Comunicati Vento del Leone

"Lenin – Gramsci – D’Alema"

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il governo di centrosinistra di Prodi


Le elezioni si sono svolte, il risultato è più o meno quello che ha permesso la formazione del Governo Prodi.
Cosa ci si può aspettare nei prossimi anni? (Chiariamo subito che questa maggioranza, salvo eventi esterni, rimarrà alla guida dell’Italia per i prossimi 5 anni: la sua coesione è la debolezza numerica). Per comprendere e contrastare la strategia dell’occupazione del potere da parte dei DS (ex PCI), bisogna capire ed analizzare le radici storiche di questo partito: l’errore di Silvio Berlusconi è quello di accusare i DS di comunismo in maniera generica e truculenta, senza specificare quale sia la linea di marcia di costoro; la strada indicata da Marx ed Engels, non è quella di Kautsky, Plekanov, Lenin, Trotsky, Stalin, Gramsci, Ho Chi Min, Castro, Pol Pot, ecc. La stessa affermazione “marxismo-leninismo” è impropria, senza addentrarci nell’analisi di tutte le varianti del comunismo, mi concentrerò sulle diversità più eclatanti tra il leninismo ed il “gramscismo”.
Il principio del leninismo consisteva nella presa del potere attraverso una spallata rivoluzionaria e violenta; una volta raggiunto l’obbiettivo instaurare la dittatura del “proletariato” e attraverso il terrore rosso imporre le direttive del partito bolscevico sulla società. I risultati di questa strategia sono davanti agli occhi di tutti (caduta della cortina di ferro, polverizzazione del Patto di Varsavia e del Comecon). La strategia gramsciana è sostanzialmente diversa: essa si trova esplicitata nei suoi scritti e in  particolare nei “Quaderni dal carcere”; Gramsci vi indicava la necessità di conquistare le casematte del nemico o avversario, e da queste imporre l’egemonia del partito attraverso la penetrazione culturale e l’impossessarsi di tutte le leve per il controllo delle masse, anche attraverso pressioni e ricatti.
Tutto questo deve avvenire non attraverso una forzatura rivoluzionaria e violenta (anzi questo sarebbe negativo), ma bensì attraverso un percorso proiettato nel tempo, secondo la teoria togliattiana della “democrazia progressiva”: tale teoria è stata sintetizzata nella svolta di Salerno del 1944, quando il PCI ha formalmente abbandonato la dittatura del proletariato; non seguendo l’esempio dei comunisti greci del comandante Marcos. Potrei dilungarmi in un fiume d’inchiostro per descrivere questa strategia; citerò solo alcuni esempi: nel 1945-48 l’acquisizione da parte del PCI di 2 posti chiave: Ministro di Grazia e Giustizia da parte di Palmiro Togliatti (la giustizia è uno strumento chiave per la strategia gramsciana, in quanto può controllare parti importanti e decisive della società), e della Presidenza dell’Assemblea Costituente da parte di Umberto Terracini.
Cito 3 episodi emblematici:
1-      Palmiro Togliatti promulga l’amnistia per i reati commessi durante il regime fascista predisponendo il passaggio al PCI di quei personaggi legati alla cultura provenienti dall’idealismo fascista e non solo;
2-      Utilizzo di “mani pulite” per eliminare i loro avversari e addomesticare potenziali alleati;
3-      L’attuale scandalo del calcio; questo passaggio è importante, in quanto permetterà ai DS di entrare in funzione di comando in un settore che non è mai stato loro. Il CONI è dai tempi di Onesti terreno di competenza democristiana. Ora bisogna chiedersi: se tutto era chiaro da mesi, come mai si è inteso rendere noto il marcio dopo le elezioni politiche del 2006, e non nel 2005? Semplice: se questo avveniva nel 2005 il commissario della FGCI sarebbe stato nominato dall’allora governo di centro-destra, e non dall’attuale governo di centro-sinistra. E abbiamo visto che dopo la risibile proposta di Letta, hanno nominato a commissario Guido Rossi, da sempre uomo contiguo al PCI-DS. Il prossimo a saltare sarà il Presidente del CONI Petrucci, se non saprà adeguarsi ai nuovi equilibri.
L’altro posto chiave, sopraccitato, fu la presidenza dell’Assemblea Costituente, che è servita per emanare la carta costituente: vaga, fumosa ed inconcludente. L’unica cosa chiare è stata la “blindatura” riguardante le forze che avevano diritto di cittadinanza politica: il CLN. Non possiamo dimenticare che la carta costituzionale non è stata sottoposta ad un voto popolare: questo è un fatto positivo per le forze indipendentiste, in quanto esse possono, con legittimità, rivendicare i loro diritti nazionali.
Si può affermare con sufficiente certezza che la strategia di Lenin sta alla strategia di Gramsci così come l’assalto al palazzo d’inverno, la dittatura del proletariato e il terrore rosso stanno alle casematte, all’egemonismo e alla democrazia progressiva di Gramsci.
Mi rendo conto che a chi non conosce gli scritti di Gramsci, la storia del PCI, e non ha frequentato le scuole di partito (Frattocchie,…), e non ha conosciuto le direttive confidenziali e interne del PCI, verso la fine degli anni 60-70, che chiedevano di entrare in magistratura e nella Pubblica Sicurezza, queste considerazioni sembrano fantapolitica, ma ad una loro analisi più attenta esse trovano un loro riscontro.
Quali conclusioni? Necessita costruire un fronte ampio, con tutte le forze politiche, sociali, economiche, culturali, sportive per opporsi su tutti i terreni a questo egemonismo che risulterebbe soffocante se riuscisse ad imporsi. Qualsiasi visione snobistica, parolaia, idealistica, sarà pagata a caro prezzo. Speriamo che il Veneto Serenissimo Governo sia in grado di essere il volano, anche se minoritario, di questo progetto per la costruzione di un fronte ampio per la difesa della libertà e del libero arbitrio dei nostri Popoli.

Venezia, 24 maggio ’06

 

Germano Battilana