Comunicati Ufficio Affari Esteri

Problemi legati alla situazione Ucraina.

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E’ del tutto evidente che la crisi ucraina è stata voluta dagli USA con tre obbiettivi:

Primo: mettere in difficoltà la Federazione Russa, nel loro tentativo di costruire un’area euro-asiatica di libero scambio. 

Secondo: costringere la UE ad intervenire per salvare l’economia ucraina dal collasso.

Terzo: costituire un avamposto in Ucraina per poter creare basi militari di contenimento e pressione nei confronti della Federazione Russa.

Questi sono gli obbiettivi che si sono dati gli USA rispetto al problema ucraino.

Stante la situazione attuale nessun governo o gruppo dirigente responsabile e accorto può pensare di salvare l’economia ucraina, la quale è già collassata, non avendo le capacità finanziarie neanche per indire le recenti elezioni presidenziali, tanto che ha dovuto ricorrere all’elemosina dei paesi occidentali; ha una riserva di carburanti per i mezzi militari valutata in 7/10 giorni. Quindi è evidente che Kiev non ha nessuna possibilità di resistere, ed essere un interlocutore credibile; il punto è che nessuno, sia gli USA, sia la Federazione Russa, sia i governi più accorti dell’ Europa intendono impegnarsi a risolvere problemi irrisolvibili. 

La crisi voluta dagli USA era ed è in funzione di poter acquisire basi per accerchiare la Federazione Russa, stante la crisi economica e la situazione interna degli USA, che per certi aspetti può dirsi simile a quella inglese dopo la seconda guerra mondiale.

Il problema per gli Stati Uniti è di non impegnarsi in guerre anche a bassa intensità, ma di avere basi strategiche per accerchiare la Federazione Russa prima e in seguito anche la Cina.

Per quanto riguarda la Federazione Russa il processo è già in atto: basi nei paesi baltici, in Polonia e il tentativo di dar vita in Ucraina a uno stato transcarpatico (Rutenia); resta scoperto il Mar Nero e qui entra in gioco il problema della Georgia e il tentativo pressante di farla entrare nella NATO. Per quanto riguarda il Mediterraneo, mare che per il momento è controllato dalle basi USA in territorio italiano. Adesso a fronte di una implosione dell’Italia esiste il problema di trovare un’alternativa e l’alternativa sarà la Sardegna: stessa strategia (Ucraina) creare e sfruttare il caos per avere una Sardegna "indipendente" a controllo statunitense. Il caos dovrebbe partire dal Veneto e dalla sua spinta indipendentista, per propagarsi nel resto della penisola.

Gli ambienti interessati a questa strategia hanno già investito e investono in questo progetto. Come si può capire il problema degli USA non è una riedizione del piano Marshall secondo dottrina Truman (quella era una fase di espansione).Questa di Obama è una riedizione rivista e corretta della dottrina Moore,( questa è una fase di contenimento e di sopravvivenza), infatti a Obama più che le grandi aggregazioni di stati che possono essere concorrenti, interessa una piccola entità territoriale poco costosa (paesi baltici, Rutenia, Sardegna, Georgia) con i quali l’accerchiamento della Federazione Russa è completato.

Per quanto riguarda la Cina la pressione sarà esercitata da piccole basi e utilizzo delle forze navali che saranno concentrate nel Pacifico, e potenziamento del ricatto economico, obbiettivo primario della pressione terrestre: impossessarsi della Corea del Nord. 

Secondo obbiettivo degli USA: costringere la UE a dissanguarsi per salvare economicamente l’Ucraina. Questo non rientra nelle capacità dell’Europa, in quanto non è stata in grado di salvare neanche la Grecia, quindi soltanto dei dissociati possono pensare di salvare l’Ucraina. In compenso a tutti sembrerà che la colpa della fine dell’Ucraina sia dell’Europa, che perderà in credibilità e non conterà più nulla. Attenzione nei prossimi mesi a dirigere l’Europa ci sarà Matteo Renzi e verrà accusato di essere lui il responsabile della non risoluzione della crisi.In tutti i casi, l’Europa imploderà.

Neanche la Federazione Russa è in grado di fare fronte al disastro ucraino e non ha nessun interesse a integrare un’economia senza sbocco, con il rischio di ritardare le riforme economiche della Federazione per investire i ricavi dei prodotti energetici in un gigantesco piano di ristrutturazione industriale e gestionale per i prossimi 30/50 anni.

La crisi che ha investito l’Europa può avere una risoluzione se si riesce a smantellare gli stati centralisti e dirigisti, e costruire nuove entità legate alla cultura, storia e tradizioni della loro terra. 

                            Vicepresidente Veneto Serenissimo Governo
    

                                              Valerio Serraglia   

Bassano del Grappa