Un’avventura iniziata 20 anni fa, tra ideali di autonomia e arditi progetti per trasformarli in realtà
costo del libro 5€ (più spese postali), ordini a pepiva@libero.it
articolo pubblicato sul quotidiano "La Padania" l’11 gennaio 2007 |
paolo parenti
La mattina del 9 maggio 1997, il Tanko Marcantonio Bragadin 007 apparve “padrone”, anche solo per qualche ora, di Piazza San Marco a Venezia. |
«I preparativi, il viaggio e lo sbarco di noi patrioti La sconfitta momentanea diventò una vittoria mediatica» |
Ecco, dal libro “La Storia del Veneto Serenissimo Governo”, il capitolo dedicato alla liberazione di piazza San Marco. «Il 16 settembre iniziarono le interferenze radio e continuarono per qualche mese, si usciva la sera con il camper e un paio di macchine di scorta. Grazie a sopralluoghi fatti precedentemente, si andava nel posto prestabilito, in luoghi non frequentati in mezzo alla campagna, e mentre una macchina stava di guardia per avvisare dell’arrivo di eventuali forze dell’ordine o altri, si cominciava a trasmettere: prima un discorso di presentazione e poi la Dichiarazione d’Indipendenza, il tutto durava circa un’ora. Purtroppo trasmettendo in AM, nonostante la potenza della radio, essendo queste frequenze poco ascoltate, non abbiamo ottenuto molto successo. Peraltro è grazie a queste interferenze che abbiamo conosciuto alcuni amici, i quali ci confidarono che c’era la possibilità di sovrapporsi alla frequenza di Rai Uno tramite un apparecchio facilmente reperibile e semplice da usare. Era la soluzione che aspettavamo, dopo qualche discussione all’interno del Veneto Serenissimo Governo a fine anno venimmo in possesso dell’apparecchio. Dopo qualche mese per capire come funzionasse e per fare alcune prove, il 17 marzo 1997 alle otto di sera all& rsquo;inizio del “TG 1” ci fu la prima interferenza a Venezia: il fatto ebbe un successo incredibile, giornali e telegiornali riportarono la notizia con un’enfasi imprevista facendo inoltre pubblicità alla nostra causa. Dopo anni di innumerevoli prove con le radio e nessun risultato, finalmente un grande successo: eravamo riusciti a far scoppiare in tutta Italia, ma non solo, il “caso Veneto”, inoltre in maniera così semplice: bastava una macchina in un posto sufficientemente elevato, a Venezia siamo stati sul tetto di un parcheggio, mettersi con le spalle al ripetitore del Monte Venda a Padova e puntare sul centro abitato. Dopo Venezia è stata la volta di Treviso e Verona, poi una decina di grandi centri abitati, per arrivare alla fine a piazzare un apparecchio fisso a Belluno ed uno a Verona con un meccanismo a tempo in maniera che si accendesse automaticamente alle otto di sera, e limitare così il pericolo di venir intercettati da tutte le forze dell’ordine del Veneto che ci cercavano con affanno. Intanto il 12 maggio si avvicinava, per l’anniversario della caduta della Veneta Serenissima Repubblica dovevamo essere pronti all’azione che avrebbe iniziato il processo di liberazione del Territorio Veneto. Tutto era stato pianificato: l’obbiettivo era il campanile di Piazza San Marco a Venezia. Le fasi dell’operazione erano le seguenti: imbarcare sul traghetto che va dal Tronchetto al Lido il camper e il Tanko, quest’ultimo caricato su un rimorchio, e trainato da una poderosa motrice; invitare il capitano a sbarcarci sulla piazza; liberare il campanile adiacente il Palazzo Ducale e difendere la Piazza fino all’arrivo dell’Ambasciatore e successivamente del Presidente. Le gerarchie in quell’operazione erano chiarissime: Gilberto Buson comandava l’operazione per tutto il viaggio fino a Venezia; a Fausto Faccia toccava la responsabilità dell’imbarco e dello sbarco; Flavio Contin aveva il comando delle operazioni all’interno del campanile una volta liberata la Piazza; Luca Peroni aveva il comando della Piazza ed il controllo del Tanko. Intanto a causa delle interferenze radio alcuni del Veneto Serenissimo Governo erano stati scoperti dalla polizia: Fausto Faccia aveva subito più di una perquisizione e vari interrogatori e altri si erano accorti di essere seguiti, quindi per evitare di venire bloccati dovevamo sparire contemporaneamente dalla circolazione, ritrovarci al punto di ritrovo e anticipare di qualche giorno l’operazione. Fu deciso di partire la sera di giovedì 8 maggio verso le ore 20, tutto il viaggio andò liscio e senza contrattempi, l’imbarco e lo sbarco pure, la Piazza era semi deserta e in poco più di mezz’ora avevamo scaricato il materiale dal camper e il Tanko sorvegliava i pochi carabinieri che ci avevano seguito dal momento della navigazione sul Canal Grande. Era circa l’una di notte, la parte più rischiosa era stata fatta ora dovevamo difendere la piazza e aspettare l’arrivo della autorità militari italiane e del nostro Ambasciatore. Durante la notte tutti hanno svolto i loro compiti col massimo impegno: Luca Peroni e Christian Contin erano all’interno del Tanko e avevano il loro da fare nel contenere le prime autorità di polizia che erano arrivate nella Piazza, Herthy Barison e Gilberto Buson lavoravano per preparare l’occorrente e trasmettere i nostri comunicati con l’apparecchio per le interferenze, Andrea Viviani e Moreno Menini dovevano sistemare tutto il materiale che avevamo portato mentre Fausto Faccia e Flavio Contin seguivano lo svolgersi della situazione pronti ad ogni evenienza; verso mattina Fausto Faccia dovette intrattenere diversi colloqui, mantenendosi al coperto dietro il camper, con il sindaco Massimo Cacciari, visto anche la mancanza dell’ambasciatore che, nonostante fosse stato anche chiamato parecchie volte, non si fece trovare. Verso le otto del mattino le autorità italiane non potevano aspettare che la notizia della liberazione della Piazza facesse il giro del Veneto e del mondo, rischiando che ci fosse una mobilitazione a favore del Veneto Serenissimo Governo, così il ministro degli Interni del Governo italiano Giorgio Napolitano decise di mandare i G.I.S. dei carabinieri per rioccupare Piazza San Marco. Circa alle otto e trenta del mattino tutti i partecipanti all’azione vennero catturati. Il Presidente venne arrestato sabato 10 maggio e dopo tre giorni di carcere, dietro l’assicurazione del procuratore di Verona che i Patrioti avrebbero ricevuto un trattamento dignitoso, visto l’impossibilità di continuare l’impari lotta, decise di iniziare le trattative per spiegare, non tanto alla Procura ma al Popolo Veneto, i nostri scopi, gli ideali, le finalità e la nostra volontà di non fare del male a nessuno. Così trasformando un momentaneo insuccesso in una vittoria mediatica. Il processo che si svolse in due mesi finì con le seguenti condanne. Flavio Contin, Fausto Faccia, Gilberto Buson e Antonio Herthy Barison vennero condannati a 6 anni, a Luca Peroni, Andrea Viviani, Christian Contin e Moreno Menini furono inflitti 4 anni e nove mesi con la concessione degli arresti domiciliari, un risarcimento alle parti civili di venti milioni di lire e la richiesta del Comune di Venezia di duecento milioni di lire come risarcimento danni. Il Presidente Luigi Faccia e l’Ambasciatore Giuseppe Segato presero entrambi sei anni e quattro mesi. |