Comunicati Ufficio Affari Esteri

La Campagna israeliana contro il terrorismo

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Comunicazione inviata dall’ambasciata israeliana al Veneto Serenissimo Governo

1. Perché Israele ha condotto operazioni militari in Libano?
Israele ha subito un attacco transfrontaliero non provocato, proveniente dal territorio libanese. L’attacco è stato compiuto da Hezbollah, un’organizzaione terroristica che è anche un partito del governo libanese. L’attacco è stato sferrato contro cittadini israeliani – civili e militari – in suolo sotto la piena sovranità d’Israele. Hezbollah ha violato oltrepassandolo un confine riconosciuto internazionalmente, è entrato in territorio israeliano, ha rapito due israeliani, che sono tuttora tenuti in ostaggio, e ha aperto il fuoco con lancio di razzi e missili sui villaggi e le città del nord d’Israele. Da allora sono stati sparate centinaia di razzi AL GIORNO – oltre 4.000 in totale – contro le città e i villaggi israeliani, tutti mirati a obiettivi civili.

In tali circostanze Israele non ha avuto altra alternativa che difendere sé stesso e i suoi cittadini. Per questo motivo Israele ha reagito a un atto di guerra di uno stato sovrano vicino. Lo scopo dell’operazione israeliana era duplice: liberare i militari rapiti e rimuovere la minaccia terroristica dal suo confine settentrionale. Israele considera il Libano responsabile per la situazione attuale, di conseguenza, quest’ultimo non poteva aspettarsi di evitarne le conseguenze.
2. Israele ha fatto un uso sproporzionato della forza?
La proporzionalità deve essere misurata in base alle dimensioni della minaccia. Le azioni israeliane non scaturiscono soltanto dall’attacco non provocato sferrato da Hezbollah contro Israele e dal rapimento di due militari. L’operazione militare israeliana è stata condotta contro la reale e tangibile minaccia degli Hezbollah contro oltre un milione di civili, nel Nord d’Israele. Hezbollah – organizzazione terroristica votata alla distruzione d’Israele e che controlla il Sud del Libano – possiede oltre 12.000 missili puntati contro Israele e ne ha lanciati centinaia negli ultimi giorni. L’uso massiccio di questi missili, da parte di Hezbollah, che causa numerose vittime tra i civili, centinaia di feriti e vasta distruzione, ha reso le azioni d’Israele necessarie. Bisogna domandarsi: “Che cosa farebbero altri stati se dovessero confrontarsi con una minaccia di tali dimensioni?”.
3. Perché Israele ha bombardato edifici e strutture civili?
Hezbollah ha compiuto attacchi missilistici indiscriminati contro centri abitati israeliani. Decine di civili israeliani, ebrei e arabi, sono stati uccisi, compresi tre bambini piccoli. Gli attacchi sono stati lanciati contro grandi città, come Haifa, piccole fattorie come Meron e siti religiosi come Safed e Nazareth.
Israele ha preso di mira soltanto strutture utilizzate direttamente dalle organizzazioni terroristiche nei loro attacchi contro Israele. Per esempio, Israele ha colpito l’Aeroporto Internazionale di Beirut e l’autostrada Beirut-Damasco perché questi erano utilizzati da Hezbollah per rifornirsi di armi e munizioni. Israele ha colpito anche edifici, come gli studi della televisione degli Hezbollah, che fungevano da mezzi di comunicazione vitali per le cellule terroristiche.
Malauguratamente i terroristi si nascondono e accumulano i loro missili in aree residenziali, mettendo in pericolo la popolazione circostante. Infatti la maggior parte dei missili recentemente sparati contro Israele è stata ammassata e lanciata da abitazioni private, requisite o usate dai terroristi degli Hezbollah per fare scudo alle loro azioni dietro ai civili, al fine di ostacolare la risposta israeliana.
Nonostante questo crudele sfruttamento di civili, Israele ha usato estrema attenzione per ridurre al minimo il rischio cui è esposta la popolazione civile – a volte anche a costo di vantaggi strategici operativi. Per esempio, sono stati lanciati dei fogli che invitavano i residenti a evitare alcuni edifici e strutture degli Hezbollah, anche se tale avvertimento preventivo riduce lo strategico elemento di sorpresa delle azioni militari sulle infrastrutture dei terroristi.
4. Come ha visto Israele l’iniziativa di stabilire una forza di pace multinazionale?
Israele sostiene qualsiasi sforzo internazionale volto a promuovere il ritorno degli ostaggi israeliani e a rafforzare il consenso internazionale già ratificato dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu riguardo al Libano, ovvero di premere sul governo libanese perché questo applichi la risoluzione 1559, dispieghi il proprio esercito regolare al sud, imponga la propria sovranità sulla regione confinante con Israele e disarmi Hezbollah. A tale proposito, Israele ha acconsentito a considerare la dislocazione di una forza militare capace e addestrata nel sud, previa la formulazione di un mandato che includesse il controllo dei valichi di confine tra Libano e Siria (per applicare il paragrafo della risoluzione 1701 che parla di un embargo del traffico di armi e dei rifornimenti di munizioni a Hezbollah), il dispiegamento nel sud del Libano e l’assistenza all’esercito libanese, tutto ciò nel quadro di una piena applicazione della Risoluzione 1559.
5. Come vede Israele la Risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza?
La Risoluzione contiene gli elementi fondamentali prefissati dal governo israeliano in seguito all’attacco transfrontaliero non provocato e ai bombardamenti di Hezbollah del 12 luglio. Israele crede che la Risoluzione 1701 abbia il potenziale per costruire una situazione più stabile e più sicura, nonché per impedire a Hezbollah di poter essere nuovamente capace di creare una crisi regionale come quella cui abbiamo assistito nel mese trascorso. Di conseguenza, il Governo d’Israele il 13 agosto ha annunciato di la sua decisione di accettare la Risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, e di agire in conformità ai suoi obblighi così come delineato nel documento.

Israele ritiene che la risoluzione riflette non soltanto gli interessi d’Israele, che ne persegue la piena applicazione, che dovrebbe portare a un sostanziale cambiamento positivo sia dal punto di vista della sicurezza lungo il confine tra Israele e Libano sia nelle relazioni tra i due stati, ma anche gli interessi del Libano, dando la possibilità di giungere, finalmente, al disarmo di Hezbollah e all’estensione della sovranità nazionale, da parte del governo libanese, su tutto il suo territorio, così come richiesto già dalla Risoluzione Onu 1559. È infatti inaccettabile e impossibile riportare la situazione in Libano non può allo status quo ante, non potendosi tollerare oltre l’esistenza in Libano di un secondo "Stato" nello Stato. Adesso Israele si attende che la comunità internazionale compia tutti i passi concreti necessari, per assicurare una piena ed effettiva applicazione di questa nuova e promettente risoluzione.
6. Che cosa ha ottenuto Israele con la sua operazione contro Hezbollah?
L’operazione militare, dal nome in codice "Cambio di direzione", ha inferto un colpo molto duro a Hezbollah. Questa organizzazione terroristica è stata scacciata dalle sue postazioni lungo il confine, rimuovendo la minaccia di fuoco diretto (mitragliatrici, RPG, fucili senza rinculo, missili teleguidati) contro i centri a
bitati al confine israeliano.

Inoltre, il sistema missilistico a lungo raggio dell’organizzazione, in profondità dentro il Libano, è stato mutilato, così come il suoi sistemi di controllo e di comando, i suoi quartier generali e le sue infrastrutture. La capacità di razzi Katyusha dispiegati nel sud del Libano è stata gravemente ridotta, e il flusso di munizioni dalla Siria per gli Hezbollah è stato bloccato in maniera significativa.
Contemporaneamente, in campo diplomatico, il supporto internazionale di cui ha goduto Israele, durante tutta l’operazione, non ha precedenti – a partire dalla dichiarazione dei G-8 del 16 luglio, all’inizio del conflitto, fino all’adozione della Risoluzione Onu 1701, l’11 agosto, con la proclamazione del cessate il fuoco. Per la prima volta sono state create le condizioni per iniziare ad applicare, finalmente, la Risoluzione 1559 del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, la quale prevede il disarmo di Hezbollah, il suo allontanamento dal confine e il dispiegamento dell’esercito regolare libanese al confine con Israele. La comunità internazionale è pronta a compiere passi concreti per applicare le risoluzioni 1559 e 1701, inviando una forza multinazionale da dispiegare a fianco dell’esercito libanese, nel sud del Libano, per aiutarlo a controllare l’area, per imporre un embargo di armi ai valichi di confine, in porti e aeroporti, e per operare con efficienza per lo smantellamento delle capacità militari di Hezbollah.
7. Perché Israele afferma che Siria e Iran sono coinvolti nel terrorismo di Hamas e Hezbollah?
La Siria ospita nella sua capitale, Damasco, il quartier generale di vari gruppi terroristici jihadisti palestinesi. Il regime siriano fornisce rifugio e supporto logistico al leader di Hamas Khaled Mashaal, che vive a Damasco da diversi anni. Da lì Mashaal comanda i terroristi dentro i territori palestinesi, che compiono continui attacchi contro Israele e i suoi cittadini, inclusi il bombardamento del sud d’Israele con missili Qassam e la recente infiltrazione terroristica in territorio israeliano con conseguente rapimento del soldato israeliano Gilad Shalit. La Siria fornisce inoltre un sostegno vitale a Hezbollah in varie modalità, incluso il trasferimento di armi, munizioni e nuclei operativi, attraverso l’aeroporto di Damasco e i valichi di frontiera con il Libano. Hezbollah non sarebbe in grado di agire in Libano senza la palese sponsorizzazione siriana.
L’Iran è il principale benefattore di Hezbollah. Esso fornisce a questa organizzazione terroristica fondi e finanziamenti, armi, direttive e persino quadri militari iraniani (p.e. le Guardie della Rivoluzione, i "Pasdaran"), o addirittura direttamente campi di addestramento, in Libano e in Iran stesso. La maggior parte dei missili che hanno colpito le città israeliane era di fabbricazione iraniana, compresi i missili a lungo raggio "Khaibar", che hanno colpito fino a sud di Hadera, nella pianura dello Sharon. Il missile guidato lanciato contro una nave militare israeliana al largo della costa libanese era anche di provenienza iraniana. Per una serie di ragioni e finalità pratiche, Hezbollah non è altro che un braccio del regime jihadista di Teheran. L’Iran ha inoltre compiuto delle infiltrazioni influenzando anche delle organizzazioni terroristiche palestinesi, tra cui, per esempio, le Brigate dei Martiri di Al-Aqsa del partito Al-Fatah, e il gruppo Iz a-Din al-Kassam di Hamas. Esso fornisce alle loro cellule terroristiche fondi, istruzioni tecniche e direttive operazionali.
8. Che cosa motiva Hamas e Hezbollah, e perché Siria e Iran li sostengono?
Hamas e Hezbollah sono guidati da un’ideologia jihadista estremista che invoca l’immediata distruzione dello Stato d’Israele, nell’ambito di uno sforzo internazionale per ingaggiare una "Guerra Santa" contro il mondo occidentale "infedele", affinché le loro frange dell’Islam radicale prevalgano in tutto il mondo.
Siria e Iran sostengono questi gruppi, non soltanto perché ne condividono e ne sostengono l’ideologia, ma anche perché questi forniscono a Damasco e Teheran uno strumento per rinforzare l’influenza dei loro regimi e per distogliere l’attenzione generale da altre questioni che ultimamente li hanno esposti alla pressione internazionale. La Siria sta fronteggiando una crescente critica nei confronti del suo coinvolgimento nell’assassinio dell’ex Primo Ministro libanese Rafik Hariri, e per la sua ingerenza negli affari interni libanesi. L’Iran è esposto a una crescente pressione internazionale sul suo programma di sviluppo di armi nucleari. Inoltre, la comunità internazionale denuncia entrambi i regimi per il loro scarsissimo indice di rispetto dei diritti umani.

Pertanto, Israele considera Hamas, Hezbollah, Siria e Iran come i principali elementi dell’asse Jihad/terrorismo che minaccia non soltanto Israele, ma l’intero mondo occidentale.