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19 marzo 1474 – i Brevetti nella Serenissima

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Archivio di Stato di Venezia, Senato terra, registro 7, carta 32)  : «L’andarà parte che per auctorità de questo Conseio, chadaun che farà in questa Cità algun nuovo et ingegnoso artificio, non facto per avanti nel dominio nostro, reducto chel sarà a perfection, siche el se possi usar, et exercitar, sia tegnudo darlo in nota al officio di nostri provveditori de Comun. Siando prohibito a chadaun altro in alguna terra e luogo nostro, far algun altro artificio, ad immagine et similitudine di quello, senza consentimento et licentia del auctor, fino ad anni X.»

Nella storia possiamo ben dire che i governi furono retti da pochi da molti o da uno solo. Il più usato è stato quello regio poiché la natura abbonda di cose meno perfette. I pochi non si tollerano quasi mai aprendo la strada a dominazione straniera. Le repubbliche sono opere di maggior lavoro e sono ancor più facili da scomporsi, le discordie e le fazioni pare che le siano naturali; rare sono quelle che hanno avuto lunga e quieta vita. “Quella repubblica meriterà il nome di perfetta, che averà forze di resistere all’estreme invasioni e buoni ordini per tenere tranquillo il suo stato interno. Questa lode è dovuta per giustizia a quella di Venezia, poiché la sua libertà ottenuta con tanto vigore contro le maggiori potenze, e la sua quiete domestica, superano la memoria d’ogni altra”. Il governo della Serenissima brilla nella storia per la gloria delle sue leggi, per la prudenza dei suoi istituti, l’ordine dei suoi consigli l’armonia dei suoi magistrati e soprattutto per la libertà che ogni suo cittadino godeva ecc. elementi questi che dovrebbero far riflettere a fondo i veneti di oggigiorno portandoli a desiderare ora più che mai il ritorno delle loro legittime istituzioni calpestate ed a volte derise da squallidi personaggi rappresentanti lo stato occupante italiano.Portando un esempio a queste virtù, vediamo che la serenissima era all’avanguardia anche nel favorire la conoscenza dello sviluppo tecnologico portatore di crescita economica e sociale essendo in assoluto nel mondo occidentale il primo stato a legiferare a favore della tutela degli inventori che volessero registrare il brevetto delle loro scoperte. L’iter amministrativo per la concessione, passava una rigorosa struttura burocratica atta a selezionare e utilizzare tutti i prodotti dell’ingegno come ad esempio le richieste in campo sanitario vagliate oltre che dal senato,anche dal” potente magistrato alla sanità”,( altra istituzione spunto e, vero e proprio punto di partenza per tutte le organizzazioni mondiali alla sanità pubblica, nato ben un secolo prima che negli altri stati europei 7 gennaio 1486,-1485m,v) e dalla giustizia vecchia,istituzioni queste che potevano beneficiare dei consigli dei migliori luminari della scienza e della collaborazione di una delle più antiche e prestigiose università  esistenti, quella di Padova. Questo intenso cammino procedurale garantiva un accurato controllo evitando specialmente le accese dispute e soprattutto i malefici conflitti di interesse fra le molteplici categorie esistenti. Anche se la prima legge è datata 1474, si può ben dire che la concessione delle patenti riguarda un ben più ampio processo storiografico in linea con le millenarie consuetudini venete che in passato attraverso svariati organi governativi o pubblici arrivavano a concezioni di privative o parti ossia leggi che  altro non sono che la continuazione di grazie,licenze o privilegi,concessi a “speciales personae” ossia a singoli individui che nel tempo ed in alcuni casi tipo quello industriale si estenderanno anche a gruppi di persone, oppure a società. In questa maniera la Serenissima riusciva a far giungere nel veneto dominio gli autori stranieri di interessanti scoperte industriali per farle costruire e immettere nel mercato locale piuttosto che tentare di copiarle, favorendo così lo sviluppo tecnologico per poter poi servirsene per la crescita economica della repubblica. Bisogna osservare che il principio di fondo in base al quale la serenissima promuoveva e incoraggiava le scoperte in quel periodo era certamente condiviso anche da signorie, stati totalitari e regnanti vari, ma mentre in questi contesti politici gli inventori erano legati all’estro ed al capriccio di sovrani che spesso e volentieri erano spinti solo dal desiderio di accrescere il loro potere personale,nella repubblica veneta gli organi preposti alla concessione partono sempre da considerazioni di utilità pubblica favorendo così la selezione e l’utilizzo di tutti i prodotti dell’ingegno per un accrescere ,nel tempo,di nuove energie produttive e finanziarie della serenissima. Il numero degli inventori è enorme e lo dimostra l’eccezionale numero  di 2004 brevetti concessi dal senato terra nei più svariati campi dell’attività economica tra il 1474 e il 1797. Le domande o suppliche,provengono da cittadini di Venezia, da sudditi del Dominio, da stranieri della penisola e del continente europeo; mercanti, artigiani,appaltatori, società e privati cittadini di ogni condizione e ceto. Per una effettiva verità storica e per illuminare i tantissimi dottori del dogma pro napoleonico o meglio pro risorgimentale, che ancor oggi fanno del loro mestiere il denigrare ed irridere la nostra gloriosa repubblica portando sugli altari le tesi di una irreversibile decadenza spirituale e soprattutto economica del 700 veneto, mi permetto di suggerire loro  di esaminare per un attimo questo grafico e così facendo gli sia da stimolo per  un piccolo esame di autocritica:
anno                          n° brevetti  
1474-1500                        43
1501-1550                        126
1551-1600                        471          
1601-1650                        283
1651-1700                        317
1701-1750                        234
1751-1797                        530

E come scriveva lo storico secentista Gian Antonio Muazzo: “valerà quest’esame per svegliar ne’ cittadini il desiderio e la sollecitudine della sua preservazione. Se alla repubblica è dovuta la gloria d’aver fondate ottime leggi, sarà gran lode della prosperità il conservarle”