Comunicati Rassegna Stampa

Risposta ad una provocatoria riflessione apparsa su "L'Arena" di Verona

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Il Vicepresidente Andrea Viviani risponde ad una provocatoria e pretestuosa riflessione apparsa sul giornale veronese "L’Arena".

Veneto indipendente. E poi qualche borgo chiederà la secessione

Domanda: è la realtà che ispira la fantasia, o è la fantasia che genera la realtà? Vecchio interrogativo, al quale è arduo dare una risposta univoca. I voli fantastici si basano sempre su eventi conosciuti, e quindi non riescono a decollare più di tanto, e, tra le migliaia di scrittori di fantascienza, nessuno, a cominciare dal grande Asimov in poi, ha mai predetto in un futuro prossimo o lontano la comunicazione globale attraverso internet.

 Ma oggi, mentre Umberto Bossi dal parlamento padano di Vicenza propone una "guerra di liberazione" per le regioni del nord, ecco che è stato preceduto da un giovane trevigiano, Lorenzo Pezzato, che in un suo romanzo di tre anni fa, dal titolo "La linea" autoprodotto e autodistribuito, e che ha quindi il sapore, ma forse non la diffusione, dei samizdat in uso nell’Unione sovietica prima di Gorbaciov, delinea prima dei proclami del senatùr la liberazione e l’indipendenza del Veneto, che si stacca dall’Italia con un incontenibile movimento di massa della popolazione la quale scende massicciamente in piazza protestando contro le tasse.

Inutile, anzi controproducente l’invio dell’esercito, di cui una parte si schiera con la pacifica rivoluzione che occupa le strade, finchè il governo nazionale concede l’indipendenza al Veneto, in nome della libera determinazione dei popoli, e la Repubblica italiana diventa federale.
Ma nasce subito un problema. Nel Veneto indipendente «c’è da sanare una grossa contraddizione: una minoranza che ha appena visti riconosciuti i propri diritti dopo mille peripezie, una volta diventata indipendente e sovrana può chiedere alle minoranze al suo interno di annullarsi?» No, non può, e quindi all’interno del nuovo Stato si attuano processi di liberazione in città, paesi e contrade, che si autogestiscono: basta che il cinquanta per cento più uno degli abitanti di una zona chieda l’autogestione, secondo lo schema oggi in uso per chi chiede l’annessione ad altra regione, e nascono piccole comunità autonome e autosufficienti, divise da linee di confine tracciate con la vernice rossa attraverso strade, piazze, campi e boschi e difese da plotoni di guardie per le quali il più grave reato è "oltrepassare" la linea
 Finchè un gruppo segreto di abitanti di un quartiere di Mestre, chiamati "unionisti" perché aspirano a tornare in Italia, riesce in una notte illune a radunarsi nella piazzetta centrale e a contarsi: sono giusti cinquanta per cento più uno, e quello che fa la maggioranza è Rashid, un immigrato marocchino naturalizzato veneto. Fine della parabola, in senso letterario e in senso geometrico.


 

Giuseppe Brugnoli

All’attenzione del signor Giuseppe Brugnoli

Vorrei rispondere al signor Giuseppe Brugnoli che, nell’articolo apparso nel “Canton de Bepi” sull’Arena del 04 ottobre, deride la lotta di liberazione, in questo caso del Popolo Veneto, prima dicendo che nessuno può predire che cosa succederà nel futuro e dieci secondi dopo afferma che le rivendicazioni di Umberto Bossi ma soprattutto, anche se non lo nomina, del Veneto Serenissimo Governo, sono state predette in un romanzo di qualche anno fa da un giovane Trevigiano, e visto che alla fine della storia ci si ritrovava con il fallimento dell’indipendenza Veneta, dovuta al fatto che dopo aver conquistato la libertà dall’italia ulteriori lotte interne portarono a successive lotte di liberazione di paesi e borghi, il signor Brugnoli vuole far credere che cosi andrà a finire appunto la voglia d’indipendenza del Veneto.

Innanzi tutto vorrei sottolineare che in pochissimi casi, una volta che un Popolo è diventato indipendente dopo una lotta di liberazione da un regime oppressivo, si è a sua volta diviso per ulteriori lotte interne, inoltre se questa fosse una regola che vale per ogni nuova nazione dovremmo essere contrari a qualsiasi movimento che si batte per la liberta della propria Patria.

Inoltre vorrei ricordare, soprattutto ai molti che volutamente questo non lo vogliono accettare, che il Veneto è UN POPOLO che ha più di quattromila anni di storia, una repubblica che è durata per più di mille anni, dove in più di settecento anni non si sono registrate rivolte contro il governo, al contrario della giovanissima italia, dove non esiste un popolo ne tantomeno un’identità nazionale.

Se nel ventesimo secolo tanti Paesi sono potuti ridiventare liberi di autogovernarsi e altri hanno iniziato per la prima volta a camminare da soli, allora è SACROSANTO che il Veneto torni ad essere la Nazione storica d’Europa che era fino a più di duecento anni fa

Come Veneto Serenissimo Governo siamo intenzionati a costruire un Veneto dove ogni singola comunità non deva sentirsi obbligata a far parte della Repubblica e che sia libera di autogovernarsi come preferisce, riprendendo anche i patti di dedizione che secoli fa la Serenissima ha stipulato con le popolazioni che si apprestava a governare e tutelare.

Per completare questa mia risposta al signor Brugnoli allego un nostro comunicato che ripropone il tema dei referendum voluti dai paesi Veneti che vogliono cambiare regione dove spieghiamo il nostro punto di vista.

Verona 16 ottobre 2007

Andrea Viviani
Vicepresidente aggiunto del
Veneto Serenissimo Governo