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L’Islam e la Cristianità

E’ dovere di ogni uomo e donna liberi lottare con qualsiasi mezzo contro la scellerata politica dell’espansionismo islamico, ed è altresì un obbligo morale per i cristiani schierarsi a fianco dei cugini ebrei per la difesa dei luoghi santi.

 

 

Dobbiamo porci un interrogativo di fronte al dilagare dell’espansionismo islamico ritornato prepotentemente all’attacco, e che di fatto l’occidente non sa controbattere adeguatamente: "come contrastare questo pericolo mortale che minaccia tutte le persone libere?" Non è un anacronismo affermare che c’è la necessità di una nuova crociata che blocchi per sempre gli stati islamici e i movimenti fondamentalisti che come politica hanno l’espansionismo a danno dell’occidente cristiano e la conversione forzata di chi non professa la fede del profeta. E’ dovere di ogni uomo e donna liberi lottare con qualsiasi mezzo contro la scellerata politica dell’espansionismo islamico, ed è altresì un obbligo morale per i cristiani schierarsi a fianco dei cugini ebrei per la difesa dei luoghi santi.
Non bisogna dimenticare che l’islam ha occupato tre dei cinque patriarcati originati dalla chiesa (Alessandria, Antiochia, Costantinopoli), ne tiene uno sotto assedio (Gerusalemme), e il patriarcato di Roma si sta autodisgregando: è dovere di ogni cristiano far sì che questi ritornino alle loro antiche radici. Se la chiesa non farà niente per difendersi starà al popolo e a chi si riconosce nei principi del cristianesimo fare quanto è nelle proprie possibilità per riportare questa millenaria istituzione nei binari della dottrina cristiana. I segnali che provengono dalla Città del Vaticano sono preoccupanti, sta a chi di dovere dimostrare che ciò che la Chiesa rappresenta non sarà venduto a chicchessia.
Gli immigrati mandati nelle nostre terre sono la quinta colonna dell’espansionismo islamico, la nuova arma è la bomba demografica usata per sovvertire il rapporto numerico all’interno delle popolazioni occidentali, è necessario e vitale colpire quegli stati e organizzazioni che sono fautori di questa politica. Sta ad ogni governo fare la propria parte per respingere l’invasione islamica e difendere la propria gente, storia e tradizioni. I governi che non si muoveranno di fronte a questo pericolo ne risponderanno alle proprie genti e davanti al tribunale della storia che nei suoi giudizi non ammette appelli. Il Veneto Serenissimo Governo, seguendo le tradizioni della Veneta Serenissima Repubblica di cui è l’unico erede e continuatore, farà quanto è nelle proprie possibilità per contrastare l’aggressività islamica. Oggi come a Lepanto dobbiamo senza nessun tentennamento difenderci da chi sta minacciando la nostra incolumità: l’espansionismo islamico.
Chi reprime la libertà del Popolo Veneto che da sempre è stato un baluardo a difesa della cristianità e dell’Europa tutta, non può che essere un complice degli stati che sovvenzionano il terrorismo quale avanguardia dell’espansionismo islamico. La rinascita della Veneta Serenissima Repubblica non potrà che essere salutare al mondo occidentale. Non si può far finta di non vedere quale sia la realtà dei fatti: l’occidente rischia di diventare una fortezza assediata come lo era Famagosta. Non bisogna aver paura di affermare ciò che è vero, e che è alla luce del sole: questa è una guerra per la sopravvivenza, o si vince o si perde. Ora sta a noi trarre le conseguenze e fare una scelta di campo, non è più possibile tirarsi da parte e fare gli spettatori, oggi ogni persona è parte in causa, tutti siamo coinvolti direttamente. Qualsiasi sarà la nostra scelta dobbiamo sapere che avrà conseguenze per chi ci circonda e per i nostri figli. Non si potrà più dire: “non lo sapevo”, “non immaginavo”, “era imprevedibile” ora si è stati avvisati. 

Venezia, 30 novembre 2002

Per il Veneto Serenissimo Governo

Il Vicepresidente
Luca Peroni



I Crimini contro l’umanita’ dello Stato italiano in Istria, Dalmazia e Quarnaro

Nella "giornata del ricordo" ricordiamo come si è svolta la criminale occupazione della Jugoslavia da parte dello stato italiano, e la verita sui crimini commessi dagli italiani verso le popolazioni inermi.


Quando lo Stato italiano parla dell’Istria, Dalmazia e Quarnaro ne parla come se queste terre con le loro popolazioni fossero italiane. Questa è un’affermazione a-storica e priva di ogni minima base legale: l’Italia prima del 1918 mai aveva messo piede sulle coste orientali dell’Adriatico. Non bisogna confondere i 1200 anni di buongoverno della Repubblica Veneta nell’Istria, Dalmazia e Quarnaro con le rivendicazioni colonialistiche e pseudo revansciste dello Stato Italiano.
I crimini dell’Italia contro le popolazioni dell’ex Jugoslavia sono innumerevoli e particolarmente efferati; essi partono dall’occupazione militare di Fiume da parte di D’Annunzio, con l’appoggio militare, politico e logistico dello Stato Italiano; e questo contro tutti i trattati internazionali.
Nella successiva occupazione militare nell’Istria, Dalmazia e Quarnaro la pulizia etnica da parte degli italiani è stata scientifica e sistematica: gli insediamenti nell’ex Jugoslavia andavano avanti di pari passo con la pulizia etnica, la stessa compiuta in Libia, Somalia, Eritrea ed Etiopia. È stata la Jugoslavia ad aggredire l’Italia o è avvenuto l’esatto contrario? Chi ha annesso Lubiana all’Italia? Chi ha insediato un Savoia nel fantomatico Regno di Croazia, nominandolo re? Un re che peraltro non ha mai avuto il coraggio di presentarsi in Zagabria.
A Ciampi e ai governi italiani attuali e passati chiediamo se conoscono queste località: isola di Arbe (Quarnaro), Gonars e Visco (Friuli), Moniago (Treviso), Chiesanuova (Padova), Renicci (Toscana). In questi paesi sono stati allestiti lager per civili dell’ex Jugoslavia. C’è differenza tra i proclami di Kesserling contro popolazioni civili e quelli del comandante dell’XI Corpo d’Armata Mario Rabotti, e dell’altro commissario Emilio Grazioli?
Chi ha dato l’ordine d’inviare in campi di prigionia tutti i maschi tra i 18 e i 55 anni, e far occupare la loro proprietà dagli italiani? Il generale Umberto Fabbri ha o non ha ordinato: la fucilazione di centinaia di croati e sloveni; la distruzione di interi villaggi rasi al suolo e l’internamento delle popolazioni?
Il punto di vista del generale Gastone Gamebra (succeduto a Rabotti nel comando dell’XI Corpo d’Armata) a proposito dei campi di concentramento: “individuo malato = individuo tranquillo”. Si potrebbe continuare ad elencare i crimini, vedi le centinaia di civili fucilati.
Chi ha costruito e appoggiato militarmente e politicamente le bande terroristiche degli Ustascià  in Croazia e dei Cetnici in Serbia? Nel lager di Jenisice sono stati trucidati 100.000 tra Serbi e Croati, Ebrei, … Credo che di fronte a questi crimini i patrioti ex jugoslavi non potevano che reagire con la lotta armata, rispondendo colpo su colpo alle attività terroristiche italo-tedesche, e reimpossesarsi di quanto era nel loro diritto. È inoltre evidente che anche su Trieste lo Stato italiano non poteva rivendicare nessun diritto naturale, in quanto mai Trieste è stata legalmente italiana.
Inoltre la cultura, la storia e i legami tra Venezia e le popolazioni di queste terre si sono incrinati grazie alla politica scellerata di Benito Mussolini, il quale affermò che “dove c’è un Leone di San Marco, lì c’è l’Italia”. Ed è evidente che quest’affermazione non poteva rimanere senza conseguenze.
La domanda che sorge spontanea è: come fanno i profughi istriano-dalmati a non capire che la causa delle loro tragedie è lo Stato che loro tanto difendono, ovvero l’Italia? Di fronte ai fatti qui elencati è chiaro che chi causò gli attriti tra le varie popolazioni che abitarono e abitano attualmente il litorale adriatico dell’Istria, Dalmazia e Quarnaro non fu altro che l’occupante italiano.
Il Veneto Serenissimo Governo è impegnato a ricostruire rapporti di amicizia storica con i nostri fratelli di Istria, Dalmazia e Quarnaro. 

                       

Valerio Serraglia
Ambasciatore Plenipotenziario
del Veneto Serenissimo Governo



Alcune considerazioni sul 9 maggio 1997

il 9 maggio 1997: liberazione di Piazza San Marco

 
Non è possibile accettare di festeggiare la morte della propria madre, ossia della propria storia; perché questo rappresenterebbe la manipolazione della natura umana. Il 9 Maggio 1997 il Veneto Serenissimo Governo ha voluto bloccare i nefasti festeggiamenti creati ad hoc dal regime occupante italiano e supportato vigorosamente dai lacche locali, che volevano ricordare, ridicolizzandola, la morte della Serenissima, ossia la fine della più lunga epoca di pace e prosperità economica e politico-liberale che il popolo Veneto abbia mai vissuto nei suoi ben oltre 4 mila anni di storia.
Se si vuole puntare il dito su qualcosa, lo si deve fare analizzando i fatti che portarono alla fine dell’indipendenza Veneta con un po’ di buon senso storico, accusando i governanti di allora di non aver saputo reagire in maniera appropriata ad eventi che sconvolsero il modo di essere dell’intero globo. L’errore portante che fu fatto è stato pensare che con la neutralità disarmata si potesse salvare la patria e tutti i suoi beni materiali e spirituali intrinsechi, portando invece fatalmente i Veneti a perdere tutto. Lo spirito del 9 Maggio non era certo questo ma rappresentava la volontà popolare, la stessa che spinta dall’amore per le plurimillenarie istituzioni Venete e la bandiera di San Marco che le rappresenta, ha spinto molti patrioti a farsi massacrare ribellandosi agli eserciti invasori prepotentemente entrati nei territori Veneti (vedi le Pasque Veronesi).

E’ certamente indubbio che per questo motivo, da ben 6 anni, il Veneto Serenissimo Governo sta subendo bordate micidiali che cercano di ridicolizzare in tutte le maniere le sue iniziative da parte dello status quo vigente ovvero la "cricca oligarchica" che detiene il potere in questo paese (servitori veneti compresi), soltanto perché l’atto simbolico del 9 Maggio rappresenta tutt’oggi una vera iniziativa popolare senza nessun appoggio ideologico preconfezionato o di parte. La liberazione di Piazza San Marco, deve essere esempio per il nostro futuro che si presenta costellato da gravissime minacce e soprattutto deve tenere in guardia tutti noi dall’illusione illuminista che come nel 1797 si presentò con le promesse liberali da parte del padre di tutti i pacifisti (Napoleone), che nel nome della fratellanza, non esitò a massacrare e derubare di tutti i valori umani e storici il popolo Veneto e non solo.

Vicepresidente del Veneto Serenissimo Governo
Luca Peroni



CONSULTA GIOVANILE VENETA: L’IDENTITA’ VENETA E I GIOVANI

Appello dell Consulta Giovanile Veneta alla mobilitazione per la riscoperta delle radici venete da parte dei giovani.

Quanti anni fa il Veneto è stato annesso all’Italia? Quanto è durata la Serenissima Repubblica? Chi erano i Dogi? Lo avrete capito, si parla di cultura veneta. Ma non sono le domande di uno dei mille telequiz che quotidianamente offendono la nostra intelligenza, ma il punto di partenza di questa riflessione.
Vogliamo riflettere su quello che i giovani, nostri coetanei, pensano della Terra in cui vivono.
Purtroppo il quadro che ne abbiamo ricavato, com’è facile immaginare, è sconfortante: basta parlare con un qualunque ragazzo per capire come le nostre origini siano ormai avvolte nella nebbia…
Parlare veneto? No, ormai non si può più, è “da grezzo”, da contadini. Un bel piatto di “poenta e osei”? Scherziamo! Meglio un bell’hamburgher, magari da Mc Donald’s.. Le nostre tradizioni, usi, costumi? No, ora la moda impone solo feste “etniche”, dalle scenografie esotiche.
Ma se passiamo oltre le apparenze e scaviamo fino alle cause di tutto ciò capiamo che la colpa non è tutta sulle spalle dei più giovani; e il primo imputato, evidentemente, è la scuola: tutte le materie, trasversalmente. Solo pochi accenni ad elementi culturali locali. Senza voler sembrare i soliti ignoranti che non vogliono studiare greci e romani, indispensabili, a loro dire, per capire l’attuale -presunta- democrazia, pensiamo francamente che Venezia non sia stata solo una delle Repubbliche Marinare, ma tuttavia oggigiorno gli studenti sono portati a pensarlo.
E che dire del ruolo dei mass media? Nei film, i veneti sono raffigurati sempre come “brava gente laboriosa e un po’ cretina, attendenti idioti e fedeli, alpini ubriaconi, servette stupidelle […] con l’abitudine di rispondere, se interpellati, ‘comandi’(Alvise Zorzi, S.Marco per sempre)”.
Un po’ offensivo, no?!
Come appare chiaro, non esiste una soluzione immediata a tutto ciò, non c’è una magica medicina che come per incanto risvegli tutti da un torpore datoci dal Grande Fratello e compagnia bella.
Ma molto può e deve essere fatto. Innanzitutto informazione alternativa, al di fuori delle scuole, perché non possiamo pensare a lotte epiche per cambiare il sistema da dentro, non cerchiamo una battaglia contro i mulini a vento, le riforme scolastiche non riescono neppure ai politici che i mezzi per farle li hanno. Noi cerchiamo risultati concreti attraverso l’organizzazione di incontri per rimettere in discussione la cosiddetta "storia ufficiale".
Certo, a questi incontri non saremo in tanti non ci illudiamo, perché magari a molti non interessano le proprie radici, e sentire qualcuno che gliene parla lo annoia pure, ma siamo convinti che a molti altri potrebbero aprirsi gli occhi su cose che prima ignoravano. Ed è proprio a quelli che vogliamo arrivare. Con tutti i mezzi e l’impegno possibili. 

 
 

Consulta Giovanile Veneta



Il perché dell'11 settembre 2001

"E’ meglio per noi morire in guerra che assistere alla sventura del nostro popolo e del nostro santuario" Giuda il Maccabeo

La lotta per l’indipendenza totale della Veneta Patria è giunta a una svolta decisiva. Le contraddizioni internazionali sia sul piano politico sia su quello economico sono ad un livello mai visto dal 1939. La crisi è di fronte a noi e si può vedere in tutta la sua drammaticità. Sul piano economico la situazione delle borse è sull’orlo del tracollo. Questa al di là della normale dialettica economica è determinata da una scientifica programmazione del mondo arabo, avente come grimaldello "i petrodollari". Nel momento in cui il petrolio è un’arma spuntata e non più utilizzabile, come era avvenuto nella guerra del kippur, e vista la disponibilità della Russia a sostituire l’OPEC, esiste una programmata invasione islamica all’Europa usando come arma la bomba demografica. I governanti europei sono troppo compromessi economicamente con i governi arabi per essere un valido argine all’aggressione islamica. Quindi i popoli europei non possono che cacciare i "loro" governanti, e costituire una nuova solida alleanza anti islamica, sull’esempio della Lega Santa che nel 1571 a Lepanto salvò l’Europa dall’aggressione ottomana. È bene ricordare che nel 1453 Maometto II conquistò Costantinopoli e con essa l’Impero Cristiano d’Oriente, i mussulmani del 1521 si impadronirono di Belgrado, nel 1526 conquistarono l’Ungheria e nel 1529 arrivarono alle porte di Vienna. Per i Popoli europei non si tratta solo di salvare la propria storia, cultura e civiltà. La lotta ha assunto caratteristiche diverse: è per la sopravvivenza. Il nostro dovere è di fermarli. E qui ricordiamo cosa disse Giuda il Maccabeo: "E’ meglio per noi morire in guerra che assistere alla sventura del nostro popolo e del nostro santuario". Questo vasto fronte che si sta delineando ha alla sua testa Israele; il Veneto Serenissimo Governo farà la sua parte senza reticenze ed ambiguità. L’appoggio alla lotta dello Stato d’Israele è lo spartiacque tra chi lotta e chi si è già arreso.

Veneto Serenissimo Governo



L’autodeterminazione è un diritto di tutti i Popoli?

Studio sull’autodeterminazione dei Popoli.

 

 

29 aprile 1917: “Rapporto sulla questione nazionale alla VII Conferenza del Partito bolscevico della Russia”; 8 gennaio 1918: “Wilson (presidente USA) formula le condizioni di pace in un messaggio al congresso in 14 punti” che poi diverranno la base della Società delle Nazioni; 14 agosto 1941: venne elaborata la “Carta Atlantica” da parte di Roosevelt e Churchill. Superficialmente questi tre documenti possono sembrare tra loro privi di collegamento ma in realtà hanno una base che li accomuna: il diritto dei Popoli all’Autodeterminazione.
L’Autodeterminazione dei Popoli non è un principio astratto ma un diritto inalienabile di tutti i Popoli, che nessuno può far cadere in prescrizione.
Tutte le varie dottrine politiche e filosofiche, nonché i vari Stati del consesso mondiale adoperano l’autodeterminazione come postulato per ogni loro discorso sulle varie questioni nazionali, ciò è giusto ma non deve essere il presupposto per interessi politici di comodo. Il diritto dei popoli all’autodeterminazione c’è o non c’è, e in caso la risposta sia positiva questo diritto non va applicato solo ai popoli di serie A ma a tutti i popoli senza esclusione di sorta.
La “Carta Atlantica”, su cui poi si ispireranno le Nazioni Unite enuncia principi generali, che richiamano alla mente “i 14 punti di Wilson”,  afferma “…(i Paesi che aderiranno) rispettano il diritto di tutti i popoli a scegliersi la forma di governo sotto la quale vogliono vivere, e intendono vedere restaurati i diritti sovrani  e l’autonomia di quei popoli che ne sono stati privati con la forza…”. Il partito bolscevico nel 1917 afferma, senza giri di parole che  “…la nostra concezione della questione nazionale si riassume nelle seguenti tesi: riconoscimento per i popoli del diritto alla separazione…”. Come abbiamo visto sia la nazione portabandiera del liberismo, sia i futuri rappresentanti dell’URSS affermavano che i popoli devono avere il proprio libero arbitrio nel decidere il destino che li attende.
A questo punto la domanda sorge spontanea: perché il Popolo Veneto, con la sua plurimillenaria storia, civiltà e indipendenza marciana, non può decidere cosa fare di se stesso? L’era della colonizzazione è già passata da un pezzo, gli ultimi mandati sulle colonie  stanno terminando o forse no? L’Italia ha forse avuto una dispensa dalle Nazioni Unite per continuare ad occupare e ad opprimere la Veneta Nazione? I tribunali internazionali che fanno? Il diritto internazionale è solo una prerogativa dei potenti o un bene dell’umanità?
Il Veneto Serenissimo Governo chiede l’intervento della comunità internazionale per mettere fine a questo sopruso, sembra che il calpestare i diritti dei popoli sia notato solo quando siano colpiti i grandi interessi economici. Noi siamo sicuri che questo grido di dolore da parte del Popolo Veneto non rimarrà senza ascolto, abbiamo la certezza che la storia punirà i carnefici passati e  attuali della Veneta Nazione come ha già fatto contro carnefici in altre occasioni storiche.
Bisogna ricordare che la storia viene fatta dagli uomini e senza il loro intervento nulla muta. È compito del Veneto Popolo fare in modo che la propria voce sia sentita; il Veneto Serenissimo Governo ha indicato nel rifacimento del Referendum del 1866, che unì illegalmente e al di fuori dal diritto internazionale il Veneto all’Italia, la strada per l’autodeterminazione della Veneta Nazione. Ora la strada è segnata, non resta che seguirla o ignorarla: però non si potrà più dire “…che non sapevamo cosa si poteva fare…”. Se ci sentiamo realmente veneti ora sappiamo ciò che si deve fare: appoggiare il Veneto Serenissimo Governo e la sua azione politica quale unico movimento che lotta per l’indipendenza totale della Veneta Patria.

Veneto Serenissimo Governo



ERITREA, SAHARAWI: continua la lotta per l’autodeterminazione

Articolo di Luca Peroni sulla lotta per l’autodeterminazione dei Popoli di Eritrea e Saharawi.

Molte popolazioni Africane sfruttate per interessi colossali, cercano di ritornare in possesso della loro terra e della loro autodeterminazione, ossia il diritto sacrosanto di poter disporre di un territorio dove sviluppare la politica e la cultura che più si avvicina alle loro tradizioni ed alle loro aspirazioni. Nel 1973, nasce il fronte popolare di liberazione del SAGUIA EL HAMRA e RIO DE ORO (PO.LI.SA.RIO.), i territori rivendicati dai "SAHARAWI"; mentre nel 1971 avrà luogo la scissione di vari gruppi di indipendentisti Eritrei dando vita alla formazione del fronte popolare di liberazione dell’Eritrea (FPLE). Le divergenze che poi sfociarono in vera e propria guerra tra l’Eritrea e l’Etiopia, hanno origine, intorno agli anni cinquanta, quando gli stati occidentali vincitori della seconda guerra mondiale, non avendo raggiunto un accordo, investono della questione le Nazioni Unite che violando palesemente gli articoli fondamentali della loro stessa carta sul diritto dei popoli all’autodeterminazione, adottava la risoluzione 390 (v). Con ciò si riconosceva il ruolo degli Eritrei di esistere come popolo ma, nello stesso tempo, li si obbligava a federarsi alla corona Etiope con la possibilità di autogoverno su parecchie questioni senza però essere indipendenti. Era logico che, se in un primo momento l’Impero Etiopico accettò anche una forma di costituzione Eritrea, nel breve periodo di una manciata d’anni, abrogò tutti i diritti degli Eritrei, arrivando a vere e proprie persecuzioni poliziesche, per arrivare nel 1962 a porre fine allo statuto federale dell’Eritrea che sarà interamente integrato nel sistema unitario dell’impero. La guerra di liberazione ha inizio già nei primi anni sessanta e dopo alcune pause dovute anche a faide interne, nel 1987, l’FPLE si alleò con il TPLF (FRONTE POPOLARE PER LA LIBERAZIONE DEL TIGRAI) lanciando la grande offensiva indipendentista che culminerà nella vittoria schiacciante della battaglia di Afabet, preludio dell’accerchiamento di Adis Abeba e la caduta del regime di Mangistu nei primi anni novanta. La vicenda Eritrea si conclude felicemente nel 1993 quando, cogliendo l’occasione della disfatta Etiopica, gli Eritrei effettuarono un referendum che sancirà la loro totale indipendenza e, con l’FPLE alla guida del loro governo, porterà presto il paese ad essere conosciuto per la sua società efficiente priva di corruzione e indipendente dalle istituzioni di aiuto occidentali, essendo oggi (13/06/ 2001) l’unico paese Africano che non deve nulla al fondo monetario internazionale.
Il popolo SAHRAWI, che nel censimento del 1974 risultava essere composto da 80000 persone, ha origine dall’immigrazione degli Arabi Maquil provenienti dallo Yemen, passati dall’Egitto in Tunisia nel undicesimo secolo ed insediatisi nella regione del Sahara occidentale agli inizi del tredicesimo secolo, mescolandosi con i gruppi di origine Araba dei Reguibat, dei Tekna (Arabo-Barberi) e quello degli Uled-Delim. I Saharawi parlano la lingua Hassaniya derivata per lo più dall’Arabo classico. Prima dell’arrivo degli Europei, vi erano, secondo la tradizione Saharawi, quaranta tribù nomadi, riunite in una confederazione non rigida ma attiva in determinati momenti di emergenza, soprattutto in difesa dagli attacchi dei vari Sultanati Marocchini. Sebbene, la terra dei Saharawi fosse conosciuta come "la terra della dissidenza" alcuni documenti ci dicono che l’autorità dei sultani riusciva ad estendervisi per qualche periodo senza mai però prefigurare un rapporto di sovranità vera e propria. Nel diciannovesimo secolo il Sahara occidentale conobbe la colonizzazione della Spagna che se ne andrà soltanto nel 1974 sollecitata dalle pressioni dell’ONU, del Polisario e del Marocco insieme alla Mauritania che vedevano in tutto questo il pretesto per rivendicare come loro quei territori, ricchi nel sottosuolo di fosfati, petrolio e ferro. Nel 1975 la Spagna, eludendo gli accordi presi con i vari organi internazionali, cede i territori al Marocco ed alla Mauritania. Da questo momento il popolo Saharawi, deve abbandonare le proprie terre, ed emigrare nelle terre concesse dall’Algeria, a causa della massiccia occupazione da parte delle forze Marocchine culminata nella famosa "marcia verde". Il fronte Polisario in questi anni intensifica la sua lotta di liberazione portando continui attacchi alle forze di occupazione, riportando alcune vittorie tattiche e costringendo la Mauritania al ritiro ed alla pace. Messa in difficoltà, l’autorità Marocchina decise, grazie all’uso di armamenti pesanti, ed approvvigionamenti militari di ogni sorta concessi da parte di alcuni governi conservatori occidentali, di riconquistare i territori perduti e creare barriere artificiali contro gli attacchi mordi e fuggi dei Saharawi. Vengono costruiti terrapieni di sabbia, protetti da campi minati, per ben 2400 Km, racchiudendo ben 200000 Kmq costringendo i Saharawi ad una guerriglia rischiosissima e poco fruttuosa che ancora oggi prosegue. Il Governo marocchino si è macchiato, nel tempo, oltre all’esilio forzato della popolazione Saharawi  a vere e proprie operazioni razziste nei suoi confronti sfociate in moltissimi casi di sequestri di persona che non hanno nulla da invidiare ai Desaparecido Argentini. Tutta la vicenda del popolo Saharawi, anche se ancora oggi è in una fase di stallo, ha avuto degli sbocchi a livello internazionale molto rilevanti, a partire dal 1976 quando il segretario del fronte Polisario ha proclamato l’indipendenza del paese e la nascita della repubblica Araba Saharawi Democratica (RASD) che dal 1979 al 1980 ha ricevuto il riconoscimento di 43 paesi ed ha costretto numerosi organi internazionali, tra cui l’OUA, il parlamento Europeo e l’ONU, a sviluppare una strategia di pace per il Sahara occidentale imperniato sul referendum di autodeterminazione, per arrivare nel 1991, dopo varie risoluzioni, alla missione internazionale delle Nazioni Unite per il referendum nel Sahara occidentale (Minurso).
Da questi piccoli riassunti, si capisce bene che chi non rispetta l’autodeterminazione altrui persegue questa strada esclusivamente per ricavarne interessi da sfruttare a buon mercato arrivando in parecchi casi a produrre veri e propri regimi di carattere razzistico nei confronti delle popolazioni assoggettate con il rischio di guerre barbare e sanguinose. Vediamo inoltre che l’aspirazione alla libertà dei popoli è ancora una volta incanalata e poi diretta dai movimenti di liberazione che, animati da spirito patriottico, accettano i difficili impegni che la storia gli affida e che il diritto internazionale riconosce a tutti gli effetti.
Per concludere osserviamo il fine ultimo delle lotte di liberazione, che per la maggior parte dei casi si conclude con il vero scopo dei sinceri movimenti indipendentisti, ovvero la libertà massima del volere popolare che sposa sempre il diritto all’autodeterminazione firmato, quando possibile, sulla scheda di un Referendum.  
Molte popolazioni Africane sfruttate per interessi colossali, cercano di ritornare in possesso della loro terra e della loro autodeterminazione, ossia il diritto sacrosanto di poter disporre di un territorio dove sviluppare la politica e la cultura che più si avvicina alle loro tradizioni ed alle loro aspirazioni. Nel 1973, nasce il fronte popolare di liberazione del SAGUIA EL HAMRA e RIO DE ORO (PO.LI.SA.RIO.), i territori rivendicati dai "SAHARAWI"; mentre nel 1971 avrà luogo la scissione di vari gruppi di indipendentisti Eritrei dando vita alla formazione del fronte popolare di liberazione dell’Eritrea (FPLE). Le divergenze che poi sfociarono in vera e propria guerra tra l’Eritrea e l’Etiopia, hanno origine, intorno agli anni cinquanta, quando gli stati
occidentali vincitori della seconda guerra mondiale, non avendo raggiunto un accordo, investono della questione le Nazioni Unite che violando palesemente gli articoli fondamentali della loro stessa carta sul diritto dei popoli all’autodeterminazione, adottava la risoluzione 390 (v). Con ciò si riconosceva il ruolo degli Eritrei di esistere come popolo ma, nello stesso tempo, li si obbligava a federarsi alla corona Etiope con la possibilità di autogoverno su parecchie questioni senza però essere indipendenti. Era logico che, se in un primo momento l’Impero Etiopico accettò anche una forma di costituzione Eritrea, nel breve periodo di una manciata d’anni, abrogò tutti i diritti degli Eritrei, arrivando a vere e proprie persecuzioni poliziesche, per arrivare nel 1962 a porre fine allo statuto federale dell’Eritrea che sarà interamente integrato nel sistema unitario dell’impero. La guerra di liberazione ha inizio già nei primi anni sessanta e dopo alcune pause dovute anche a faide interne, nel 1987, l’FPLE si alleò con il TPLF (FRONTE POPOLARE PER LA LIBERAZIONE DEL TIGRAI) lanciando la grande offensiva indipendentista che culminerà nella vittoria schiacciante della battaglia di Afabet, preludio dell’accerchiamento di Adis Abeba e la caduta del regime di Mangistu nei primi anni novanta. La vicenda Eritrea si conclude felicemente nel 1993 quando, cogliendo l’occasione della disfatta Etiopica, gli Eritrei effettuarono un referendum che sancirà la loro totale indipendenza e, con l’FPLE alla guida del loro governo, porterà presto il paese ad essere conosciuto per la sua società efficiente priva di corruzione e indipendente dalle istituzioni di aiuto occidentali, essendo oggi (13/06/ 2001) l’unico paese Africano che non deve nulla al fondo monetario internazionale. Il popolo SAHRAWI, che nel censimento del 1974 risultava essere composto da 80000 persone, ha origine dall’immigrazione degli Arabi Maquil provenienti dallo Yemen, passati dall’Egitto in Tunisia nel undicesimo secolo ed insediatisi nella regione del Sahara occidentale agli inizi del tredicesimo secolo, mescolandosi con i gruppi di origine Araba dei Reguibat, dei Tekna (Arabo-Barberi) e quello degli Uled-Delim. I Saharawi parlano la lingua Hassaniya derivata per lo più dall’Arabo classico. Prima dell’arrivo degli Europei, vi erano, secondo la tradizione Saharawi, quaranta tribù nomadi, riunite in una confederazione non rigida ma attiva in determinati momenti di emergenza, soprattutto in difesa dagli attacchi dei vari Sultanati Marocchini. Sebbene, la terra dei Saharawi fosse conosciuta come "la terra della dissidenza" alcuni documenti ci dicono che l’autorità dei sultani riusciva ad estendervisi per qualche periodo senza mai però prefigurare un rapporto di sovranità vera e propria. Nel diciannovesimo secolo il Sahara occidentale conobbe la colonizzazione della Spagna che se ne andrà soltanto nel 1974 sollecitata dalle pressioni dell’ONU, del Polisario e del Marocco insieme alla Mauritania che vedevano in tutto questo il pretesto per rivendicare come loro quei territori, ricchi nel sottosuolo di fosfati, petrolio e ferro. Nel 1975 la Spagna, eludendo gli accordi presi con i vari organi internazionali, cede i territori al Marocco ed alla Mauritania. Da questo momento il popolo Saharawi, deve abbandonare le proprie terre, ed emigrare nelle terre concesse dall’Algeria, a causa della massiccia occupazione da parte delle forze Marocchine culminata nella famosa "marcia verde". Il fronte Polisario in questi anni intensifica la sua lotta di liberazione portando continui attacchi alle forze di occupazione, riportando alcune vittorie tattiche e costringendo la Mauritania al ritiro ed alla pace. Messa in difficoltà, l’autorità Marocchina decise, grazie all’uso di armamenti pesanti, ed approvvigionamenti militari di ogni sorta concessi da parte di alcuni governi conservatori occidentali, di riconquistare i territori perduti e creare barriere artificiali contro gli attacchi mordi e fuggi dei Saharawi. Vengono costruiti terrapieni di sabbia, protetti da campi minati, per ben 2400 Km, racchiudendo ben 200000 Kmq costringendo i Saharawi ad una guerriglia rischiosissima e poco fruttuosa che ancora oggi prosegue. Il Governo marocchino si è macchiato, nel tempo, oltre all’esilio forzato della popolazione Saharawi  a vere e proprie operazioni razziste nei suoi confronti sfociate in moltissimi casi di sequestri di persona che non hanno nulla da invidiare ai Desaparecido Argentini. Tutta la vicenda del popolo Saharawi, anche se ancora oggi è in una fase di stallo, ha avuto degli sbocchi a livello internazionale molto rilevanti, a partire dal 1976 quando il segretario del fronte Polisario ha proclamato l’indipendenza del paese e la nascita della repubblica Araba Saharawi Democratica (RASD) che dal 1979 al 1980 ha ricevuto il riconoscimento di 43 paesi ed ha costretto numerosi organi internazionali, tra cui l’OUA, il parlamento Europeo e l’ONU, a sviluppare una strategia di pace per il Sahara occidentale imperniato sul referendum di autodeterminazione, per arrivare nel 1991, dopo varie risoluzioni, alla missione internazionale delle Nazioni Unite per il referendum nel Sahara occidentale (Minurso). Da questi piccoli riassunti, si capisce bene che chi non rispetta l’autodeterminazione altrui persegue questa strada esclusivamente per ricavarne interessi da sfruttare a buon mercato arrivando in parecchi casi a produrre veri e propri regimi di carattere razzistico nei confronti delle popolazioni assoggettate con il rischio di guerre barbare e sanguinose. Vediamo inoltre che l’aspirazione alla libertà dei popoli è ancora una volta incanalata e poi diretta dai movimenti di liberazione che, animati da spirito patriottico, accettano i difficili impegni che la storia gli affida e che il diritto internazionale riconosce a tutti gli effetti. Per concludere osserviamo il fine ultimo delle lotte di liberazione, che per la maggior parte dei casi si conclude con il vero scopo dei sinceri movimenti indipendentisti, ovvero la libertà massima del volere popolare che sposa sempre il diritto all’autodeterminazione firmato, quando possibile, sulla scheda di un Referendum.  

 

Vicepresidente del
Veneto Serenissimo Governo
Luca Peroni



Pacifismo e lotta per l’autodeterminazione

Valerio Serraglia in questa sua analisi smaschera il vero volto del pacifismo.

Affrontare il tema del pacifismo è importante e delicato in quanto è facile essere fraintesi, ciò nonostante va esaminato e chiarito senza paura e timore. Il pacifismo nella sua essenza sia contemporanea sia passata è sempre stata una dottrina reazionaria e conservatrice. I Popoli e le Nazioni che lottano per la loro autodeterminazione devono rigettare questa dottrina, la quale tende a propugnare lo status quo, in sintesi gli oppressori central- colonialisti dovrebbero restare in una posizione predominante e i Popoli sempre sottomessi. Se andiamo a esaminare il variegato mondo del pacifismo e gli ultimi eclatanti fatti (Genova ed Afghanistan) si confermano tutti i nostri sospetti. Io ritengo che i G8 e gli anti G8 siano due facce della stessa medaglia, i G8 hanno la necessità che gli anti G8 controllino la potenzialità rivoluzionaria e la stessa venga indirizzata in una lotta senza prospettive, e nello stesso tempo rinforzi il prestigio dei regimi central-colonialisti. Dopo Genova il governo Berlusconi si è rafforzato. Nel contempo l’enorme potenzialità del Popolo per un radicale cambiamento è venuta meno, a questo ci ha pensato il poker Agnoletto-Bertinotti-Casarini-Don Vitaliano (prezzolati del regime). Non è un caso che gli anti G8 siano stati finanziati con circa 3 miliardi da Berlusconi e si sia inoltre permesso di mettere a ferro e fuoco Genova con distruzioni per decine di miliardi. Non va mai dimenticato che al processo contro i Patrioti del Veneto Serenissimo Governo il comune di Venezia aveva chiesto 164 milioni per danni (rottura di una serratura della porta del campanile), la giustizia italiana ha inoltre inferto decine di anni di carcere ai nostri Patrioti e una raffica di perquisizioni. È giusto che questo sia avvenuto in quanto crea una netta linea di demarcazione tra la spazatura politica Agnoletto-Bertinotti-Casarini-Don Vitaliano- ecc. e i veri Patrioti che lottano per la libertà della Veneta Patria e per l’autodeterminazione dei Popoli. È bene ricordare che Casarini durante il processo di Mestre ha organizzato una proditoria aggressione contro i Patrioti lì presenti senza che la magistratura italiana avesse nulla da ridire. Lo stesso pacifismo dopo i fatti dell’11 settembre ha significatamene tentato di disarmare e controllare le masse popolari mutuando il detto “occhio per occhio rende l’uomo cieco”. Questa teoria è stupida, sciocca e antistorica per le ragioni sopra elencate, mentre come disse il Professor Miglio la secessione e la resistenza sono diritti e doveri di ogni Popolo degno di questo nome. Nella storia della Veneta Serenissima Repubblica, alla quale si deve sempre fare riferimento per comprendere il nostro futuro, si trova la risposta anche a questo dilemma: la Veneta Serenissima Repubblica ha sempre utilizzato la spada e la diplomazia. La diplomazia se non è difesa dalla spada è un parlare alla luna, un vaneggiare senza speranze, un illudere la gente, e in definitiva essere corresponsabili dell’oppressione. Il Popolo e i Patrioti devono reagire colpo su colpo a qualsiasi ingiustificato atto di sopruso. A Lepanto così come a Famagosta bisognava usare la spada e la si è usata giustamente. Quando si devono cacciare i mercati dal tempio la frusta è salutare. La pace è un bene che va salvaguardato dalla diplomazia e difeso dal Popolo in armi.

Valerio Serraglia

Ambasciatore del Veneto Serenissimo Governo




Morte delle ultime utopie.

Il mondo dopo l’11 settembre 2001.


I tremendi e vili attentati portati nel territorio Americano da forze terroristiche che si richiamano alla guerra santa Islamica, hanno provocato migliaia di vittime, alle quali va tutta la nostra più totale e incondizionata solidarietà. Questi sono purtroppo, in ordine di tempo, gli ultimi morti innocenti dei milioni e milioni di caduti in nome delle utopie formulate dall’uomo dopo la rivoluzione Francese. Dal 1800 a oggi il mondo è passato attraverso un susseguirsi di guerre d’aggressione continue nel tentativo di affermare la "dittatura democratica" dei pochi sui tanti. E allora avanti come impazziti con le ultime utopie: "il governo mondiale", il nuovo ordine mondiale, il globalismo di pochi imposto a tanti e l’antiglobalismo che poi sono le facce della stessa medaglia; l’omologazione dei popoli e lo scardinare la loro storia, cultura e civiltà; la società multietnica e multiconfessionale; un unico modello di sviluppo; il futuro già stabilito e via delirando. Di colpo tutte queste "certezze granitiche" sono state spazzate via in un attimo. Adesso i popoli da dove queste utopie erano partite, costretti dai loro governi ad accettare queste verità per meglio controllarli, sono disorientati, impauriti e incapaci, aldilà di qualche gesto inconsulto nel loro sempre più precario "benessere", di una reazione motivata e ragionata, perché deviati dai veri valori e privati della loro identità storico religiosa culturale da modelli di comportamento collettivi fini a se stessi e improntati sul nulla. Migliaia e migliaia di anni di storia, cultura, tradizioni, civiltà e sentimenti religiosi per centinaia e centinaia di milioni di uomini, anche se profondamente diversi da noi, non potevano essere compressi o distrutti da "certezze fasulle" formulate da pochi in questi ultimi decenni. Adesso siamo costretti a fare i conti con realtà terribili ma che erano ben conosciute da tutti, e nel bene o nel male appartengono al grande disegno della storia e nessuno piccolo-grande gigante si può sottrarre ad esso. In questi momenti tutta l’Europa occidentale e in particolare l’Italia, per non aver voluto capire questa realtà, vaneggia, aldilà di una falsa immagine di ostentata sicurezza, per puri fini di politica interna. Si ritrova sguarnita non di armi, ne ha anche troppe, ma perché ha rinnegato la sua identità e appartenenza nei veri valori della nostra civiltà per rifugiarsi in queste tragiche utopie materialistiche e demagogiche. Da anni,  voci come anche quella del Veneto Serenissimo Governo invitano a cambiare rotta e a guardare alle esperienze storiche dei popoli.
Quello che va bene per noi non è detto che vada automaticamente bene per gli altri, quello che per noi è sbagliato per gli altri può essere giusto e viceversa ecc…
Il Veneto come Nazione indipendente con la sua plurimillenaria Repubblica Serenissima ha affrontato per secoli il problema Islam sia con la spada, nei momenti più drammatici (vedi Famagosta, Lepanto, Candia per citare i fatti d’arme tra i più grandi e famosi), ma soprattutto con la grandissima capacità politico diplomatica di capire e comprendere realtà e popoli tanto diversi da noi e trovare il modo di collaborare senza voler imporre il proprio modello di sviluppo e di società. Questa è l’unica strada chiara che si può percorrere, facendo capire che i valori di fondo su cui si basa la nostra civiltà non sono in discussione né si possono annacquare per miserabili calcoli politico economici e lo stesso vale per loro.
Adesso il nostro popolo, il suo territorio e il suo patrimonio storico, artistico, culturale si trovano ancora una volta in grave pericolo e sono subordinati, loro malgrado, alle decisioni del Governo italiano indeciso su tutto, che oscilla tra velleitari quanto pericolosi proclami di guerra e precipitose ritirate. Il Governo italiano cerca con la tragedia Americana di coprire tutte le sue manchevolezze e dare un’ulteriore sterzata ultra-central-colonialista (qui il presidente Ciampi è un campione di retorica patriottarda tricolore), e far dimenticare tutte le promesse fasulle fatte in campagna elettorale: guadagni facili, ripresa economica come negli anni ’60, sicurezza dei cittadini. A questo proposito le aggressioni criminali alla gente continuano a pieno ritmo e ormai la popolazione è costretta a vivere come fosse in galera e nel terrore: grazie alle politiche dei governi italiani sull’immigrazione per accontentare una lobby industriale fallita e incapace di tenere il mercato, ma soprattutto capace di distruggere il tessuto sociale Veneto e la nostra identità, diffondendo insicurezza, provocando elementi artificiali di razzismo e dividendo ancora una volta i Veneti. In una parola impedendogli di prendere coscienza del loro passato e dei loro diritti di popolo millenario e sfruttando così  il nostro lavoro e le nostre risorse al fine di continuare a tenere in vita questo stato artificiale. Lo scriteriato disegno adesso si scontra con una realtà imprevista: la guerra, e ci domandiamo se la crisi dovesse aumentare cosa farà il governo italiano con il milione e mezzo circa di arabo-mussulmani e le decine di migliaia di mussulmani Balcanici presenti nel territorio italiano, li rinchiuderà tutti in campi di detenzione come fece l’America con i Giapponesi e gli italiani dopo la dichiarazione di guerra fatta all’unione Americana  dall’impero del sol Levante e dall’italietta fascista? Come se non bastasse si aggiunge la solita manovra finanziaria camuffata con la scusa delle nuove necessità per la difesa. Ma ciò che più è grave, e a moltissimi Veneti è sfuggito dietro i proclami di unità compattezza ecc., si è cominciato in sordina attraverso giornali amici del governo a preparare la via di fuga per il nuovo "8 settembre". Questa volta non ci sarà un altro 8 settembre, ancora a danno del nostro popolo e della nostra patria. In questo momento così drammatico il Veneto Serenissimo Governo invita tutto il Popolo Veneto a stringersi attorno al sacro vessillo Marciano, agli immortali eroi Veneti che seppero con il loro sacrificio preservare la libertà del nostro Veneto per secoli e secoli da minacce mille volte più grandi di quelle odierne. Credere e seguire questo Stato che in 135 anni di esistenza non ha saputo che portare nel Veneto lutti, fame, emigrazioni, guerre, divisioni, criminalità, degrado, corruzione, disordine vuol dire in questo momento essere corresponsabili di quello che potrà accadere alla nostra patria e alla nostra gente e attenuanti per i colpevoli non ce ne potranno essere.
Il Veneto Serenissimo Governo e i patrioti che lo sostengono faranno tutto il possibile per difendere la nostra terra e i nostri inestimabili valori storico culturali, uniamoci nella lotta per la libertà e la salvezza del nostro Veneto, dimostriamo al mondo intero che il popolo Veneto esiste ancora.

Veneto Serenissimo Governo



Lettera aperta agli imprenditori veneti

Il VSG elenca le responsabilità che la Confindustria "Veneta" si deve assumere.

Il Veneto Serenissimo Governo, lette le ennesime dichiarazioni fatte ai media della Confindustria “Veneta” (secondo i quali “lo sviluppo e la crescita economica passano attraverso l’immigrazione” ma poi ci si dimentica volutamente che migliaia e migliaia di Veneti in America Latina non se la passano affatto bene e nessuno pensa, tranne il VSG, a farli tornare), fa molta fatica a capire se ci troviamo di fronte a uomini coscienti del fatto che, come imprenditori, oltre a gestire le proprie aziende hanno anche dei doveri etici nei confronti della comunità dove vivono. O da personaggi il cui odio contro la propria terra, la propria gente, la propria storia e cultura non ha più limiti pur di guardare al proprio particolare ad accontentare e sostenere il regime occupante italiano; in questa sciagurata opera di sfruttamento economico e di etnocidio storico culturale della veneta patria, a questi “imprenditori” il V.S.G. ricorda ancora una volta  che lo sviluppo ed una crescita economica corretta, armoniosa e duratura avviene solo in queste condizioni:
1-         Società omogenee sotto il profilo storico culturale, educate con profondi valori etici, civili, religiosi condivisi da tutti gli strati sociali;
2-         Con l’innovazione, idee, brevetti, nuovi modi di produrre, ecc.;
3-         Istruzione al lavoro per tempo, di maestranze e futuri dirigenti con scuole apposite di settore;
4-         Unificazione di aziende che producono prodotti simili in consorzi di settore con nuovi parametri di gestione per essere più competitivi e credibili come dimensioni aziendali;
5-         Garantire prodotti con un apposito marchio di qualità e sicurezza come facevano già i nostri antenati secoli e secoli fa;
6-         Rispetto assoluto dell’ambiente che deve diventare una risorsa per tutti;
7-         Capire in anticipo le future tendenze, in un parola rivedere il concetto di sviluppo ed economia.
In questo, per nostra grande fortuna la plurimillenaria storia veneta ci dà aiuto e sostegno a piene mani. Invece di attingere a questi preziosi insegnamenti la casta “imprenditoriale” ha voluto proseguire sulla strada dell’autodistruzione nel dare pieno ascolto ed incondizionato appoggio a tromboni di ogni sorta e colore.
Se adesso, nonostante i reiterati inviti e l’esempio del sacrificio dato dal V.S.G. a voltare pagina ed assumere un atteggiamento marciano, il volto sociale e civile del veneto è stato snaturato per accontentare Roma e le conseguenze la sta già pagando il nostro popolo, la responsabilità è in buona parte vostra. E non salverete di certo le vostre aziende in questo momento di crisi (peraltro ampiamente prevista prima dell’11 settembre) nel chiedere al governo italiano la solite prebende agevolazioni, condoni, appalti gonfiati o con le ormai nauseanti chiacchiere di efficienza, riforme, cambiamenti, infrastrutture, ecc.
Nulla si può cambiare concretamente in questo stato artificiale pena la sua disintegrazione, perché l’illegalità è eretta a sistema fin dalla sua travagliata nascita.
Non illudetevi perché il commercialista fatto ministro, o l’impiegato statale fatto governatore promettono ripresa tra qualche mese. La ripresa non ci sarà ed in questo momento l’unica cosa certa che avanza è il caos e la paura a tutti i livelli. Come il V.S.G. ripete da anni, l’unica strada da seguire soprattutto in questi momenti sono gli insegnamenti della nostra plurimillenaria Veneta Serenissima Repubblica. Solo allora potremmo crescere con ordine, giustizia, legalità, rispetto dell’ambiente e di chi lavora in una società Serenissima.
Comprendiamo che per molti di voi queste parole sono peggio delle bestemmie, ma la storia di queste settimane pretende precise scelte di campo in quanto sono in gioco il futuro e la sicurezza di milioni di veneti, che questo stato artificiale non può garantire oggi come non è stato capace di farlo in passato.
Il V.S.G. invita caldamente tutti i veri e onesti imprenditori, che sino ad oggi sono rimasti in silenzio schiacciati da questa cupola, a farsi coraggio ed uscire allo scoperto avvicinandosi al V.S.G. per collaborare e dar vita ad una nuova associazione di ispirazione marciana nel supremo interesse del nostro amato Veneto, prima che sia troppo tardi

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Veneto Serenissimo Governo