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Cambiare nome al "Passaggio Napoleone"

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Sabato 10 marzo è uscito sull’Arena un articolo che parlava della proposta di cambiare nome al "Passaggio Napoleone". La proposta era di intitolare quella località alle "Pasque Veronesi" per far conoscere l’altra verità della nostra storia che non viene insegnata a scuola. A fianco c’era la risposta di uno "storico" Veronese che pubblichiamo quì di seguito.

Poi di seguito c’è la repllica del Vicepresidente Luca Peroni.

Sabato 10 marzo è uscito sull’Arena un articolo che parlava della proposta di due consiglieri comunali della Lega Nord di Dolcè e Sant’Ambrogio, in Valpolicella VR, di cambiare nome al "Passaggio Napoleone", una località che si trova al confine tra i due comuni, chiamata cosi per aver visto il passaggio del generale Francese. La proposta era di intitolare quella località alle "Pasque Veronesi" per far conoscere l’altra verità della nostra storia che non viene insegnata a scuola. A fianco c’era la risposta di uno "storico" Veronese che pubblichiamo quì di seguito.

Brugnoli dice no 

"E un’idea assurda cambiare la storia"

Sant’Ambrogio. "Ma è assurdo!", è la replica di Pierpaolo Brugnoli, presidente del centro di documentazione per la storia della Valpolicella, appassionato ricercatore. "I nomi dei luoghi ricodano sempre i fatti storici che vi sono avvenuti, specialmente le battaglie, vere o false che siano, più o meno importanti. Napoleone è passato da lì, ha combattuto la battaglia di Rivoli e cosi si ricorda il suo passaggio da quelle parti con il nome nel punto in cui è passato. E’ sempre stato così, ci sono migliaia di esempi simili.

"Non vedo perché", aggiunge Brugnoli, "si debba cancellare la memoria storica di un fatto, come non si usa più cancellare la memoria di qualche personaggio storico che è poco gradito, con la famosa "Damnatio memoriae", solo perché Napoleone ha eliminato la Repubblica di Venezia". 

Conclude lo storico della valpolicella: "la Serenissima non ha fatto di meglio con i Veronesi: ha imposto il suo dominio con la forza, eravamo popolazioni sottomesse e sfruttate, la cosiddetta Repubblica ha pestato i piedi alla gente".  (g.g.)

  

Risposta di Luca Peroni
Sicuramente lo "storico" Pierpaolo Brugnoli dovrà rendere conto a chi lo paga per esortare falsità storiche fuori luogo nella maniera con cui ha fatto nell’articolo uscito il 10 Marzo. Chiunque con un po’ di buon senso e una licenza elementare è a conoscenza, o lo dovrebbe essere, insegnanti permettendo, che la Serenissima è stata il più longevo esempio di buon governo della storia, con i suoi 1100 anni di repubblica indipendente, sistema ancora studiato ed invidiato in tutto il mondo. La sua celebrità prima di tutto è stata la salvaguardia dei diritti e della libertà.Gli altissimi insegnamenti morali e le conquiste civiche in ogni settore del vivere civile, fanno tuttora, a distanza di oltre due secoli dalla sua alienazione dal consesso internazionale, un pilastro portante della cosi detta civiltà occidentale. Nei primi anni del 1400, Verona come tutte le altre città della terraferma veneta (unico caso al mondo) chiede e conclude un patto di dedizione e passa sotto il "dominio" della Serenissima. Le autorità venete prendono ufficialmente possesso del territorio veronese "tra l’acclamazione del popolo e le sincere manifestazioni di esultanza per la coscienza di trovarsi, dopo tante inquietudini, sotto un governo saggio e forte. Il 24 giugno, da allora, fu ricordato ogni anno dai veronesi con una solenne processione dal Duomo a S. Giovanni in Valle e con pubblica giostra che richiamava valenti cavalieri da tutta la penisola. Con la Bolla d’Oro consegnata dal Doge Michele Stemmo, Verona ricevette l’assicurazione che non sarebbero stati abrogati gli statuti del comune e quelli della casa dei mercanti. La Serenissima permise che Verona continuasse a godere delle libertà derivate dalle "Podestà di ragunar Senato, di crear Magistrati, di far leggi, e di governar la città, e le cose pubbliche, rimanendo a veneti Senatori il travaglio, i pericoli e la spesa" (Maffei); tra le altre, Verona ottenne sempre con la Bolla d’Oro il privilegio che " non sarebbe mai stata tratta fuori dal territorio veronese alcuna vettovaglia, se prima non fosse provvisto abbondantemente alla città. Inoltre, Venezia, concesse privilegi ai contadini della Valpolicella, per essersi mostrati favorevoli a San Marco nelle guerre contro i Viscontei, "potranno eleggere autonomamente un Vicario nella persona di un patrizio veronese che li rappresenti direttamente presso il Doge". Si potrebbe continuare oltre per un bel po’ citando carte, contratti ecc. ma per essere brevi, basti pensare che nei suoi lunghi 1100 anni di esistenza, la Serenissima è vissuta senza alcuna sommossa popolare degna di questo nome e che nel momento della sua caduta, le classi popolari, a volte in contrasto con le autorità, sostennero volontariamente la lotta contro il terrorista Napoleone in tutto il territorio veneto mettendo a repentaglio senza indugi le loro vite. A Verona, con le famose pasque veronesi, ci fu una delle più grosse rivolte popolari in assoluto di tutta Europa, che videro i coraggiosi cuori Marcheschi sopraffare le truppe francesi, rivolta sedata solo grazie a complicità, voltafaccia e tradimenti di matrice borghese oramai complice in tutto e per tutto con i giacobini assetati di ricchezze altrui. Una cosa mi sento di condividere con il sig. Brugnoli ed è che veramente Napoleone ha eliminato la repubblica Veneta, ma non sicuramente da valoroso uomo d’onore come si soleva operare prima del suo arrivo, ma da astuto progenitore dei sanguinari dittatori del ventesimo secolo, e in barba alla neutralità disarmata della Serenissima, vera capostipite dell’odierno pacifismo, promossa con la speranza di salvare il salvabile, e che non ha fatto altro che far perdere alla Nazione Veneta la sua plurimillenaria e legittima indipendenza, facendo piombare il Veneto nel periodo più buio che abbia mai conosciuto,  obbligato suo malgrado a partecipare ad un infinità di guerre, oppresso da una gigantesca pressione fiscale che ancora dura ai giorni nostri, costretto ad un emigrazione tra le più grandi del mondo e cadendo inesorabilmente schiavo di istituzioni estranee alla sua tradizione.
Luca Peroni
Vicepresidente Vicario Plenipotenziario del
 Veneto Serenissimo Governo