Comunicati

1861 – 2011: 150 ANNI DA SEPPELLIRE PER SEMPRE

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Le grandi manovre del regime restauro central-nazional-federalista si sono già messe in moto con notevole anticipo per i “festeggiamenti” del centocinquantesimo anniversario della cosiddetta unità d’Italia. Evento che per qualsiasi uomo e donna corretto, libero e rispettoso della storia, cultura, identità presenti nella penisola italiana suona come una campana a morto.

C’è ben poco da festeggiare: l’aggressione espansionista interna portata  a danno degli altri popoli della penisola dalla banda dei quattro: Vittorio Emanuele II, Garibaldi, Mazzini e Cavour, sostenuta attivamente da forze straniere con i loro disegni strategici,  ha avuto conseguenze drammatiche che si riverberano ancora oggi.
Parlare, come sentiamo in questi giorni, e sentiremo nei prossimi tempi, di paese unico ed indivisibile, sentimento nazionale, valori condivisi, libertà, progresso comune e via delirando, sono frasi di circostanza che cercano disperatamente di coprire una tragica realtà storica e culturale i cui effetti devastanti sono sempre stati  nascosti da tutte le classi dirigenti che si sono succedute fino a questo momento.
L’antefatto che precede le radiose giornate risorgimentali è  il sacco di Genova 1849 dove  centinaia di genovesi furono trucidati dal generale Lamarmora e dai suoi bersaglieri.
Sarebbe opportuno che qualcuno di questi cattedrali così supini al potere ci spiegasse che cosa sono i osiddetti valori condivisi: di condiviso non c’era nulla se non le baionette, i campi di concentramento, uno per tutti Fenestrelle, fortezza sita nel nord del Piemonte dove vennero ammassati migliaia di soldati del Regno delle due Sicilie che si erano rifiutati di giurare fedeltà ai Savoia e  furono lasciati morire di fame, di stenti e di malattia e furono dissolti nella calce viva.
Come se non bastasse: paesi interi dati alle fiamme, si parla di 54 abitati,  stupri, massacri,  proibizioni di ogni sorta, fame, ingiustizie, disperazione, emigrazioni di massa, tasse e depauperamento delle attività economiche locali, l’obbligatorietà del servizio militare che viene visto come un’ulteriore imposizione e che ha il compito di fare gli italiani imponendo la coabitazione forzata tra le varie componenti nazionali,  porterà ad altre violenze (vedi tra i tanti fatti del genere quelli  di Pizzo Falcone 1884).
Lo stesso  Gramsci, ad ulteriore conferma di quanto detto, parla di una repressione incredibile da parte dell’esercito italiano il quale disse: “Lo stato italiano è stata una dittatura feroce che ha messo ferro e fuoco l’Italia meridionale squartando, fucilando seppellendo vivi i contadini poveri che scrittori prezzolati tentarono di infangare col marchio di briganti.” Tutti queste centinaia di migliaia di sventurati non hanno cittadinanza per la casta al potere, non ci sono lapidi, monumenti e quant’altro che li possa ricordare se non il ricordo di persone coraggiose ed oneste.
Ma tutto questo non bastava ancora  per la banda dei quattro e dei loro eredi.
Allora il cannone viene rivolto verso la Chiesa con l’occupazione dello Stato Pontificio e il fanatico astio anticlericale che si arriverà al punto di proibire le encicliche del papa e il “grande” eroe dei due mondi, il massone Garibaldi definirà Pio IX un metro cubo di letame. Non bastava ancora il massacro alla Lourdes etiope  dove centinaia di fedeli con i sacerdoti vennero sterminati.
Non sapendo più  dove puntare nuovamente il cannone dopo aver sparato agli operai di Milano che chiedevano pane, vedi il generale Bava Beccaris, avanti senza fine con le guerre straccio colonialistiche di conquista in Africa  in un delirio di nazionalismo italiota che precede di molto il fascismo, e si arriverà alla prima guerra mondiale dove per cementare il nuovo italiano di stirpe romana non si esiterà a mandare al macello milioni di persone e tale follia sarà combattuta esclusivamente nella parte nord orientale della penisola con distruzioni spaventose.
Subito dopo, i frutti avvelenati di questa scellerata cultura di conquista produrranno il fascismo con tutto quello che ne conseguirà: mancanza di libertà, leggi razziali, un nuovo conflitto ancora più atroce che lo stato italiano contribuirà a piene mani ad accendere dichiarando guerra a mezzo mondo e le conseguenze ancora una volta cadranno sull’intera popolazione della penisola dove oltre ai bombardamenti indiscriminati dovranno subire l’otto settembre e la successiva guerra civile e  il passaggio di tutti gli eserciti e i loro alleati.
Terminato il conflitto, per motivi geo-strategici e fortuna vuole che noi finiamo nella parte occidentale, il paese ancora una volta  viene ricostituito per mano straniera come stato a sovranità limitata.
Con l’aiuto del piano Marshall il paese si rianima, purtroppo anche i vecchi vizi ritornano: centralismo, ruberie, parassitismo, ingiustizie, degrado politico civile e sociale, terrorismo ecc…oltre ad una devastazione ambientale ed artistica che non ha eguali.
Prima repubblica, seconda repubblica e adesso si parla di una terza repubblica.
A tutti coloro che dicono che viviamo in libertà e nel  fu benessere rispondiamo  che con tutto quello che le popolazioni hanno dovuto sopportare in questi ultimi 150 anni, sia il minimo perché se non si fossero violentati i tempi della storia il paese avrebbe trovato la sua strada e sicuramente la penisola italiana sarebbe diventata una grande confederazione e avrebbe certamente trovato il suo giusto sviluppo nel rispetto reciproco e il  rango che le spettava tra le nazioni civili.
Per quanto riguarda il nostro amato Veneto, va ricordato che finì nelle grinfie savoiarde nel 1866 tramite un famigerato referendum farsa che il Veneto Serenissimo Governo non ha mai smesso di denunciare.
Si consuma il totale etnocidio della nostra storia cultura e tradizione oltre mille anni di cultura, giustizia, libertà, buongoverno  marciano  vengono fatti sparire dalla memoria collettiva del nostro popolo abbruttito dalla disperazione, dalla pellagra, dalla fame, dalle ingiustizie, dalle tasse esorbitanti per pagare i debiti di guerra di uno stato che già allora non camminava con le proprie gambe e dall’immigrazione di massa diventata una vera e propria diaspora a tal punto che i parroci dei paesi veneti lo testimoniano sui libri dei morti.
Mentre quelli che rimangono agli stenti devono anche dissanguarsi in guerre e violenze di ogni genere e anche le nostre donne dovranno subire oltraggi infami: tutto questo in nome del tricolore, bandiera che non ci è mai appartenuta e mutuata da quella francese del famigerato Napoleone.
I veneti sono stanchi  di ingiustizie, di malaffare, di criminalità e di un futuro carico di incertezze e tempesta,  non devono ancora una volta accettare passivamente  queste falsità, devono respingere queste provocazioni dello stato occupante sostenute dai reggi-coda indigeni e appoggiare patriotticamente con convinzione il lavoro e il sacrificio che il Veneto Serenissimo Governo sta portando avanti da anni in difesa della nostra storia, cultura, tradizione ed economia.
La nostra millenaria storia ha un solo nome: Veneta Serenissima Repubblica, è a questa che noi tutti dobbiamo tornare.
Longarone 19 Settembre 2009

Viva la Veneta Serenissima Repubblica
Viva San Marco
Viva il Veneto Serenissimo Governo

Il Presidente della Veneta Serenissima Repubblica
Luigi Massimo Faccia