Comunicati Vento del Leone

Le Fallacie Ufficiali

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Dalla pax romana alla spuria "pace italiana"

Possiamo elencare parecchie varietà di tirannia: le dittature antiche, medievali e moderne, i dispotismi aperti e dissimulati, le innumerevoli autocrazie, oligarchie e plutocrazie, che durante il lungo percorso della storia hanno devastato la società umana. I tipi più comuni della tirannia sono due: quello spudorato e brutale, senza pretesti o persuasione artificiosa. Il secondo tipo di dispotismo, fondato a volte attraverso l’occupazione militare ma più spesso per l’imposizione economica-culturale, è più sottile del primo: ben intenzionato in apparenza ma totalmente ipocrita; persuasivo ed esperto nell’effettuare la cinica acculturazione, il lavaggio del cervello che non di rado convince gli oppressi a credere sinceramente che il sistema oppressivo lavora per il bene comune.
La storia della penisola italica dimostra lo sforzo costante del potere di creare una vasta zona d’influenza di tendenza sempre più imperialista. Gli antichi romani hanno convertito migliaia di vicini in sudditi, strappandogli senza scrupoli terre, beni, donne, e perfino l’identità culturale/etnica, attraverso l’imposizione della cultura romana. L’espansione romana, nell’epoca imperiale, si è estesa dalle coste atlantiche fino all’Asia centrale: tutto quel territorio obbligato ad osservare la stessa legge romana. Ma quel sistema apparentemente omogeneo non ha portato la pace, solo la sottomissione ritrosa e, in molte zone, il conformismo. Quando i Cesari non hanno potuto conquistare con le armi, hanno studiato una politica "soft", offrendo ai popoli limitrofi una "amichevole federazione" o "associazione" con Roma. Anche questa scaltra tattica è quasi sempre risultata nell’acculturazione penetrante o nell’assorbimento sociopolitico del popolo federato.
Quella era la sorte riservata per tutti i gruppi etnici della penisola italica, tranne uno: la NAZIONE VENETA. I Paleoveneti, possessori di una brillante e originale civilizzazione, già plurimillenaria quando Enea guidava i primi Latini, dovuta alla fierezza e incorruttibilità morale della loro gente potevano resistere a tutti gli sforzi dei Romani di conquistare, assimilare o annettere il territorio Veneto. Gli statisti romani, conoscendo bene l’amore dei Paleoveneti nel tempo di pace e la loro intrepidezza nel tempo di guerra, invece di intraprendere azioni belliche hanno preferito firmare con loro un patto di amicizia, cooperazione e mutua difesa. Ma l’inabilità di conquistare quel popolo indomabile ha gravemente ferito l’orgoglio marziale dei romani. Benché lo status dei Paleoveneti riguardo all ‘impero, era quello di alleato, i romani per non cadere nel ridicolo hanno confezionato il famoso mito della "Decima regio Venetia et Histria", un territorio "ufficialmente" incluso dentro i confini dell’impero romano. Ma le fonti storiche imparziali, più l’evidenza archeologica, ci dimostrano che quell’eterea X regio non è mai esistita. Durante tutto il periodo imperiale, i Paleoveneti hanno continuato a promulgare la propria legislazione, a erigere la proprie pietre miliari, a fare affari commerciali e convegni con i barbari, in aggiunta ad effettuare missioni di pace e tenere a bada i potenziali nemici transalpini. I nostri antenati Veneti hanno conservato la loro toponomastica, i loro tipici nomi e cognomi, la loro venerabile religione. C’era, si, una certa "verniciatura", alquanto superficiale, di romanizzazione nel territorio Veneto… specialmente nell’iconografia artistica… ma il fondo della cultura è rimasta autenticamente Veneto.
Certi "studiosi" moderni si sforzano di "provare" al pubblico che la vasta maggioranza dei toponimi Veneti attuali deriva dall’antico latino. Anche questa è una fallacia capricciosa, creata per glorificare la presunta romanità del Veneto.
Considerando che la lingua Venetica, come il latino, è sorta dalla madre-stirpe Indoeuropea, la similitudine di questi due idiomi non deve sorprenderci. Ma dobbiamo ricordare che il Venetico antidata la lingua latina di parecchi secoli. In questo caso, e ricordando anche che Plinio enumera una tribù dei VENETULANI "fra i Popoli Laziali", possiamo anche immaginare che forse i Romani hanno preso in prestito terminologia e toponimi dei Paleoveneti, non viceversa.
Altri miti, manipolati per scopi propagandistici, sono quello del "buon troiano" Antenore e del "buon romano" Trasea Peto. Il fatto è che tutti e due erano Veneti… buonissimi genuini Veneti… ma questa è una realtà troppo scomoda per gli storiografi e politici del sistema italiano, che devono, ad ogni costo, cancellare ogni traccia della splendida civiltà Veneta perché, secondo loro, non esiste né mai è esistita una Nazione Veneta con storia cultura e identità propria. Secondo gli "studiosi" che si sono venduti allo stato invasore, Antenore… se non era un personaggio inventato, di favola… era soltanto un oscuro parente del Re Troiano Priamo. Dopo la guerra di Troia, sarebbe scappato dalle rovine di Ilium con un amorfa massa di profughi Troiani, Veneti e Anatolici; forse fondò un insediamento chiamato Padua, nell’Illiria! Che diversa dalla verità è questa versione! L’Antenore storico era Veneto, il rispettatissimo consigliere e guida morale del suo Popolo: supremo portavoce della pace, marito  e collaboratore della sacerdotessa di Reitia a Troia, fondatore di una nuova e gloriosa Patria ad Este, Padova, Altino, persino sulla laguna. Per quanto riguarda Trasea Peto, quest’ammirevole statista e filosofo, lungi dall’essere un rampollo di Romolo e Remo, era della più illustre stirpe Paleoveneta: un fermo difensore dei caratteristici valori Veneti come la libertà, la giustizia, la pace attraverso la tolleranza. Alleato di Roma, si sedeva con solenne dignità nel Senato ma non è mai stato un suddito servile, mansuetamente fedele al potere Romano! Infatti, Trasea Peto lottò tutta la vita, con molto coraggio e integrità di spirito, contro la cinica tirannia Imperiale. E’ stato lui, Trasea, il principale protagonista nel complotto che ha frustrato i progetti megalomani di Nerone, in particolare, il sinistro piano del demente imperatore di sopprimere la libertà politiche, sociali e religiose della Nazione Veneta. Trasea Peto, degnissimo di lode, ha sofferto il martirio: è martire ed eroe, ma per la causa Veneta, non quella di Roma.
 
Gli stessi sostenitori "dell’unita d’italia" che ci negano ogni briciolo di originalità, che rifiutano l’idea della grandezza preistorica dei nostri avi, scartano anche una delle date più importanti del nostro Calendario Patrio: la Fondazione di Venezia (25 marzo 421d. C.). Quegli ultra scettici, con una tipica mancanza di logica e di intelligenza, basano la loro incredulità sul fatto che certi manoscritti del basso medioevo esprimono dubbi sulla veridicità di quella data. Ciò nonostante, tutti i documenti Veneti anteriori al basso medioevo affermano la fondazione della Repubblica Veneta Lagunare precisamente il 25 marzo 421 d.C. Per quale strana ragione gli "studiosi" moderni hanno tanta fede nei manoscritti compilati molti secoli dopo il fatto, ma respingono come invenzione la preziosa evidenza storiografica che risale ad un epoca immediatamente successiva alla Fondazione?
Similmente, gli scettici ufficiali negano categoricamente o si beffano dei seguenti dati:
a)Il viaggio dell’Evangelista Marco nel territorio Veneto. Gli studiosi diffidenti ammettono che verosimilmente San Tommaso ha predicato in India, San Brendano ha scoperto le regioni Artiche e il continente americano; ma non accettano l
‘idea "osata" che San Marco abbia visitato le nostre coste.
b)La dichiarazione divina "PAX TIBI MARCE EVANGELISTA MEUS", ma i Romanisti accettano ben volentieri l’autenticità del messaggio a Costantino sul ponte Milvio.
c)L’acquisto legale delle reliquie di San Marco. I maliziosi convertono quest’episodio nel furto delle spoglie mortali del santo, perpetrato da due mercanti Veneziani senza scrupoli.
d)Il ritrovamento delle reliquie Marciane presuntivamente perse durante l’incendio del 976 d.C.
e)L’ininterrotta indipendenza Veneta, fino al 1797. Quasi tutti gli "storici" italiani insistono che i Veneti erano prima sudditi di Roma, poi di Bisanzio: benché esista abbondante evidenza per smentire questa soggezione.
f)L’esistenza del primo doge, Paolicio/Paoluccio Anafesto. Più di uno "studioso" lo ha identificato con l’Esarca Bizantino di Ravenna, benché nome e cognome sembrano d’origine greca (Pavliskos Anàfestos), questo magnifico personaggio, sia Veneto o Elleno, era sempre un sincero paladino del nostro Popolo; con straordinaria energia e lungimiranza, ha costruito i fondamenti del futuro splendore di Venezia.
g)L’abolizione della schiavitù. La Libera Federazione dei Popoli Lagunari, nucleo storico della Veneta Serenissima Repubblica, è il primo stato al mondo che ha UFFICIALMENTE ABOLITO LA SCHIAVITU’ (proclamazione del Doge Orso Ipato, ottavo secolo d.C.)
h)La dedizione spontanea dei comuni e dei territori esteri. Uno dei miti più sfacciati confezionati dai nemici di Venezia è quello del "progetto Imperiale" della V.S.R. Al contrario: la Serenissima da sempre deplorò e condanno qualsiasi tipo di aggressione coloniale, cinico espansionismo e invasione. Tanto profondo era l’universale prestigio della nostra repubblica, dovuto alla sua costante difesa della giustizia e autodeterminazione in tutto il mondo, che, le città di terraferma e dell’estero hanno richiesto l’incorporazione nel Dominio Veneto. E’ interessante osservare che il vocabolo DOMINIO in questo senso, deriva non da DOMINUS, signore, ma da DOMUS, casa. Così, le genti che si sono date alla Serenissima (DEDIZIONE= DEVOZIONE) diventano "amici di casa", godendo di tutti i privilegi della cittadinanza Veneta.
i)Il nostro idioma tradizionale è una lingua vera e propria, non un dialetto. La lingua Veneta ha avuto un evoluzione parallela a quella dell’italiano, con forte sopravvivenza degli elementi Venetici.
j)Un altro colossale, imperdonabile mito ufficiale è quello della "quasi unanime decisione" dei Veneti di unire il nostro territorio al regno Sabaudo d’italia nel 1866. Questo cosiddetto "referendum", una truffa sprezzante, un’insopportabile burla della volontà popolare, effettuato praticamente con la pistola puntata sui Veneti. Il Veneto Serenissimo Governo, dalla sua fondazione, ha sempre insistito sull’urgenza di rifare il referendum del 1866, con legalità e serietà, per determinare la VERA VOLONTA’ POLITICA DEI VENETI: se vogliamo considerarci cittadini della "repubblica" italiana o, invece, affermare il nostro diritto inalienabile all’INDIPENDENZA, al pieno godimento delle MILLENARIE TRADIZIONI E NORME GIURIDICHE VENETE.
Anche questo brevissimo elenco dei falsi miti, diffamazioni e abusi contro la nostra identità Veneta, ci dimostra la forza e persistenza dell’oppressione ufficiale attraverso i secoli. Il nostro Veneto, purtroppo, da più di due secoli è classificato erroneamente come parte di un’invenzione politica-amministrativa chiamata "italia". Ma noi siamo convinti che, dentro il cuore e dentro la coscienza di ogni Veneto di buona volontà, arde il riconoscimento delle nostre vere radici: un’origine che risale all’alba della civiltà Europea. Siamo Veneti, di una stirpe valorosa e fiera.
PER UNA RINNOVATA COSCIENZA MARCIANA!
VIVA IL VENETO SERENISSIMO GOVERNO!
Maria Fasolo