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Venti di guerra in medio oriente

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Ormai la situazione in Medio Oriente sta avviandosi rapidamente verso un conflitto generalizzato; la posta in gioco è il controllo del mondo arabo, e in particolare del Medio Oriente.

Le potenze che si confrontano sono tre: Iran (sciiti), Turchia (arabi), Arabia Saudita (sunniti). Il conflitto ha come obbiettivo il controllo economico e la guida dell’area; la giustificazione è l’ideologia religiosa. Ovviamente anche i più distratti possono vedere che il problema non è lo stato d’Israele, anzi in questo momento esso è un elemento di contenimento, il problema centrale su cui tutti si devono concentrare è costituito dalla necessità assoluta che queste potenze regionali non si dotino di armamento nucleare, perché ciò significherebbe una accelerazione dello scontro armato, con conseguenze incontrollabili ( perché tutti, e forse anche Hussein Barak Obama, possono capire la differenza che passa tra un AK 47 e un ordigno nucleare).

Quindi qualsiasi accordo deve avere come presupposto impedire che queste potenze regionali entrino in possesso di armamenti nucleari o di armi di distruzione di massa.

Gli accordi di Ginevra tra gli ayatollah e i “cinque più uno” non garantiscono niente e nessuno; niente è esplicito e definitivo, nessuno può fidarsi dei dirigenti di Teheran e della loro volontà di vivere in pace con i popoli contermini, vista la determinazione a eliminare gli ebrei e i cristiani, e volere la supremazia degli sciiti nei confronti del mondo arabo.

Credo sia necessario rifarsi al messaggio di Benedetto XVI° a Ratisbona, dove indicava il pericolo delle contraddizioni tra il nostro mondo e le leggi consegnateci da Mosè e l’estremismo islamico; Francesco I°, dopo una serie di sbandamenti, avuti soprattutto durante la sua visita in Israele e l’incontro in Vaticano con Perez, Abu Mazen, e altri esponenti religiosi, dovuti a cattivi e impreparati consiglieri, si è reso conto dello stato delle cose, e che il problema non è Israele, ma lo è la lotta egemonica nel mondo arabo; e le vittime sacrificali sono i cristiani, gli ebrei, e gli stessi arabi. Gli arabi prima o dopo devono rendersi conto che i loro leaders li hanno sempre condotti a continue sconfitte e a drammi sanguinosi, da Muhammad Amin al Husayni Gran Mufti di Gerusalemme alleato del nazismo, al Califfo dello stato islamico Abu Bakr al Baghdadi, foraggiato da Mc Cain.

Chi ha massacrato i palestinesi a Tel al Zaatar? O a Yarmouk?

Non sono stati né ebrei né cristiani, ma altri arabi; i palestinesi devono trovare un “modus vivendi” con lo stato d’Israele, e le altre religioni e vivere in pace, in amicizia e in collaborazione; in caso contrario essi saranno sempre alla mercè di dirigenti che li condurranno a ulteriori sanguinosi drammi.

Il compito dei popoli del Mediterraneo è di: neutralizzare l’egemonismo USA, vero elemento di destabilizzazione e di guerra; lottare contro Obama e il suo braccio operativo, il problematico Mc Cain, che sono diretti responsabili del caos nel Mediterraneo e in tutto il Medio Oriente, soprattutto dopo il discorso tenuto da Obama a Il Cairo nel 2008, dando via libera all’assalto jihadista.

Venezia- Longarone 18 Aprile 2015