Comunicati Ufficio Affari Esteri

L’antisemitismo della breccia di Porta Pia

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In questi giorni c’è un gran parlare della breccia di Porta Pia, delle dichiarazioni  reciproche dei rappresentanti dei due Stati in causa (Italia e Stato Pontificio) per dare un colpo di spugna riguardo a quegli eventi, delle proteste dei vari partiti o associazioni che si oppongo a questo cosiddetto revisionismo storico, ecc.

Premesso che la questione Porta Pia e presa di Roma è una delle innumerevoli guerre di aggressione della canaglia italiana, nessuno ha sottolineato che quell’evento fu il primo passo verso le leggi razziali promulgate da Vittorio Emanuele III. In che senso? vi domanderete. Il riscatto degli ebrei non è avvenuto con il cosiddetto risorgimento italiano? Molti sostengono quest’assurdità, anche molti settori dell’ebraismo della penisola, ovviamente si dimenticano che lo Stato italiano nato dal risorgimento è stato quello Stato che ha collaborato con il nazismo e i campi di sterminio. Ma ritorniamo alla domanda che ci siamo posti, in che senso la breccia di Porta Pia ha rappresentato il primo passo verso le camere a gas? Il papa Pio IX aveva promesso una scomunica al primo che avesse fatto fuoco contro le mura di Roma. Ma cosa fece la coraggiosa casta degli ufficiali savoiardi con il loro Re? Si assunse la responsabilità di aprire il fuoco per “liberare” Roma? Assolutamente no, il 20 settembre 1870 un corpo di bersaglieri al comando del generale Raffaele Cadorna entrava a Roma attraverso una breccia aperta nelle mura della città all’altezza di Porta Pia. Ma i bersaglieri hanno comunque la cura di far sparare la prima cannonata da un tenente ebreo (Giacomo Segre) per evitare l’annunciata scomunica di Pio IX.
Il revisionismo non sta tanto nel fatto che due Stati decidano di accordarsi rispetto a delle guerre che gli hanno visti opposti su fronti avversi, ma nel fatto che questo episodio storico venga visto come emancipazione degli ebrei rispetto alla situazione di segregazione a cui erano costretti. La realtà dei fatti è un’altra, come possiamo intuire dai fatti riportati, per i Savoia ed i loro generali era meglio incolpare un ebreo della guerra di aggressione contro la città di Roma che assumersi la responsabilità storica e morale di quell’evento. Questa abitudine i Savoia non l’hanno abbandonata, difatti non sono tutt’ora in grado di assumersi la responsabilità della promulgazione delle leggi razziali e delle conseguenti deportazione nei campi di sterminio.
Cari amici che vi definite italiani e che andrete a festeggiare i 150 della cosiddetta unità d’italia ricordatevi di guardare tutta la storia patria italiana e tutti i crimini su cui si fonda l’italia e poi rispondete a una domanda: cosa c’è da festeggiare?
Longarone, 20 settembre 2010
 

Per il Veneto Serenissimo Governo
Il Ministro degli Esteri
Demetrio Serraglia