Approfondimento di Luca Peroni sulla dedizione di Verona alla Serenissima.
E’ sicuramente accettato che il rinascimento della terraferma veneta coincide con la fine delle signorie e la dedizione volontaria dei territori alla Serenissima. Verona ricorda la sua il 24 giugno 1405.
Nei primi anni del 1400, Verona è sistematicamente teatro di battaglie da parte di eserciti al soldo delle varie casate "egemoniche" del nord Italia. Una delle più crudeli è quella di Francesco da Carrara che nel 1404 riesce a conquistare la città e farsi proclamare signore. Ben poco dura il suo governo, però, che minacciato all’esterno dall’armata veneta, si ritrova assediato anche all’interno dalla popolazione affamata e minacciata dalle epidemie che abbandonati gli indugi, prende le armi, occupa la piazza grande e obbliga il Carrara con una fuga precipitosa a riparare in castelvecchio.
In quei momenti, è acclamato capitano del popolo Pietro Da Sacco che avrà il compito di trattare la dedizione della città alla serenissima con i rappresentanti veneti. Davanti alla porta di Campo Marzo, gli oratori veronesi capeggiati da Pietro Da Sacco conferirono con la delegazione veneziana guidata a sua volta da Gabriele Emo e Jacopo Dal Verme; fu consentito l’ingresso di 3 compagnie di fanti veneti con il compito di guardar la piazza mentre gli ambasciatori veronesi si portarono rapidamente al campo veneziano in prossimità o probabilmente all’interno del castello di Montorio. Furono immediatamente fissate le condizioni molto onorevoli della dedizione. Fu permesso che Verona continuasse a godere della libertà derivante dalla "podestà di ragunar senato, di crear magistrati, di far leggi e di governar la città, e le cose pubbliche, rimanendo ai veneti senatori il travaglio, i pericoli e la spesa" (Maffei). Furono concessi anche dei privilegi particolari ai contadini della valpolicella per essersi mostrati favorevoli a S. Marco nel corso delle guerre contro i visconti. Erano le stesse che dopo meno di un mese, il 16 luglio, furono solennemente convalidate a Venezia in una "ducale" con bolla d’oro, lettera ufficiale del doge, con sigillo aureo, avente forza di legge. Il 23 giugno i veneziani entrarono con gran pompa in Verona dalla porta del Calzaro sita tra Porta Nuova e Porta Palio. L’avvenimento fu consacrato con la nomina di molti cavalieri fra cui Pietro Da Sacco che lascio’ la carica di capitano del popolo. In cattedrale poi si cantò un Te Deum di ringraziamento e finalmente le nuove autorità venete presero alloggio nel palazzo che era stato degli Scaligeri. I veneziani, preso ufficialmente possesso di Verona, intesero farlo quindi militarmente. Il 24 giugno, provenienti da S. Michele Extra, giunsero le milizie guidate da Jacopo Dal Verme e sfilarono "in bella ordinanza con severissima disciplina" acclamate dal popolo. Entrarono dalla porta di Campo Marzo, attraversarono tutta la città passando da piazza delle Erbe, uscirono dalla porta del Calzaro e si accamparono fuori delle mura nella attuale zona dello stadio. Nello stesso giorno del 1405, si riunì il consiglio cittadino detto dei 12 che elesse gli ambasciatori che dovevano recarsi a Venezia per la dedizione pattuita. Continuarono poi le sincere manifestazioni di esultanza per la coscienza di trovarsi, dopo tante inquietudini, sotto un governo saggio e forte. Partirono i 21 ambasciatori l’8 luglio e giunsero in pompa magna a Venezia con 120 cavalli, ed alloggiarono nel palazzo del Marchese di Ferrara". In testa Leone Confalonieri, fra Zenone Negrelli e Pace Guarienti, reggeva la bandiera del Comune; preceduta pero’ dal nobile Aleardo Aleardi, fra Clemente dell’Isolo e Tebaldo del Broilo, che portava quella dei Cavalieri. Il Doge, circondato dal Gran Consiglio, accolse i Veronesi, tutti vestiti di bianco per significare la loro purezza e sincerità di mente e di volontà. Tutti erano solennemente riuniti su un palco eretto in Piazza S. MARCO tra la chiesa e le mercerie. Pietro da Sacco, affiancato da Torneo de Caliari e Gaspare da Quinto, consegno’ le 3 chiavi della città e dei suoi distretti, in segno di dominio e possesso. I 21 ambasciatori tornarono in Verona acclamati dal popolo festante, il 26 luglio 1405 recando il gonfalone con il leone di S. MARCO avuto in dono dal Doge e le bolle d’oro. Il 2 agosto il gonfalone fu portato solennemente in piazza delle Erbe, issato sul carroccio che era custodito in S ZENO e quindi levato sopra l’altissima antenna vicino al capitello. I veronesi celebrarono da allora, il 24 giugno, con una solenne processione dal Duomo a S GIOVANNI in valle e con una pubblica grandiosa giostra che richiamava valenti cavalieri da tutta Italia.
Nei primi anni del 1400, Verona è sistematicamente teatro di battaglie da parte di eserciti al soldo delle varie casate "egemoniche" del nord Italia. Una delle più crudeli è quella di Francesco da Carrara che nel 1404 riesce a conquistare la città e farsi proclamare signore. Ben poco dura il suo governo, però, che minacciato all’esterno dall’armata veneta, si ritrova assediato anche all’interno dalla popolazione affamata e minacciata dalle epidemie che abbandonati gli indugi, prende le armi, occupa la piazza grande e obbliga il Carrara con una fuga precipitosa a riparare in castelvecchio.
In quei momenti, è acclamato capitano del popolo Pietro Da Sacco che avrà il compito di trattare la dedizione della città alla serenissima con i rappresentanti veneti. Davanti alla porta di Campo Marzo, gli oratori veronesi capeggiati da Pietro Da Sacco conferirono con la delegazione veneziana guidata a sua volta da Gabriele Emo e Jacopo Dal Verme; fu consentito l’ingresso di 3 compagnie di fanti veneti con il compito di guardar la piazza mentre gli ambasciatori veronesi si portarono rapidamente al campo veneziano in prossimità o probabilmente all’interno del castello di Montorio. Furono immediatamente fissate le condizioni molto onorevoli della dedizione. Fu permesso che Verona continuasse a godere della libertà derivante dalla "podestà di ragunar senato, di crear magistrati, di far leggi e di governar la città, e le cose pubbliche, rimanendo ai veneti senatori il travaglio, i pericoli e la spesa" (Maffei). Furono concessi anche dei privilegi particolari ai contadini della valpolicella per essersi mostrati favorevoli a S. Marco nel corso delle guerre contro i visconti. Erano le stesse che dopo meno di un mese, il 16 luglio, furono solennemente convalidate a Venezia in una "ducale" con bolla d’oro, lettera ufficiale del doge, con sigillo aureo, avente forza di legge. Il 23 giugno i veneziani entrarono con gran pompa in Verona dalla porta del Calzaro sita tra Porta Nuova e Porta Palio. L’avvenimento fu consacrato con la nomina di molti cavalieri fra cui Pietro Da Sacco che lascio’ la carica di capitano del popolo. In cattedrale poi si cantò un Te Deum di ringraziamento e finalmente le nuove autorità venete presero alloggio nel palazzo che era stato degli Scaligeri. I veneziani, preso ufficialmente possesso di Verona, intesero farlo quindi militarmente. Il 24 giugno, provenienti da S. Michele Extra, giunsero le milizie guidate da Jacopo Dal Verme e sfilarono "in bella ordinanza con severissima disciplina" acclamate dal popolo. Entrarono dalla porta di Campo Marzo, attraversarono tutta la città passando da piazza delle Erbe, uscirono dalla porta del Calzaro e si accamparono fuori delle mura nella attuale zona dello stadio. Nello stesso giorno del 1405, si riunì il consiglio cittadino detto dei 12 che elesse gli ambasciatori che dovevano recarsi a Venezia per la dedizione pattuita. Continuarono poi le sincere manifestazioni di esultanza per la coscienza di trovarsi, dopo tante inquietudini, sotto un governo saggio e forte. Partirono i 21 ambasciatori l’8 luglio e giunsero in pompa magna a Venezia con 120 cavalli, ed alloggiarono nel palazzo del Marchese di Ferrara". In testa Leone Confalonieri, fra Zenone Negrelli e Pace Guarienti, reggeva la bandiera del Comune; preceduta pero’ dal nobile Aleardo Aleardi, fra Clemente dell’Isolo e Tebaldo del Broilo, che portava quella dei Cavalieri. Il Doge, circondato dal Gran Consiglio, accolse i Veronesi, tutti vestiti di bianco per significare la loro purezza e sincerità di mente e di volontà. Tutti erano solennemente riuniti su un palco eretto in Piazza S. MARCO tra la chiesa e le mercerie. Pietro da Sacco, affiancato da Torneo de Caliari e Gaspare da Quinto, consegno’ le 3 chiavi della città e dei suoi distretti, in segno di dominio e possesso. I 21 ambasciatori tornarono in Verona acclamati dal popolo festante, il 26 luglio 1405 recando il gonfalone con il leone di S. MARCO avuto in dono dal Doge e le bolle d’oro. Il 2 agosto il gonfalone fu portato solennemente in piazza delle Erbe, issato sul carroccio che era custodito in S ZENO e quindi levato sopra l’altissima antenna vicino al capitello. I veronesi celebrarono da allora, il 24 giugno, con una solenne processione dal Duomo a S GIOVANNI in valle e con una pubblica grandiosa giostra che richiamava valenti cavalieri da tutta Italia.
Luca Peroni
Vice Presidente V.S.G.
Vice Presidente V.S.G.