Comunicati Vento del Leone

Le piccole patrie possono ancora vincere

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Il caso Vietnam analizzato da Germano Battilana.

La domanda che ci si pone a fronte della volontà dei popoli e nazioni storiche di esigere la loro indipendenza, serve ad aprire una vertenza con i paesi più potenti, sia per motivi geografici, che militari ed economici?
La risposta, oltre ad essere teorica, deve essere ricercata anche sul piano storico. La formazione di decine di stati nuovi in Europa, negli ultimi decenni, è stata frutto di un indebolimento prima e della dissoluzione poi, delle potenze coloniali come l’URSS e della Jugoslavia. E’ evidente che quei popoli che hanno ottenuto la loro giusta e sacrosanta indipendenza (esclusa la Bosnia, in quanto stato virtuale), hanno approfittato di condizioni estremamente favorevoli (oggettive), avendo al loro interno componenti importanti che sono riuscite a mantenere vivo lo spirito patriottico, condizione indispensabile (soggettiva) per essere in grado di concludere positivamente il processo indipendentista.
Ma al di là di queste specifiche situazioni, credo sia utile esaminare le caratteristiche di un altro caso, per la precisione il Vietnam, che a 25 anni dall’ottenimento dell’indipendenza, può offrire un utile test per un’analisi storico-politica. Quest’analisi può essere rilevante per le nazioni che rivendicano il diritto alla propria indipendenza. La lotta per l’autodeterminazione delle nazioni non è e non deve essere in antitesi con la lotta dei popoli subalterni per la difesa dei loro interessi, ma anzi si deve intrecciare ad essa e può avere percorsi ed obbiettivi comuni. Quando parlo di popoli subalterni non intendo solo le classi formate da operai e contadini, ma anche lavoratori intellettuali, commercianti, artigiani, piccola e media industria, in altre parole la quasi totalità delle genti venete, che devono contrapporsi tutti uniti al tentativo di cancellazione della propria identità storica.
L’errore commesso dal partito Comunista Indocinese, è stato proprio quello, dal 1930 al 1941, di pretendere di portare avanti la lotta per l’indipendenza difendendo solo gli interessi della classe operaia, che tra l’altro era numericamente debole. Veniva quindi a mancare il collante unitario per raggiungere le condizioni essenziali per nuove conquiste sociali. La necessità di graduare e modulare la lotta, ha fatto sì che il partito Comunista d’Indocina si sciogliesse e si costituissero partiti e movimenti nazionali nel Laos, in Cambogia, nel Nord Vietnam e nel Sud del Vietnam. Questa decisione è stata la chiave di volta di tutto il successivo processo delle vittoriose lotte di liberazione dell’Indocina.
Tale processo è stato complesso, irto di difficoltà, doloroso come tutti i processi di liberazione, ma quello che conta è la vittoria finale. I successivi equilibri interni del Laos, della Cambogia e del Vietnam non c’interessa esaminarli, perché sono problemi che troveranno una soluzione attraverso una loro dialettica interna.
Questi sono insegnamenti molto importanti, e per certi aspetti decisivi, però mi preme rilevare che anche all’interno dell’indipendentismo veneto esisteva, qualche anno fa, l’approccio a questo dibattito in Quaderni Veneti.
Un movimento nazionale di liberazione, per avere possibilità di successo, deve evitare di schierarsi con parti della società, o con qualche ideologia, ma deve abbracciare nel suo insieme gli interessi della nostra patria, e dimostrare che senza l’indipendenza totale, qualsiasi successo economico è effimero, o senza prospettiva.
Il V.S.G., coerente con tale impostazione, fin dalla sua nascita, ha affermato questi concetti semplici ma efficaci ed ha respinto tutti i tentativi di corruzione del sistema central-colonialista romano (mi riferisco ai vari tentativi atti a coinvolgerci, e sollecitazioni a partecipare a questa o quella competizione elettorale).
Il terzo Congresso del V.S.G. ha precisato e chiarito la nostra linea, per la liberazione della Veneta Patria, rifiutando in maniera chiara e categorica qualsiasi tentazione elettorale affermando che se si accettano tali proposte in buona fede si è degli sprovveduti o, nel caso opposto, dei prezzolati da Roma.
Il Veneto ha una storia millenaria, carica di dignità, prestigio ed onore, che nessuna storiografia colonialista può infangare. La Veneta Serenissima Repubblica ha resistito vittoriosamente a tutti i suoi nemici quando ha fatto appello al popolo, ed è stata sconfitta, quando ha sperato nel buon senso del nemico e nella buonafede dei suoi mediatori, che si sono poi rivelati dei lacchè.
Il V.S.G. ha fatto e fa appello al popolo veneto ed alla sua volontà di lottare, come elemento indispensabile per ottenere quei risultati che tutti auspicano. Poco importa se questi si otterranno in qualche mese od in qualche anno. Il nostro destino è di essere una nazione libera, a prescindere dalla debolezza (Italia) o dalla forza (USA), dei colonialisti che tentano di soffocare i nostri inalienabili diritti.

Germano Battilana