Riceviamo e pubblichiamo questa lettera inviata a "Il Manifesto" da una nostra amica riguardo la manifestazione di Milano www.unexpectedisrael.it
Vi scrivo in merito all’articolo apparso sul vostro giornale oggi rispetto all’evento previsto a Milano che coinvolgerà Israele, quello di Alessandra Mecozzi e Roberto Giudici dal titolo "Israele, ovvero l’insostenibile leggerezza". Sono profondamente indignata, mi rendo conto che dovrei ormai essere abituata alla posizione ottusa e massimalista della “sinistra” italiana in merito alla questione israelo-palestinese ma, ogni volta, riesco ancora a stupirmi per la pochezza delle argomentazioni. Questa modalità sempre per slogan e contrapposizione che purtroppo caratterizza tutta la “sinistra” o sedicente tale, italiana mi disturba sempre.
Innanzi tutto sarebbe molto più interessante se la critica mossa costantemente allo stato d’Israele avesse un contenuto propositivo e non disfattista, in secondo luogo sarebbe altrettanto auspicabile che, così come accade in Israele, si proponesse, all’interno di coloro i quali ritengono la posizione palestinese di “sottomissione”, una autocritica. Mi sembra evidente che all’interno del popolo palestinese la maggior parte dei “governi” abbia fatto tutto il possibile negli ultimi 60 anni per mantenerlo nelle peggiori condizioni.
Una caratteristica che accomuna tutti quelli che in qualche misura fanno politica in Italia (politici, sindacalisti, amministratori …) sia che si definiscano di destra, di sinistra o di centro è la totale mancanza di memoria storica. Per qualunque questione si assumono gli slogan che vengono proposti dall’ambito di riferimento e si ripropongono senza alcun tipo di analisi personale.
La posizione rispetto allo Stato d’Israele esposta nell’articolo è piena di questo ottuso qualunquismo. Alcune domande a chi scrive: siete stati in Israele? Avete parlato con qualcuno che abita lì, sia nella parte sotto il controllo israeliano che sotto quello palestinese? La tanto anelata autodeterminazione de popoli vale solo per quello palestinese o per tutti i popoli quindi anche quello israeliano? Non esiste una responsabilità da parte delle autorità palestinesi, a partire da Arafat e che procede in parte ancor oggi, che si sono intascati tutti i soldi necessari per costruire case, scuole, ospedali, strade ed hanno soltanto armato i terroristi? Non esiste una responsabilità degli stati arabi che utilizzano il popolo palestinese come un pretesto per attaccare Israele e che fanno il possibile per mantenerlo nelle peggiori condizioni possibili? Ed in fine non sarebbe meglio da parte di chi lì non vive esaltare quelle persone che, sia israeliani che palestinesi fanno il possibile per creare ponti di solidarietà facendo azioni concrete, mettendo a rischio la propria vita e operando una critica al proprio governo cercano di condurlo nella direzione della pace e del rispetto reciproco?
Gli israeliani e le israeliane invitati a Milano per l’iniziativa tanto aspramente criticata nel vostro articolo (cito solo le più famose ) per esempio lo scrittore David Grossman e la cantante Noa sono tra quelli che si sono da sempre spesi con azioni concrete e coraggiose per creare ponti di pace e collaborazione tra i due popoli, che hanno criticato il proprio governo quando questi assume posizione di durezza nei confronti dei palestinesi.
Perché per una volta la “sinistra” italiana non prova a pensare senza slogan? Tra gli invitati ci sono anche alcuni che hanno fondato e vivono nei kibbutz, unico esperimento riuscito di applicazione del socialismo reale. Questa esperienza con le sue luci e le sue ombre potrebbe essere utilmente conosciuta da una “sinistra” che in Italia dimostra di non avere da moltissimo tempo progetti concreti di governo. Una “sinistra” che continua in Italia a non riconoscere i cambiamenti. Che si fa pericolosamente nazionalista ( mi riferisco ai festeggiamenti per i 150 anni) perché non è in grado di proporre qualcosa di alternativo alla lega e al berlusconismo, un’alternativa concreta, che non sia ottusa contrapposizione.
Sono addolorata perché mio nonno che ha combattuto nella resistenza, che desiderava che i fascisti nel dopoguerra fossero processati, come è avvenuto per esempio in Germania, aveva capito che questo paese non avrebbe mai avuto una sinistra degna di questo nome ed io per molto tempo non gli ho creduto. Se fosse ancora vivo ora gli direi che aveva ragione, purtroppo !!!
E. B.