Comunicati Rassegna Stampa

I Serenissimi a Longarone

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LONGARONE. Nel 150º anniversario dell’unità d’Italia, c’è chi festeggia il 13º anniversario della «liberazione di Piazza San Marco dall’occupazione dello stato italiano».  E’ il Veneto Serenissimo Governo, che ha commemorato ieri un momento simbolo della sua storia: l’assalto al campanile di San Marco effettuato tra l’8 e il 9 maggio 1997…

il Corriere delle Alpi — 10 maggio 2010   pagina 08   sezione: CRONACA

 

  LONGARONE. Nel 150º anniversario dell’unità d’Italia, c’è chi festeggia il 13º anniversario della «liberazione di Piazza San Marco dall’occupazione dello stato italiano».  E’ il Veneto Serenissimo Governo, che ha commemorato ieri un momento simbolo della sua storia: l’assalto al campanile di San Marco effettuato tra l’8 e il 9 maggio 1997 da un commando di “Serenissimi”.  Per ricordare l’evento, membri e sostenitori del Veneto Serenissimo Governo si sono dati appuntamento ieri nella loro capitale Longarone, per un’escursione al “libero territorio veneto” situato in un’area boscosa raggiungibile a piedi da Igne.  Un terreno «affrancato» di cui il governo ha la «gestione politica», come in altri «liberi territori» ad Asiago e nel veronese.  L’iniziativa, che ha visto la partecipazione di un piccolo gruppo oltre a Marco De Cesero, luogotenente per la zona, è «la continuazione di quanto accaduto a Venezia, ma soprattutto il segnale che la causa per l’indipendenza e l’autodeterminazione dei popoli continua», spiega Demetrio Serraglia, «ministro» degli affari esteri e responsabile del rifacimento del referendum del 1866.  E’ infatti in corso la raccolta firme per riproporre il referendum che vide l’annessione del Lombardo-Veneto al Regno d’Italia. «Se il referendum dovesse avere esito positivo, daremo subito la possibilità a Udine e a Mantova, ma anche alle comunità cimbre e ladine, di decidere se stare nella Veneta Serenissima Repubblica», aggiunge serio Luca Peroni, che nel 1997 era a Venezia, assieme ad altri esponenti presenti ieri a Longarone: il vicepresidente Andrea Viviani e Luigi Massimo Faccia, fondatore del movimento e presidente della Veneta Serenissima Repubblica.  L’autodeterminazione dei popoli è, assieme all’autogestione, uno dei principi su cui si basa il modello di stato moderno descritto da Peroni. E poi la libertà: libertà di aderire perché piace il modello di vita proposto, e libertà delle comunità di aderire alla confederazione, i cui confini non sono immutabili.  «Uno stato che non vuole riproporre l’Italia in piccolo e in cui la lingua, il sangue, la provenienza non sono discriminanti», continua Peroni, spiegando che si sta pensando a una lingua comune. Al momento, la lingua ufficiale per la burocrazia è l’italiano, ma è il dialetto ad essere considerato “la lingua”.  Se l’assalto al campanile, «azione spettacolare per sollevare la questione veneta a livello internazionale», è l’evento storico a cui il Governo si ispira, oggi c’è un nuovo programma, che mira davvero in alto, addirittura alle Nazioni Unite.  Dicono di aver stabilito rapporti con altri Paesi: dalle corrispondenze con Israele, ai contatti con Slovacchia ed Etiopia, all’interessamento di uno stato membro del consiglio di sicurezza dell’Onu. A chi li definisce dei “nostalgici”, Faccia risponde che la loro azione trova giustificazione nella storia. L’assalto del 1997 fu il “coronamento di anni di lavoro”, per impedire «il compimento di un etnocidio attraverso la cancellazione della storia, cultura e tradizioni della Veneta Serenissima Repubblica, di cui il Serenissimo Governo è erede».  Nel progetto politico del Veneto Serenissimo Governo, assicurano, si riconoscono molti giovani in Italia e all’estero, coinvolti attraverso una web-radio che propone storia e dibattiti politici ed evidenzia i principi del Governo, proiettato verso “un futuro in cui tutti gli stati siano indipendenti”.
Elisa Di Benedetto