islam non ha pietà verso coloro che mediano o si arrendono, questo ci è dimostrato dalla storia.
L’Italia, quando è venuto il momento di alzare la guardia e vigilare, che ha fatto? Ha iniziato a smantellare il proprio esercito, prima istituendo il servizio civile poi eliminando il servizio militare di leva, ha così istituito un esercito detto di professionisti che presto diverrà di mercenari.
La Veneta Nazione è come sappiamo sotto occupazione da parte dello Stato Italiano e questo stato di occupazione non consente alla Veneta Serenissima Repubblica di esercitare il proprio diritto all’autodifesa. Il Veneto Serenissimo Governo ha negli anni espresso il proprio timore a riguardo l’incolumità del proprio Popolo, ritenendo responsabile di questo i governanti italiani.
Il servizio di leva ha da sempre garantito la difesa territoriale, ovvero la coscienza dei soldati di difendere la propria terra e le proprie famiglie (non una fantomatica Italia o uno straccio tricolore).
Il Veneto Serenissimo Governo è altresì cosciente che la coerenza italiana viene in secondo piano rispetto al pericolo islam e quindi ritiene utile riaffermare la propria adesione responsabile alla Coalizione che lotta contro il terrorismo globale.
È inutile nascondere la realtà ma la terza guerra mondiale è già iniziata, ed è necessario fare un’analisi della realtà senza farsi prendere da sentimentalismi ed emotività, anche nella seconda guerra mondiale forze antitetiche si sono alleate per sconfiggere il pericolo nazista. Se non si capisce questo si è destinati alla sconfitta, gli sterili idealismi alla fine diventano complicità (in questo caso con chi vuole la distruzione della civiltà occidentale: l’islam).
Il Veneto Serenissimo Governo non rinuncia a lottare per l’indipendenza della Veneta Patria, ma la sconfitta dell’islam va di pari passo con il processo di autodeterminazione della Veneta Nazione.
I movimenti che dicono di lottare per l’indipendenza e non fanno un’analisi scientifica sono al di fuori del processo storico. C’è chi critica la nostra alleanza con USA, Israele e la Coalizione che lotta contro il terrorismo globale senza voler capire che a noi interessa l’indipendenza ma anche il conservare la nostra storia, cultura e tradizioni.
Sarebbe facile ottenere appoggi, come già fanno molti altri movimenti di liberazione, dall’internazionale islamica ma noi non vogliamo che la Veneta Serenissima Repubblica divenga parte di un califfato.
Chi si ostina a criticare la lotta all’islam è esclusivamente un complice di chi ha causato l’11 settembre 2001 a New York, l’11 marzo 2003 a Madrid, e dei criminali della scuola di Beslan.
Noi nel Veneto Serenissimo Governo rimarremo sempre in prima linea a combattere l’internazionale islamica e i suoi lacchè che vogliono mortificare l’occidente e la cristianità tutta. Non di meno rimaniamo un movimento di liberazione ed in questo quadro agiamo solo negli interessi del nostro Popolo.
Il Veneto Serenissimo Governo a fronte di tutto ciò che ha qui sopra affermato, coerentemente con tutta la propria plurimillenaria storia tende una mano all’Italia nella comune lotta al terrorismo islamico; ritiene opportuno l’introduzione nei Veneti territori di un servizio di leva obbligatoria sia maschile che femminile con funzioni di difesa territoriale, nel contempo è disponibile al comando congiunto di queste milizie territoriali con le autorità militari. È necessaria la politica di avere un popolo in armi e pronto a difendersi. Il governo italiano è invitato a prendere in seria considerazione quanto detto perché se succedesse un 11 settembre in Veneto il Veneto Serenissimo Governo riterrà l’Italia direttamente responsabile, nonché complice del terrorismo islamico dato che ha abbassato la guardia non accogliendo la nostra offerta di aiuto.

Il Corriere di Gabinetto
Demetrio Serraglia



Sar-El

Invito del VSG a partecipare al programma Sar-El.

 

Migliaia di volontari di tutto il mondo soggiornano per 2 – 3 settimane nelle basi delle Forze di Difesa Israeliane (IDF). Piegano paracaduti, oliano fucili, lavano pentole, aiutano in cucina e alleggeriscono i compiti dei soldati israeliani.
Storia di un gruppo nato più di vent’anni fa. Sar-El (abbreviazione di Sherùt LeIsraèl, Servizio per Israele) è nato nel 1983 all’indomani della guerra durante la quale vennero occupate le alture del Golan. Ha sedi in 30 paesi e ha portato in Israele oltre 85 mila volontari da tutto il mondo. Il 6 per cento dei quali ha deciso di trasferirsi definitivamente in Israele. Al programma possono partecipare persone di tutte le età anche i non ebrei. A volte vengono chieste referenze da parte di qualche esponente della comunità giudaica.
I volontari Sar-El nel 2003 sono stati in tutto 4.058. Di questi, 2.124 maschi e 1.934 femmine; 1.417 avevano meno di 25 anni; 703 erano nella fascia tra i 25 e i 45, 1.345 tra i 46 e i 65 e 593 avevano superato i 65 anni. E se la maggior parte dei volontari (3.545) del 2003 era di religione ebraica, 513 erano non ebrei. Interessante anche la provenienza geografica. La maggior parte dei volontari arrivava dalla Francia (1.161) e dagli Usa (1.178), 62 australiani, 370 russi e anche un marocchino. Le informazioni si possono reperire sul sito www.sar-el.org.
Di seguito riportiamo due dichiarazioni di due volontari:
Daniela, un’italiana: “A volte sono critica con Israele, ma mi sembrava giusto venire qui a testimoniare l’importanza che questo paese ha per me e conquistarmi il diritto a esprimere i miei dubbi”.
Steve, ex militare americano:”Io voglio stabilirmi in Israele. Perché la guerra contro il terrorismo si potrà vincere o perdere soltanto qui”.