Comunicati Ufficio Affari Esteri

Africa centro-orientale crocevia di molti interessi?

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…L´Etiopia, terra di plurisecolare e fervente presenza cristiana, si configura, dunque, come autentico baluardo delle tradizioni giudaico-cristiane nell´Africa centro-orientale. Pertanto, l´invio di un contingente di soldati cessa di essere un mero accadimento militare, per divenire un segnale forte di difesa della propria identità storico-culturale…

 

 

 

Lo scorso lunedì 04 settembre, governo di transizione somalo e corti islamiche hanno siglato un accordo che potrebbe spianare la strada alla normalizzazione del paese africano, ostaggio di faide e lotte intestine dalla caduta del regime di Siad Barre (1991).
L’intesa è stata siglata grazie alla mediazione della Lega araba; interessante (e foriero di importanti conseguenze per l’intera area se venisse applicato) è il punto in cui si afferma di voler limitare le ingerenze dei paesi limitrofi (leggi Etiopia ed Eritrea) negli affari interni somali.
Non è un mistero che l´Eritrea appoggiasse esplicitamente le corti islamiche, già sostenute da alcuni paesi arabi.
L´invio di militari etiopi in Somalia, invece, aveva lo scopo di difendere il legittimo governo di transizione somalo con sede a Baidoa, nonché vigilare con attenzione sulle reali intenzioni degli esponenti delle corti islamiche. Infatti, questi ultimi, oltre a voler insediare un regime fondato sulla legge islamica, sono fortemente sospettati di avere legami con l´internazionale del terrore.
L´Etiopia, terra di plurisecolare e fervente presenza cristiana, si configura, dunque, come autentico baluardo delle tradizioni giudaico-cristiane nell´Africa centro-orientale. Pertanto, l´invio di un contingente di soldati cessa di essere un mero accadimento militare, per divenire un segnale forte di difesa della propria identità storico-culturale.
Non bisogna dimenticare che l´Etiopia confina ad occidente con il Sudan, paese nel quale il potere è in mano ad un regime islamista spietato, come dimostrano le tragiche vicende del Darfur. Il regime di Khartoum è appoggiato concretamente dalla Lega araba che si è pure offerta di finanziare il prolungamento della missione dell´Unione africana nella regione martoriata del Darfur.
E´ ampiamente noto il rifiuto sudanese di sostituire detto contingente con i caschi blu delle nazioni unite a partire dal prossimo primo ottobre.
In questo scacchiere entra anche la Cina che, non accontentandosi di scambiare armi per petrolio con il Sudan, ha già avviato l’esplorazione geologica del sottosuolo nelle regioni al confine tra Etiopia e Somalia, alla ricerca dell´oro nero. Pechino, evidentemente, ha deciso che non è ancora il momento di sfruttare il proprio ricco sottosuolo.
Venezia, 13 settembre `06

Andrea Bonesso