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MARCO D’AVIANO: eroe della Serenissima

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Breve storia dell’età giovanile di Marco d’Aviano. Poi diverrà uno dei più grandi difensori dell’Europa dall’avanzata dell’islam.

Oggi è annoverato tra i più grandi eroi della Serenissima, ed è patrono e protettore del Veneto Serenissimo Governo.

Marco d’Aviano,  nacque ad Aviano (Udine) il 17 novembre 1631 ed ebbe, al Battesimo, il nome di Carlo Domenico. II ragazzo un giorno, al rientro degli allievi da una passeggiata, mancò all’appello: era fuggito per andare a convertire i Turchi. Dopo due giorni di cammino batté spossato alla porta dei Cappuccini di Capodistria. Il 21 novembre 1648, egli vestì l’abito nel noviziato di Conegliano, mutando il nome di Battesimo in quello di Marco. Ricevuta l’ordinazione sacerdotale il 18 settembre 1655, cominciò subito, non senza qualche timore, l’apostolato della parola.
Si recò a Linz, dove era atteso dall’imperatore ed iniziò così quel rapporto tra Marco e Leopoldo I. L’imperatore trovò nel cappuccino il proprio confidente e consigliere. Le vicende prepararono Marco al grande compito che caratterizza il secondo periodo della sua vita, la lotta contro i Turchi. Questi nella loro avanzata si erano spinti fin sotto Vienna. Marco si portò al campo imperiale, vinse le riluttanze, appianò le divergenze, animò i soldati con l’incrollabile richiamo all’aiuto divino, e Vienna fu liberata (1683).
    Con la forza della volontà e con il prestigio riuscì a vedere la sconfitta definitiva dell’Islam in Europa con le battaglie di Budapest (1684-1686), Neuhäusel (1685), Mohacz (1687) e Belgrado (1688), fino alla pace di Karlowitz (1689). Nel 1684 era riuscito a far entrare nella Lega Santa anche Venezia.
 Nel 1699 si sobbarcò ad un ultimo viaggio a Vienna: «Non ne, posso più – disse – ma il Papa comanda». Era affetto da un tumore che lo consumava. Il 25 luglio si mise a letto ed il 13 agosto morì, assistito dall’imperatore, il quale in ginocchio pregò fino alla morte  di Marco. Dopo solenni funerali, il suo corpo trovò riposo definitivo (1703 ) nella cripta dei Cappuccini di Vienna, accanto alle tombe imperiali.

 

La guerra di Candia: un episodio che segnò la vita di Marco d’Aviano
Ancora una volta erano i turchi che venivano ad agitare la sua mente di ragazzo. L’intrepida Repubblica di Venezia stava difendendo, dall’estate del 1645, l’ultimo suo grande possedimento nei mari di levante: l’isola di Creta. Ed era una lotta titanica, contro un vero gigante: lotta combattuta senza esclusione di colpi, per terra e per mare. I veneziani si erano sforzati, fin da principio, di dare a quel conflitto un carattere di crociata per impegnare anche le altre grandi potenze europee in suo aiuto. Ma queste, tuttora sconvolte dalla guerra dei trent’anni, non poterono o non vollero assecondarla nel suo tentativo.
L’assecondarono invece le popolazioni cristiane, specialmente quelle che, come il Friuli, si trovavano più esposte a eventuali assalti della mezzaluna. Seguivano con trepidazione le alterne vicende della guerra, ascoltando con commozione le gesta dei soldati veneti, come quella del capitano Biagio Zuliani, il quale, vedendo di non poter più difendere un isolotto presso il porto di Canea, piuttosto di arrendersi preferì dar fuoco alle polveri e far saltare in aria la fortezza, rimanendo sepolto con i suoi ottanta commilitoni, ma seppellendo insieme sotto le macerie mezzo migliaio di nemici. Non era infrequente il caso di uomini che, animati da fervore religioso, si arruolavano sotto le insegne di San Marco. E non mancavano perfino dei ragazzi che fuggivano di casa per recarsi in levante. Se quelle vicende commovevano tanti animi, si comprende come trovassero un’eco pronta e profonda anche nell’animo del giovane Carlo. A poco a poco, anzi, quell’eco si trasformò per lui in un richiamo sempre più forte e imperioso, in un’idea sempre più ossessiva e irresistibile, fino a divenire, nella sua convinzione, la voce stessa di Dio: partire per l’oriente, combattere con gli ardimentosi Veneti, versare il sangue per la fede.
Un giorno, in collegio, Carlo Cristofori fu cercato invano: era scomparso. Affascinato dal suo sogno, aveva eluso ogni sorveglianza ed era fuggito per l’oriente. E ora, in cammino verso la meta, si sentiva già un piccolo crociato, votato alla lotta e al martirio. La gioia che gli cantava in cuore, lo disponeva più che mai alla generosità, e regalò al primo povero anche gli ultimi spiccioli che gli rimanevano in tasca. Peccato soltanto che l’oriente non si trovasse dietro la prima curva della strada o oltre la gobba del primo colle. Giunto a Capodistria, dove sperava d’imbarcarsi su una nave della Repubblica, si trovò al verde di tutto, e andò a bussare alla porta dei cappuccini: quelli almeno li conosceva e un pezzo di pane gliel’avrebbero dato. Fu più fortunato di quanto osasse sperare. Il superiore del convento era un vecchio amico di famiglia; e, da vero amico, lo accolse cordialmente, gli rimise a tacere lo stomaco, e soprattutto gli diede un saggio consiglio: di tornare a casa. Voleva andare in oriente? E perché, allora, non farsi cappuccino? Anche i cappuccini, laggiù, stavano combattendo una loro eroica battaglia spirituale a fianco dei soldati cristiani. E sapevano morire, a decine, vittime della carità e della scimitarra turca. Dovette essere, per Carlo, un’idea illuminante, e dovette apparirgli molto più realistica dei suoi fantastici sogni di adolescente. Solo che per attuarla gli era necessario un po’ di pazienza. Tornò a casa, forse accompagnato dallo stesso padre superiore; e dopo esser rimasto circa due anni in famiglia, nel 1648 diede un addio a tutto ed entrò fra i cappuccini. Aveva diciassette anni.

 

Il 27 di Aprile 2003  viene beatificato Marco d’Aviano, fulgido eroe della Serenissima che si batté con tutto se stesso per contrastare l’invasione islamica d’Europa.
Il Veneto Serenissimo Governo invita tutti i Popoli che si rifanno ai veri valori cristiani a partecipare a questo grande momento di unità, e di riscoperta d’identità europea.

 

Demetrio Serraglia
Componente del Veneto Serenissimo Governo