…Il legame indissolubile con la nostra Veneta Serenissima Repubblica nonostante siano passati due secoli, non è stato ancora reciso benché le forze del male abbiano impiegato ogni mezzo per spezzare questo legame millenario tra il Veneto Popolo e la Veneta Serenissima Repubblica…
Luigi Faccia
Presidente del Veneto Serenissimo Governo
Tra il 17 e il 25 aprile 1797 vi fu a Verona, ma non solo, una grande e spontanea sollevazione popolare contro l’invasione della Veneta Patria da parte delle forze Napoleoniche. Ancora una volta come quasi tre secoli prima, durante la guerra di Cambray, il Veneto Popolo (contadini, artigiani, operai e soldati) sente in anticipo il pericolo mortale che incombe nella propria Veneta terra, proveniente da brutali forze aliene. Queste forze nemiche sono prive di moralità, di onore e non rispettose delle leggi di guerra, pronte a travolgere le secolari conquiste reali introdotte dalla gloriosa Veneta Serenissima Repubblica: buon governo, giustizia vera, libertà, meritocrazia, senso civico, moralità, dovere, e non ultimo il benessere, costruito saldamente con il lavoro. Non va dimenticato che la Veneta Serenissima Repubblica era ancora lo Stato della penisola italiana più florido e ai massimi livelli anche nel resto del continente europeo.
Per meglio comprendere questo scritto e bene ricordare quanto riporta il Priuli e il Macchiavelli durante la lunga e durissima guerra di Cambray: “Sono proprio i contadini i più orgogliosi del nome Veneto et mantenevano loro veramente la Repubblica Veneta in piedi” scrive nel 1509 Girolamo Priuli, mentre la Francia, il potentissimo Stato della Chiesa, la Spagna, la Germania, cioè l’impero, in una parola l’Europa tutta è unita contro la Veneta Serenissima Repubblica. “Et cun veritade questi contadini, come di sopra se dice, herano quelli che tenivano il nome Veneto in piedi e in qualche repuctatione et per simile rispecto li inimici herano tanto incrudeliti contra de loro che, quanti ne trovavano tanti ne amazavano et questo hera il mancho suplitio che li potevano dare. Tanem (tuttavia) loro vilani pius ferventi et innanimati et sviserati se disponevano contra li inimici et in favaro dello stato Veneto, ne existimavanno la morte.” Lo stesso dicasi per il Macchiavelli, il quale descrive con stupore come i contadini Veneti dopo il tracollo militare dovuto alla disfatta di Agnadello anziché passare con i nemici, come avveniva di norma in ogni parte d’Europa, fecero quadrato con il proprio corpo in difesa delle Istituzioni Marciane. Questo è il secolare cordone ombelicale tra popolo e la Veneta Serenissima Repubblica che porta all’insorgenza di Verona del 1797. La soldataglia Napoleonica non esita il giorno 17 aprile a bombardare con l’artiglieria Verona; il popolo, ormai esasperato da questo crescendo di violenza e ruberie napoleoniche, con il sostegno dei volontari provenienti da ogni paese del Veronese e del Veneto tutto, delle forze regolari Venete ma in particolare dei cadetti e Schiavoni del Veneto militar Collegio di Castelvecchio (istituzione all’avanguardia in Europa per i tempi in fatto di educazione scolastica e militare) al grido di “San Marco, San Marco” , queste forze Marchesche, si battono in ogni quartiere di Verona incuranti del ferro e del fuoco nemico. In questa dura battaglia delle “Pasque Veronesi” non va dimenticato l’importante apporto delle Milizie della Spettabile Reggenza dei 7 Comuni dell’Altopiano di Asiago contro la soldataglia napoleonica. I morti e i feriti, tra cui molte donne, non si contano più tra i Patrioti Veneti, lo stesso dicasi per gli episodi di eroismo, a dare ulteriore manforte ai Veronesi in questa strenua lotta arrivano centinaia di volontari dai monti Lessini: uomini di grande coraggio noti per il loro smisurato amore verso la Veneta Serenissima Repubblica. I Francesi devono indietreggiare, Verona è tornata libera per pochissimo tempo. A provocare il collasso degli insorti sono le notizie di confusione che regnano a Venezia, il governo Veneto non è in grado di decidere e ordinare in maniera chiara e netta all’armata Serenissima di contrastare con ogni mezzo a sua disposizione l’invasore, si ha ancora la tragica illusione che forse il Napoleone se ne andrà dopo aver saccheggiato le ricchezze del territorio. Il popolo di Verona dopo più di una settimana di lotta deve capitolare: subito cominciano processi, torture, esecuzioni e condanne nei confronti di questi coraggiosi difensori della propria terra, l’imposizione del grottesco albero della libertà giacobino e lo smantellamento di ogni simbolo Marciano. Come se non bastasse lo stesso Bonaparte chiede e pretende come “risarcimento” oro e argento, opere d’arte, pegni dei monti di pietà ecc, oltre a smisurate quantità di vettovaglie, scarpe e vestiario per i propri soldati e foraggio per gli animali, che i Veronesi devono soddisfare.
Per meglio comprendere questo scritto e bene ricordare quanto riporta il Priuli e il Macchiavelli durante la lunga e durissima guerra di Cambray: “Sono proprio i contadini i più orgogliosi del nome Veneto et mantenevano loro veramente la Repubblica Veneta in piedi” scrive nel 1509 Girolamo Priuli, mentre la Francia, il potentissimo Stato della Chiesa, la Spagna, la Germania, cioè l’impero, in una parola l’Europa tutta è unita contro la Veneta Serenissima Repubblica. “Et cun veritade questi contadini, come di sopra se dice, herano quelli che tenivano il nome Veneto in piedi e in qualche repuctatione et per simile rispecto li inimici herano tanto incrudeliti contra de loro che, quanti ne trovavano tanti ne amazavano et questo hera il mancho suplitio che li potevano dare. Tanem (tuttavia) loro vilani pius ferventi et innanimati et sviserati se disponevano contra li inimici et in favaro dello stato Veneto, ne existimavanno la morte.” Lo stesso dicasi per il Macchiavelli, il quale descrive con stupore come i contadini Veneti dopo il tracollo militare dovuto alla disfatta di Agnadello anziché passare con i nemici, come avveniva di norma in ogni parte d’Europa, fecero quadrato con il proprio corpo in difesa delle Istituzioni Marciane. Questo è il secolare cordone ombelicale tra popolo e la Veneta Serenissima Repubblica che porta all’insorgenza di Verona del 1797. La soldataglia Napoleonica non esita il giorno 17 aprile a bombardare con l’artiglieria Verona; il popolo, ormai esasperato da questo crescendo di violenza e ruberie napoleoniche, con il sostegno dei volontari provenienti da ogni paese del Veronese e del Veneto tutto, delle forze regolari Venete ma in particolare dei cadetti e Schiavoni del Veneto militar Collegio di Castelvecchio (istituzione all’avanguardia in Europa per i tempi in fatto di educazione scolastica e militare) al grido di “San Marco, San Marco” , queste forze Marchesche, si battono in ogni quartiere di Verona incuranti del ferro e del fuoco nemico. In questa dura battaglia delle “Pasque Veronesi” non va dimenticato l’importante apporto delle Milizie della Spettabile Reggenza dei 7 Comuni dell’Altopiano di Asiago contro la soldataglia napoleonica. I morti e i feriti, tra cui molte donne, non si contano più tra i Patrioti Veneti, lo stesso dicasi per gli episodi di eroismo, a dare ulteriore manforte ai Veronesi in questa strenua lotta arrivano centinaia di volontari dai monti Lessini: uomini di grande coraggio noti per il loro smisurato amore verso la Veneta Serenissima Repubblica. I Francesi devono indietreggiare, Verona è tornata libera per pochissimo tempo. A provocare il collasso degli insorti sono le notizie di confusione che regnano a Venezia, il governo Veneto non è in grado di decidere e ordinare in maniera chiara e netta all’armata Serenissima di contrastare con ogni mezzo a sua disposizione l’invasore, si ha ancora la tragica illusione che forse il Napoleone se ne andrà dopo aver saccheggiato le ricchezze del territorio. Il popolo di Verona dopo più di una settimana di lotta deve capitolare: subito cominciano processi, torture, esecuzioni e condanne nei confronti di questi coraggiosi difensori della propria terra, l’imposizione del grottesco albero della libertà giacobino e lo smantellamento di ogni simbolo Marciano. Come se non bastasse lo stesso Bonaparte chiede e pretende come “risarcimento” oro e argento, opere d’arte, pegni dei monti di pietà ecc, oltre a smisurate quantità di vettovaglie, scarpe e vestiario per i propri soldati e foraggio per gli animali, che i Veronesi devono soddisfare.
Le Pasque Veronesi sono uno dei momenti più alti della resistenza popolare Veneta che non cesserà per oltre un decennio. Questi fatti hanno lasciato un segno indelebile in ogni Veneto degno di questo nome. Il legame indissolubile con la nostra Veneta Serenissima Repubblica nonostante siano passati due secoli, non è stato ancora reciso benché le forze del male abbiano impiegato ogni mezzo per spezzare questo legame millenario tra il Veneto Popolo e la Veneta Serenissima Repubblica.
Il 9 maggio 1997 figli del nostro Popolo appartenenti al Veneto Serenissimo Governo, con grande sacrificio, hanno risvegliato questo legame. Il lavoro che dopo il 9 maggio il Veneto Serenissimo Governo continua a fare serve a cementare nella coscienza di tutti i Veneti il diritto inalienabile alla libertà della nostra Veneta Serenissima Repubblica.
Il Veneto Serenissimo Governo chiama il Popolo Veneto (ma non solo) all’impegno per affiancarlo nella lotta per l’indipendenza totale della nostra patria e per diffondere, sempre più come un’eco, la storia, la cultura e la tradizione della nostra amata Terra.
Mettiamo da parte tutti i nostri possibili rancori e risentimenti, uniamoci per uno scopo che deve essere superiore ai nostri piccoli interessi: la libertà per noi tutti, questa è la nostra ultima possibilità, se la lasciamo andare saremo condannati dalla storia alla nullità italiana.
Venezia, 17 aprile ’06
Il Presidente
del Veneto Serenissimo Governo
Luigi Massimo Faccia